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9.7) Caso 414
Riduzione della paura della violenza ed evoluzione della libido; un caso clinico, incredibile ma vero
· Premessa
Questo è il caso di una paziente diciannovenne con scolarità elementare, di professione operaia che si rivolse al nostro Studio, quasi costretta dai propri familiari, in quanto aveva, verso di loro, frequentissime crisi di violenta aggressività non solo verbale.
Facciamo raccontare, alla paziente stessa, il proprio iter di terapia attraverso tre dei suoi vissuti.
Al primo colloquio disse che soffriva di una insopprimibile bulimia; era notevolmente obesa. Aveva inoltre una inspiegabile repulsione verso tutto ciò che richiamava il sesso; non poteva baciare il proprio ragazzo perché subentravano forti conati di vomito.
Intraprese Psicoterapia Autogena, frequentando un corso di Training Autogeno Somatico in nove incontri (I° Stadio del nostro iter terapeutico). Dopo due mesi di allenamento venne ad un retest di routine; ai test presentava meno ansia e meno depressione, erano lievemente migliorate nelle relazioni familiari; era però spaventata perché, per la prima volta in vita sua, si era masturbata; questo era invece il primo segno di evoluzione della sua sessualità.
Dopo un anno intraprese il II° Stadio del nostro iter effettuando una trentina di sedute individuali di cui venticinque di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (-T.I.A.A.- sigla propria del nostro Studio) delle quali riportiamo la seconda e parte della quinta (tali sedute sono registrate e trascritte integralmente dalla paziente come prassi ).
Continuò l'Iter con il III° Stadio ( T.A.S. - Training Autogeno Superiore a orientamento Analitico di Schultz / Wallnöfer) che consta in quindici incontri di gruppo a frequenza quindicinale. (In tale Stadio i pazienti fanno le sedute immaginative a domicilio - 3 / 6, ogni 15 giorni - ); di una cinquantina di questi vissuti ne riportiamo uno, che sintetizza ciò che si realizzerà dopo qualche tempo, verso la fine del corso di T.A.S.;
Infatti la paziente non ebbe più crisi di aggressività, ebbe un notevole calo ponderale fino alla normalità e migliorò la capacità di relazione fino a poter intraprendere una soddisfacente vita di coppia e si sposò.
La paziente non aveva mai sentito parlare né di S.Freud né di M. Klein, né delle loro teorie ma, svolgendo un lavoro profondo, attraverso i propri vissuti, ci fa toccare con mano alcuni processi descritti da questi e da altri autori.
I tre brani sono tratti da un nostro libro[i], che ne contiene 152 di 42 pazienti. Tali vissuti si verificano in uno stato di coscienza, Stato Autogeno, in cui quattro facce di una stessa realtà, e cioè: conscio, inconscio, emisfero destro, emisfero sinistro, operano contemporaneamente per integrarsi in un complesso e dinamico lavoro.
I pazienti si allenano a non farsi suggestionare o autosuggestionarsi, per poter lasciare emergere, e accettare profondamente, ciò che si genera autonomamente in loro stessi, cioè ciò che è autogeno,permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconscie o sub-conscie, di emergere in perfetto stato di coscienza.
La tecnica, con la quale i pazienti si sono addestrati, per entrare e permanere in Stato Autogeno, è descritta in alcuni nostri articoli [ii],[iii],[iv],[v],[vi] e più dettagliatamente e organicamente nel libro "Il Training Autogeno in Quattro Stadi; l'incontro con se stessi" [vii]. In tale libro viene anche abbozzato un nostro modello metapsicologico e di lettura dei vissuti profondi registrati durante lo Stato Autogeno e la descrizione dello stato di coscienza in cui si realizzano (pag. 19, 70, 74, 83, 98).
Nella sintomatologia della bulimia, ma anche della anoressia - problematica speculare della prima e con lo stesso nucleo di genesi - si celano, si camuffano le spinte aggressive distruttive dell'individuo.
Osserviamo come, nella paziente in esame, tali spinte emergono senza nascondersi e chiariscano la loro stessa origine.
· Così lei descrive l'uomo come "condensazione di violenza".
T.I.A.A. N°2 (prima parte).
-Il maschio distruttore padrone del mondo-
"Vedo una Tigre al guinzaglio di un uomo. La tigre vorrebbe assalire degli uomini sul carro. E' l'uomo che tiene al guinzaglio la tigre. Vuole che questa spaventi gli uomini sul carro, ma non vuole che li ferisca: per questo la tiene al guinzaglio. Il carro va via. Il carro è trainato da due cavalli bellissimi con il pelo lucido, lucido. Sono scuri e hanno la criniera bionda, chiarissima. Non vedo più né l'uomo né la tigre. Il carro si è trasformato in una piccola carrozza. I cavalli ora arrivano in un villaggio del Far-West. Vedo confusione... niente di particolare. Vedo un uomo che riempie un secchio d'acqua per abbeverare il suo cavallo. Il cavallo si trasforma in un bisonte e l'uomo, accortosi di questo, anzichè abbeverarlo, gli lancia addosso l'acqua del secchio e quindi se ne va. Il bisonte si infuria e corre per il paese. Trova l'uomo che gli ha lanciato contro l'acqua e cerca di incornarlo, però la larghezza delle corna è troppo ampia, rispetto alla larghezza dell'uomo; così l'animale si incastra in una casa con le corna e l'uomo riesce a fuggire e l'animale rimane lì. L'uomo è felice. E' un uomo sicuro di sè, e crede molto in se stesso. Ora l'uomo monta in groppa a un cavallo selvaggio e cerca di rimanere montato e quindi si aggrappa al cavallo che cerca in tutti i modi di disarcionarlo. Ma il cavallo non riesce nel suo intento perchè l'uomo è troppo aggrappato, è troppo forte e sicuro. Il cavallo ad un certo punto si stanca di saltare, di ribellarsi e quindi si calma; ora sta mangiando l'erba per terra mentre l'uomo lo cavalca. L'uomo è fiero di questo.
Il bisonte, che prima aveva le corna incastrate, è riuscito a liberarsi e corre nuovamente verso l'uomo che l'ha indispettito. Tenta in tutti i modi di colpire l'uomo con le corna, ma non vi riesce. Ora l'uomo ha paura. Egli sta appoggiato ad un albero ed il bisonte tenta in tutti i modi di incornarlo, ma non ci riesce. L'uomo ha paura... Arriva qualcuno e con una pistola uccide il bisonte; l'uomo ora è felice e sicuro di sè, come prima monta nuovamente il suo cavallo domato.
Adesso vedo un branco di lupi, con dei denti grandissimi e bianchi; stanno sotto ad un albero. L'albero è sull'orlo di un precipizio; è l'unico albero della zona.
L'albero è appoggiato per un solo lato alla terra, Dall'altra parte c'è una grande voragine. Sopra questo albero c'è un bambino piccolo che succhia il biberon. I lupi mostrano i denti e ringhiano. Tentano, saltando, di raggiungere il bambino. Intorno è tutto buio, non c'è nessuno che possa aiutare il bambino, ma lui non ha paura perchè non si rende conto del pericolo; è felice, allegro e succhia il biberon. Guarda quasi con curiosità i lupi che stanno sotto. L'albero su cui sta il bambino non ha foglie: solo pochi rami secchi, sembra un albero morto.
Adesso il bambino è sceso dall'albero e quando i lupi vanno verso di lui indica loro qualcosa in alto... non so cosa. I lupi guardano e spariscono. Ma, quando sono spariti i lupi, il bambino assume le sembianze di un lupo: ha i denti lunghi, bianchi e ringhia: è diventato bruttissimo, mostruoso. E va via da quel brutto posto. Sale su una collina di alberi spogli, simili a quello dove lui stava prima... da solo... tutto intorno è buio.
Cade in un precipizio e rotola giù. Quando arriva sul fondo non è più un bambino, ma un uomo anziano, con i capelli bianchi, vestito bene, con il bastone. Si alza disinvolto, come niente fosse successo ed incomincia a camminare sul sentiero. Ma anche il nonno ha i denti come i lupi, il sorriso cattivo; continua per il sentiero ed ogni tanto si volta e mostra i denti. Quando non sorride, sembra un uomo normale; ma quando sorride ha uno sguardo cattivo ed i suoi denti fanno paura. Anche questo uomo cade giu per un precipizio profondo, profondo, profondissimo. Non arriva mai a toccare il fondo. Adesso non lo vedo più.
Ora vedo degli uomini che hanno in mano un piccone e zappano la terra. Sono in tanti in un bosco e vogliono zappare con questo piccone. Sono intenti nel loro lavoro; non si guardano l'un l'altro. Stanno vicini, ma è come se per ognuno non esistessero gli altri. Adesso è arrivato un uomo che con un fucile li ha uccisi tutti e se ne va, lasciando vivo solo l'asino. L'asino è dispiaciuto della morte degli uomini; non sa cosa fare; se ne resta là, guarda, si siede. Gli uomini morti si alzano, come avessero dormito; prendono in mano il piccone e se ne vanno, lasciando l'asino da solo, seduto, che, triste, pensa siano ancora morti. L'asino piange; si guarda intorno, non vede nessuno e continua a piangere e credo che pianga perchè vorrebbe essere un cavallo; sta, infatti, pensando ad un cavallo che corre. Pensa che un cavallo non verrebbe abbandonato: un cavallo è utile; un cavallo è bello!
L'asino guarda in alto e adesso non c'è più...
Vedo una tigre che viene mangiata da un coccodrillo. Dopo, il coccodrillo va in acqua e lotta con un altro coccodrillo. Muore, ed il coccodrillo rimasto si trasforma in dinosauro che cammina, padrone del mondo, distruggendo tutto quello che lascia alle spalle".
Nel colloquio successivo alla seduta l'autrice dichiarava: " mi sento di parteggiare per il bisonte e il cavallo, che percepisco come qualcosa di naturale e di buono...Ho vissuto la figura maschile come gratuitamente prepotente e violenta, sfortunatamente e fatalmente vincente....".
Nell'episodio dei lupi racconta come per lei gli uomini sono tutti aggressivi e cattivi, anche se da bambini o da vecchi possono sembrare normali, buoni.
Il maschio è il dinosauro distruttore che diventa padrone del mondo.
T.I.A.A. N°2 (seconda parte).
Scrisse Sigmund Freud [viii];
"....La nostra attenzione viene attratta inizialmente dagli effetti di certi influssi che non riguardano tutti i bambini, pur trattandosi di fenomeni piuttosto frequenti, come l'abuso sessuale di bambini da parte di persone adulte.... e -abbastanza inaspettatamente- lo sconvolgimento in essi suscitato per essere stati partecipi (come testimoni oculari o auditivi) di rapporti sessuali fra adulti....".
"Adesso mi vedo mentro mi guardo allo specchio e qualcuno dietro di me mi spinge contro lo specchio e con i vetri rotti mi taglio il viso. Ho sangue dappertutto. La persona che ha fatto questo è mio papà. Io sto ferma e c'è una donna che mi leva i vetri che ho sul viso. E' mia mamma. Io non dico niente e nemmeno lei parla: è preoccupata. Il papà è serio, da parte, ed ogni tanto dà un'occhiata verso di noi. Sento di odiare mio papa, ma non faccio niente. Non riesco a giustificare la sua azione. La mamma rivolge a me tutte le sue attenzioni: non pensa in alcun mdo al papà. Ora mi vedo piccola, con i capelli lunghi, che mi guardo allo specchio. Dallo specchio vedo mia mamma e mio papà che stanno facendo l'amore. Mi giro e guardo. Adesso si è aperta una voragine nella camera. Il letto si è diviso a metà: mia mamma è su una metà, mio papà è caduto nella voragine. Io sto ferma a guardare.
Torno a guardarmi allo specchio e vedo mia mamma che piange di dolore. La mamma guarda la metà del letto dove prima stava il papà e dove adesso non c'è nessuno; continua a piangere... si asciuga le lacrime. Io continuo a guardarla, riflessa nello specchio; poi mi giro verso di lei e vado verso il letto... salgo e vado verso di lei e la stringo forte. Lei continua a piangere, disperata. Io cerco di attirare su di me la sua attenzione, le carezzo le guance; ma lei continua a piangere. Dopo si calma un po' e si asciuga le lacrime; va a guardarsi allo specchio, si trucca. Arriva il papà e va verso di lei; la prende per le braccia e la solleva. Lei ha paura. Lei non vuole essere sollevata, ma lui la prende con forza e la porta di nuovo sul letto per fare l'amore, mentre io sono sulla sponda del letto e sono triste. Mi metto in un angolo a piangere; anzi, sul mio letto. Il papà se ne va di nuovo. La mamma si alza distrutta. Ha la pancia grossa, come se fosse incinta. E' triste, perchè sta tanto male. Non si regge neppure in piedi; si tiene sulla sponda del letto per riuscire a camminare; cade e si rialza ed esce.
Io la seguo, ma, prima che io riesca a raggiungerla, l'hanno portata via. Mia nonna l'ha presa per mano e l'ha accompagnata in macchina e mio papà l'ha portata via.
Io piango sulla porta; corro verso la macchina, che però è troppo lontana; la nonna mi prende e mi porta dentro.
Io seguito a piangere... mi asciugo gli occhi... Mio papà è tornato a casa senza la mamma ed io continuo a piangere. Vado ad accarezzare il cagnolino e piango, vado a letto e piango. Quando il papà viene a letto, io scendo le scale e lui mi segue ed io piango e chiamo la nonna che mi porta a dormire con lei. Ora non voglio più stare a letto con la nonna, perchè mi abbraccia, mi tocca ed io non voglio; allora scappo, urlo e chiamo la mamma che non c'è.
Sono disperata.
Cerco ovunque, ma la mamma non c'è. Esco; è buio, ma non ho paura. Trovo un uomo che mi prende in braccio e non piango più. Mi porta lontano da casa e mi violenta ed io non dico niente, non faccio niente. Mi sembra che niente sia importante, come se tutto fosse finito. Non potrei neanche chiamare nessuno, perchè non ho nessuno. L'uomo mi prende in braccio e mi riporta a casa. Entro e vedo una luce intensa".
In questa seconda metà del vissuto, ella passa a raccontare più direttamente i vissuti simbolici: la violenza la subisce direttamente lei ( che nella prima parte si era identificata nell'asino) e per mano di un maschio più ben definito: suo padre. Da questo, passa a fantasticare la scena primaria e la violenza del padre ora è diretta verso la madre.
Rilevante in questa descrizione del fantasma della scena primaria, è la relazione che la bambina fa tra violenza del padre e malattia grave della madre: la gravidanza, a causa della quale la madre, sempre nel vissuto fantasmatico, viene portata via lasciando lei senza protezione, in balia a sua volta della violenza dell'adulto.
Si tratta di violenza realmente accaduta e rimossa o violenza solo fantasmatica?
La paziente era rimasta sconcertata da ciò che aveva visto e raccontato e non ha mai saputo capire se l'episodio fosse realmente accaduto.
L'uomo, che vede, è un suo vicino di casa che ha sempre nutrito per lei un grande affetto fin dalla più tenera età, dimostrato spesso con regali; non lo ricorda mai volgare e/o violento.
La se stessa che vede in questo vissuto ha circa tre anni e il distacco dalla madre raccontato riguarda l'ospedalizzazione che la madre ha avuto per il parto della seconda figlia.
Tale distacco richiama e rafforza quello precedente avuto a otto/dieci mesi, a causa di una propria ospedalizzazione: prassi di alcuni reparti pediatrici, e fra questi anche quello della nostra città, era quello di vietare alle madri di rimanere con i figli ospedalizzati; vedi brano seguente.
Facciamo presente che le spinte aggressive, descritte sia nel brano sopra riportato che nel successivo N° 5, non necessariamente nascono da reali, concrete violenze subite poichè non sono meno reali le esperienze di violenze fantasmatiche.
· Così lei descrive la donna come "condensazione di violenza"
T.I.A.A. N° 5
-La signora che fa bollire una bambina-
".........Ora vedo una spiaggia di notte. C'è una vecchia molto brutta che cammina in riva al mare.
Abbandona poi la spiaggia e rapisce due bambini che stavano giocando nell'atrio di un albergo. Mette i due bambini in una sacca che ha sulle spalle e prosegue il suo cammino.
Arrivano ad un condominio ed entrano in un appartamento. La vecchia fa sedere i bambini sul divano. I bambini non si rendono conto della reale situazione e sembrano tranquilli. La vecchia mette nuovamente i bambini nella sacca e si dirige ancora verso la spiaggia. I bambini a questo punto hanno paura.
La vecchia, arrivata in riva al mare, getta in acqua i bambini che, non sapendo nuotare, annegano.
La vecchia torna in strada ed ha in mano un'accetta.
Entra in una casa dove ci sono tre bambini con la mamma, in procinto di cenare. La vecchia uccide con l'accetta prima i bambini e poi la mamma.
Esce e si dirige nella casa successiva. Entra in questa casa, dove ci sono tanti bambini. In mezzo a questi bambini, la vecchia nota una culla bianca, bianchissima, dove riposa una bambina, anche lei tutta vestita di bianco, splendente. La vecchia alza l'accetta con l'intenzione di uccidere la bambina, ma poi ripone l'accetta, perchè non trova il coraggio di farlo.
I bambini che sono nella stanza, accortisi del gesto che la vecchia stava per compiere, la uccidono.
Entra poi nella stanza una donna vestita di nero. Prende in braccio la bambina vestita di bianco e la porta giù in cucina e la spoglia. La bambina vede che sopra al fuoco c'è una grande pentola nella quale cuoce una bambina che urla. Spaventata sale le scale e scappa di sopra nella stanza dei bambini. La bambina tenta disperatamente di nascondersi tra gli altri bambini, ma non ci riesce, perchè, sia la sua pelle, che i suoi vestiti, sono talmente bianchi che la fanno splendere. La signora vestita di nero entra nella stanza. La bambina si aggrappa ad un bambino, ma i bambini si riuniscono in gruppo e, con un bastone e una scopa, la scacciano. La bambina vestita di bianco ora gioca felice in mezzo agli altri bambini".
Commentando la seduta la paziente aveva affermato che la bambina splendente nella culla aveva un'età inferiore all'anno: otto o dieci mesi e lei vi si identificava:
All'età di otto mesi subisce un distacco doloroso dalla madre, per ospedalizzazione.
Un bambino ospedalizzato nella prima infanzia, e in particolare nel secondo semestre di vita ( vedi Spitz [ix] ), può percepire come tradimento e quindi come violenza mortale, il distacco dalla figura materna. Può pertanto interpretare e quindi catalogare, come autentica strega, colei alla quale attribuisce la causa di tutto il proprio dolore.
E' forse questo il rivissuto d'angoscia persecutoria di quell'epoca? L'immagine della donna vestita di nero che la paziente, nel colloquio successivo alla seduta, identifica con la madre, possiamo supporre sia la rappresentazione del fantasma cattivo della madre che abbandona (Klein M. [x],[xi]). Per i traumi di abbandono vedi, oltre al già citato, R.Spitz anche a pag 73 del libro citato in (7)
· Attenuazione della paura della violenza; evoluzione della sessualità
Il T.A.S. qui riportato è di una straordinaria limpidezza e, oltre a fornirci nuovi ragguagli sulle disavventure della paziente ci informa anche delle sue conquiste
T.A.S. Frase stimolo: "Davanti al mio occhio interiore lascio apparire un colore"
-Mi sento una donna normale-
"Vedo una bella cucina componibile, bianca con le finiture rosse. Io ho la faccia appiccicata alla vetrina dove è esposta la cucina per guardarla. Preferisco guardare i mobili bianchi e rossi rispetto agli altri perchè spiccano e danno allegria molto più degli altri che sono di colore marrone-beige. Adesso vedo un furgoncino pieno di crackers giganti e l'uomo del furgone mi porta il cracker più piccolo che ha. Mangiandolo penso ai motivi per cui l'uomo mi abbia dato il cracker più piccolo, mentre io avevo voglia di mangiare quello più grande. Allora divento triste, piango e getto via il cracker che stavo mangiando. Vado in negozio e mi compero il cracker più grande, come gli altri che erano nel furgone.
Adesso vedo qualcuno che viene fuori da sotto l'asfalto con un tubo che ha alla fine una lente d'ingrandimento, per vedere ciò che succede fuori: i movimenti, la gente che passa. Adesso vedo una gattina nera che vaga alla ricerca di cibo. Ora vedo un cane ed il gattino nero salta sopra al cane e gli si accomoda sopra, poi il cane cammina ed il pratica i due fanno il tragitto insieme.
Vedo un uomo ed una donna che mangiano biscotti a letto. a forza di mangiare, cresce ad entrambi una pancia grande e si gonfia loro pure il viso e mentre prima erano allegri, ora sono tristi perchè sono grassi, gonfi e brutti. Eppure, anche se tristi della situazione, continuano a mangiare ancora più avidamente, perchè sono nervosi perchè sono grassi. Seguitano a mandar giù biscotti. Si alzano dal letto e vanno a tavola perchè è ora di pranzo. Mangiano piatti colmi di cibo.. Più mangiano, più diventano tristi e meno comunicano tra loro. Poi si vestono entrambi per recarsi al loro posto di lavoro. Hanno dei vestiti molto larghi perchè vogliono nascondere i chili di troppo.
Per strada la signora si guarda allo specchio, guarda il suo viso e le piace, ma guardando poi il proprio corpo al completo ne rimane turbata, perplessa, ed inizia a camminare nervosamente. Va a comperare del pane e continua a camminare mangiando perchè è nervosa perchè si è vista grassa. Cammina sempre per la città continuando a mangiare il pane che ha nel sacchetto.
Poi però ha l'impressione che tutti la stiano guardando e allora si nasconde in un vicoletto per poter mangiare il suo pane in pace... Mangia e piange. Più mangia e più piange e più si rattrista. Non riesce a far nulla per non mangiare. Torna a casa dal lavoro e trova suo marito nella medesima situazione: è triste e piange. Si mettono a cena, Guardano la televisione e poi vanno a letto, uno girato da una parte ed uno dall'altra che piangono. Poi l'uomo si gira e propone alla moglie di fare l'amore con lui. La donna dice che non se la sente, è triste. inoltre si vergogna a farsi vedere nuda perchè è ingrassata, è brutta. Dato che l'uomo però insiste nel suo proposito, la donna accetta. L'indomani non pensano più al mangiare: si coccolano, si abbracciano, giocano insieme a letto. Poi si alzano, bevono un caffè e vanno al lavoro. Tornano a casa e pranzano normalmente, ripuliscono e fanno i lavori di casa insieme, poi ritornano al lavoro. Rientrano a casa la sera.
Mangiano guardando la televisione. Non mangiano più come prima nervosamente, bensì con calma, senza fretta ed ingordigia. Inoltre mangiano poco e passano più tempo a dialogare, a scambiarsi opinioni. Sono felici. Nuovamente fanno le pulizie in cucina, poi vanno a letto e fanno l'amore. Non hanno più il pancione, non sono grassi. Sono belli magri, asciutti. La donna va a specchiarsi, vede che si piace dalla testa ai piedi ed è felice di questo.
Ora mi vedo piccola mentre entro a casa di mia zia e le rubo dello zucchero. Mio cugino mi vede e mi sgrida, minaccia di dire tutto a mia zia. Lo prego di non farlo spiagandogli che avevo fame. Lui quindi mi fa vedere un pacco di pasticcini. Ne ho molta voglia, ne sono golosa mi dice che me li darà se prima però lo seguo per qualche momento, io accetto entusiasta lui mi porta in un luogo appartato, mi toglie le mutandine e mi accarezza, poi trenta di penetrarmi, ma, dato che è molto inesperto e siamo entrambi molto giovani, non ci riesce. Intanto io provo molto fastidio e ho schifo,, ma penso che non dovrò sopportarlo a lungo e che poi potrò mangiare in pace i miei pasticcini. Quindi sopporto anche perchè, se gli dico che non voglio, lui non mi dà i pasticcini ed io ci tengo troppo. Questa cosa continua ancora altri giorni: lui mi offre pasticcini e dolci vari ed io accetto di subire, sapendo che per la mia sopportazione sarò premiata con ciò che più mi piace. Adesso mi vedo spensierata che gioco nel cortile con mia cugina. Adesso vado a casa, mangio con avidità, come se fossi stata a digiuno per una settimana. Sono seduta a tavola e continuo a mangiare nervosamente e mi sto ingrassando. Mangio sempre con avidità, con ansia, con insoddisfazione, perchè ciò che mangio non riesce a riempire il mio stomaco, perchè ciò di cui ho bisogno non è il cibo, ma qualcos'altro.
Poi mi guardo allo specchio e piango perchè sono grassa, perchè non mi piaccio, perchè non mi posso vestire come desidero, perchè non riesco a fermare la mia fame. Tutto il giorno non penso ad altro, ho il terrore di diventare sempre più grassa e di rimanere sola. Adesso vedo B... che mi prende per mano, mi asciuga le lacrime, mi prende in braccio pure se con difficoltà. Mi dice di non pensare a queste brutte cose perchè un giorno non avrò più di questi problemi. Un giorno sarò anch'io come le altre persone. Adesso vedo che lui mi coccola, mi bacia e poi facciamo l'amore insieme. Io, per distrarmi, penso al cibo una prima volta, una seconda e poi comincio ad essere coinvolta, ad essere partecipe. Allora il mio pensiero va solo a noi due e basta. Finchè un giorno io arrivo a casa sua. il pranzo è pronto, ma invece di andare a mangiare vado da lui a fare l'amore. Sono felice perchè mi sento una donna normale, perchè posso guardarmi allo specchio senza piangere e posso vivere una vita più serena, senza tanti problemi".
Seguendo passo passo la paziente, attraverso i suoi vissuti possiamo partecipare al cammino di intuizione e dipanamento dell'intricata matassa in cui amore, struggimento, rabbia, sentimento di colpa si condensano in un unico confuso modo di essere , di percepire i pericoli e di reagire violentemente ad essi. Possiamo poi comprendere come, nella condotta aggressiva verso i familiari e se stessa, ella fa pagare quei "torti subiti".
Pian piano analisi [1] e catarsi [2] si instaurano mentre, nel lascio che accada, una parte di lei è spettatrice, al pari di noi ascoltatori, di quell'altra parte già diventata inconscia e giacente in un nucleo profondo da cui emana gli effetti angoscianti, inquietanti e distorcenti la realtà.
Come quando vedendo da lontano un antico castello ci sentiamo invadere da un senso di sconforto nel crederlo distrutto e poi guardandolo da vicino, scorgiamo le parti rimaste intatte o ricostruite (scomposizione di pacchetto di esperienze sincretico), così la paziente pur con dolore, integra, ripercorre, con lo sguardo interiore i sentieri spinosi per raggiungere la libertà di concedersi l'amore, di uscire dal circolo vizioso della incomprensione, per svolgere la vita in armonia con le sue possibilità e risorse.
Pensiamo che dalla mente di ognuno possa emergere tutto ciò che ogni psicologo e psicopatologo ha finora detto, o potrà dire in futuro, sulle dinamiche psichiche e psicopatologiche; i tre brani riportati, come i 152 del libro citato, come alcune migliaia che abbiamo raccolto, sono talmente intensi, talmente ricchi di simboli e di significati profondi che tanti commenti non servirebbero a dispiegare il loro contenuto ma potrebbero sciuparlo.
Abbiamo constatato che capire i vissuti, e quindi la storia della paziente in questo caso, ma, in generale, le storie dei nostri pazienti, è indispensabile l'ascolto aperto e umile; è per questo che abbiamo scelto di limitare al massimo i nostri commenti e lasciare alla protagonista stessa il compito di raccontarci la propria straordinaria avventura.
· Bibliografia
[1] Gastaldo G., Ottobre M., "Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie dell'energia nell'età evolutiva", Piovan Editore, Abano Terme (PD), 1987 (Ed esaurita; attualmente reperibile solo presso gli autori).
[1] Gastaldo G.: "Lo stato autogeno e il tiro con l'arco nello zen", Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi; Vol.15. n.3, Edizioni Minerva Medica, Torino 1988.
1] Gastaldo G. Ottobre M.: "Terapia Immaginativa Analitica Autogena", Rassegna di Psicoterapie - Ipnosi Vol. 15 N°1 Gennaio Aprile 1988.
[1] Gastaldo G. Ottobre M.: "Autogene Therapie in 4 Stufen", Springer- Verlag Berlin Heildelberg 1990, (International Kongress für Hypnose, Autogenes Training und Biofeedback Zürich 18/ 20 / marzo 1988).
[1] Gastaldo G., Ottobre M. & Prior M.: "La Psicoterapia Autogena in quattro stadi: analisi statistica su duemila casi", Imagination, Verlag: Facultas Universitätsverlag Wien Nr. 2/1995.
[1] Gastaldo G. Ottobre M.: "La Psicoterapia Autogena: attuale sistema psicoterapeutico" Attualità in Psicologia, anno XI-N°2, Aprile Maggio Giugno 1996.
[1] Gastaldo G.,Ottobre M.: "Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi", Armando editore, Roma, marzo 1994.
[1] Freud S.,Freud Opere, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
Vol. XI, pag. 614,
Vol. IV, "Tre saggi sulla teoria sessuale", pag.484
Vol. VIII, "Sviluppo della libido ed organizzazione della sessualità" pag. 478
Vol. VIII, "La vita sessuale umana", pag. 462
Vol. XI, "La sessualità femminile", pag: 80
[1] Spiz R.A.: "Il primo anno di vita del bambino",Editrice Universo, Firenze 1958.
[1] Klein M.: "Invidia e Gratitudine", Martinelli Ed., Firenze 1969.
[1] Klein M.: "La psicoanalisi dei bambini", Martinelli Ed., Firenze 1969.
Questo è il caso di una paziente diciannovenne con scolarità elementare, di professione operaia che si rivolse al nostro Studio, quasi costretta dai propri familiari, in quanto aveva, verso di loro, frequentissime crisi di violenta aggressività non solo verbale.
Facciamo raccontare, alla paziente stessa, il proprio iter di terapia attraverso tre dei suoi vissuti.
Al primo colloquio disse che soffriva di una insopprimibile bulimia; era notevolmente obesa. Aveva inoltre una inspiegabile repulsione verso tutto ciò che richiamava il sesso; non poteva baciare il proprio ragazzo perché subentravano forti conati di vomito.
Intraprese Psicoterapia Autogena, frequentando un corso di Training Autogeno Somatico in nove incontri (I° Stadio del nostro iter terapeutico). Dopo due mesi di allenamento venne ad un retest di routine; ai test presentava meno ansia e meno depressione, erano lievemente migliorate nelle relazioni familiari; era però spaventata perché, per la prima volta in vita sua, si era masturbata; questo era invece il primo segno di evoluzione della sua sessualità.
Dopo un anno intraprese il II° Stadio del nostro iter effettuando una trentina di sedute individuali di cui venticinque di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (-T.I.A.A.- sigla propria del nostro Studio) delle quali riportiamo la seconda e parte della quinta (tali sedute sono registrate e trascritte integralmente dalla paziente come prassi ).
Continuò l'Iter con il III° Stadio ( T.A.S. - Training Autogeno Superiore a orientamento Analitico di Schultz / Wallnöfer) che consta in quindici incontri di gruppo a frequenza quindicinale. (In tale Stadio i pazienti fanno le sedute immaginative a domicilio - 3 / 6, ogni 15 giorni - ); di una cinquantina di questi vissuti ne riportiamo uno, che sintetizza ciò che si realizzerà dopo qualche tempo, verso la fine del corso di T.A.S.;
Infatti la paziente non ebbe più crisi di aggressività, ebbe un notevole calo ponderale fino alla normalità e migliorò la capacità di relazione fino a poter intraprendere una soddisfacente vita di coppia e si sposò.
La paziente non aveva mai sentito parlare né di S.Freud né di M. Klein, né delle loro teorie ma, svolgendo un lavoro profondo, attraverso i propri vissuti, ci fa toccare con mano alcuni processi descritti da questi e da altri autori.
I tre brani sono tratti da un nostro libro[i], che ne contiene 152 di 42 pazienti. Tali vissuti si verificano in uno stato di coscienza, Stato Autogeno, in cui quattro facce di una stessa realtà, e cioè: conscio, inconscio, emisfero destro, emisfero sinistro, operano contemporaneamente per integrarsi in un complesso e dinamico lavoro.
I pazienti si allenano a non farsi suggestionare o autosuggestionarsi, per poter lasciare emergere, e accettare profondamente, ciò che si genera autonomamente in loro stessi, cioè ciò che è autogeno,permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconscie o sub-conscie, di emergere in perfetto stato di coscienza.
La tecnica, con la quale i pazienti si sono addestrati, per entrare e permanere in Stato Autogeno, è descritta in alcuni nostri articoli [ii],[iii],[iv],[v],[vi] e più dettagliatamente e organicamente nel libro "Il Training Autogeno in Quattro Stadi; l'incontro con se stessi" [vii]. In tale libro viene anche abbozzato un nostro modello metapsicologico e di lettura dei vissuti profondi registrati durante lo Stato Autogeno e la descrizione dello stato di coscienza in cui si realizzano (pag. 19, 70, 74, 83, 98).
Nella sintomatologia della bulimia, ma anche della anoressia - problematica speculare della prima e con lo stesso nucleo di genesi - si celano, si camuffano le spinte aggressive distruttive dell'individuo.
Osserviamo come, nella paziente in esame, tali spinte emergono senza nascondersi e chiariscano la loro stessa origine.
· Così lei descrive l'uomo come "condensazione di violenza".
T.I.A.A. N°2 (prima parte).
-Il maschio distruttore padrone del mondo-
"Vedo una Tigre al guinzaglio di un uomo. La tigre vorrebbe assalire degli uomini sul carro. E' l'uomo che tiene al guinzaglio la tigre. Vuole che questa spaventi gli uomini sul carro, ma non vuole che li ferisca: per questo la tiene al guinzaglio. Il carro va via. Il carro è trainato da due cavalli bellissimi con il pelo lucido, lucido. Sono scuri e hanno la criniera bionda, chiarissima. Non vedo più né l'uomo né la tigre. Il carro si è trasformato in una piccola carrozza. I cavalli ora arrivano in un villaggio del Far-West. Vedo confusione... niente di particolare. Vedo un uomo che riempie un secchio d'acqua per abbeverare il suo cavallo. Il cavallo si trasforma in un bisonte e l'uomo, accortosi di questo, anzichè abbeverarlo, gli lancia addosso l'acqua del secchio e quindi se ne va. Il bisonte si infuria e corre per il paese. Trova l'uomo che gli ha lanciato contro l'acqua e cerca di incornarlo, però la larghezza delle corna è troppo ampia, rispetto alla larghezza dell'uomo; così l'animale si incastra in una casa con le corna e l'uomo riesce a fuggire e l'animale rimane lì. L'uomo è felice. E' un uomo sicuro di sè, e crede molto in se stesso. Ora l'uomo monta in groppa a un cavallo selvaggio e cerca di rimanere montato e quindi si aggrappa al cavallo che cerca in tutti i modi di disarcionarlo. Ma il cavallo non riesce nel suo intento perchè l'uomo è troppo aggrappato, è troppo forte e sicuro. Il cavallo ad un certo punto si stanca di saltare, di ribellarsi e quindi si calma; ora sta mangiando l'erba per terra mentre l'uomo lo cavalca. L'uomo è fiero di questo.
Il bisonte, che prima aveva le corna incastrate, è riuscito a liberarsi e corre nuovamente verso l'uomo che l'ha indispettito. Tenta in tutti i modi di colpire l'uomo con le corna, ma non vi riesce. Ora l'uomo ha paura. Egli sta appoggiato ad un albero ed il bisonte tenta in tutti i modi di incornarlo, ma non ci riesce. L'uomo ha paura... Arriva qualcuno e con una pistola uccide il bisonte; l'uomo ora è felice e sicuro di sè, come prima monta nuovamente il suo cavallo domato.
Adesso vedo un branco di lupi, con dei denti grandissimi e bianchi; stanno sotto ad un albero. L'albero è sull'orlo di un precipizio; è l'unico albero della zona.
L'albero è appoggiato per un solo lato alla terra, Dall'altra parte c'è una grande voragine. Sopra questo albero c'è un bambino piccolo che succhia il biberon. I lupi mostrano i denti e ringhiano. Tentano, saltando, di raggiungere il bambino. Intorno è tutto buio, non c'è nessuno che possa aiutare il bambino, ma lui non ha paura perchè non si rende conto del pericolo; è felice, allegro e succhia il biberon. Guarda quasi con curiosità i lupi che stanno sotto. L'albero su cui sta il bambino non ha foglie: solo pochi rami secchi, sembra un albero morto.
Adesso il bambino è sceso dall'albero e quando i lupi vanno verso di lui indica loro qualcosa in alto... non so cosa. I lupi guardano e spariscono. Ma, quando sono spariti i lupi, il bambino assume le sembianze di un lupo: ha i denti lunghi, bianchi e ringhia: è diventato bruttissimo, mostruoso. E va via da quel brutto posto. Sale su una collina di alberi spogli, simili a quello dove lui stava prima... da solo... tutto intorno è buio.
Cade in un precipizio e rotola giù. Quando arriva sul fondo non è più un bambino, ma un uomo anziano, con i capelli bianchi, vestito bene, con il bastone. Si alza disinvolto, come niente fosse successo ed incomincia a camminare sul sentiero. Ma anche il nonno ha i denti come i lupi, il sorriso cattivo; continua per il sentiero ed ogni tanto si volta e mostra i denti. Quando non sorride, sembra un uomo normale; ma quando sorride ha uno sguardo cattivo ed i suoi denti fanno paura. Anche questo uomo cade giu per un precipizio profondo, profondo, profondissimo. Non arriva mai a toccare il fondo. Adesso non lo vedo più.
Ora vedo degli uomini che hanno in mano un piccone e zappano la terra. Sono in tanti in un bosco e vogliono zappare con questo piccone. Sono intenti nel loro lavoro; non si guardano l'un l'altro. Stanno vicini, ma è come se per ognuno non esistessero gli altri. Adesso è arrivato un uomo che con un fucile li ha uccisi tutti e se ne va, lasciando vivo solo l'asino. L'asino è dispiaciuto della morte degli uomini; non sa cosa fare; se ne resta là, guarda, si siede. Gli uomini morti si alzano, come avessero dormito; prendono in mano il piccone e se ne vanno, lasciando l'asino da solo, seduto, che, triste, pensa siano ancora morti. L'asino piange; si guarda intorno, non vede nessuno e continua a piangere e credo che pianga perchè vorrebbe essere un cavallo; sta, infatti, pensando ad un cavallo che corre. Pensa che un cavallo non verrebbe abbandonato: un cavallo è utile; un cavallo è bello!
L'asino guarda in alto e adesso non c'è più...
Vedo una tigre che viene mangiata da un coccodrillo. Dopo, il coccodrillo va in acqua e lotta con un altro coccodrillo. Muore, ed il coccodrillo rimasto si trasforma in dinosauro che cammina, padrone del mondo, distruggendo tutto quello che lascia alle spalle".
Nel colloquio successivo alla seduta l'autrice dichiarava: " mi sento di parteggiare per il bisonte e il cavallo, che percepisco come qualcosa di naturale e di buono...Ho vissuto la figura maschile come gratuitamente prepotente e violenta, sfortunatamente e fatalmente vincente....".
Nell'episodio dei lupi racconta come per lei gli uomini sono tutti aggressivi e cattivi, anche se da bambini o da vecchi possono sembrare normali, buoni.
Il maschio è il dinosauro distruttore che diventa padrone del mondo.
T.I.A.A. N°2 (seconda parte).
Scrisse Sigmund Freud [viii];
"....La nostra attenzione viene attratta inizialmente dagli effetti di certi influssi che non riguardano tutti i bambini, pur trattandosi di fenomeni piuttosto frequenti, come l'abuso sessuale di bambini da parte di persone adulte.... e -abbastanza inaspettatamente- lo sconvolgimento in essi suscitato per essere stati partecipi (come testimoni oculari o auditivi) di rapporti sessuali fra adulti....".
"Adesso mi vedo mentro mi guardo allo specchio e qualcuno dietro di me mi spinge contro lo specchio e con i vetri rotti mi taglio il viso. Ho sangue dappertutto. La persona che ha fatto questo è mio papà. Io sto ferma e c'è una donna che mi leva i vetri che ho sul viso. E' mia mamma. Io non dico niente e nemmeno lei parla: è preoccupata. Il papà è serio, da parte, ed ogni tanto dà un'occhiata verso di noi. Sento di odiare mio papa, ma non faccio niente. Non riesco a giustificare la sua azione. La mamma rivolge a me tutte le sue attenzioni: non pensa in alcun mdo al papà. Ora mi vedo piccola, con i capelli lunghi, che mi guardo allo specchio. Dallo specchio vedo mia mamma e mio papà che stanno facendo l'amore. Mi giro e guardo. Adesso si è aperta una voragine nella camera. Il letto si è diviso a metà: mia mamma è su una metà, mio papà è caduto nella voragine. Io sto ferma a guardare.
Torno a guardarmi allo specchio e vedo mia mamma che piange di dolore. La mamma guarda la metà del letto dove prima stava il papà e dove adesso non c'è nessuno; continua a piangere... si asciuga le lacrime. Io continuo a guardarla, riflessa nello specchio; poi mi giro verso di lei e vado verso il letto... salgo e vado verso di lei e la stringo forte. Lei continua a piangere, disperata. Io cerco di attirare su di me la sua attenzione, le carezzo le guance; ma lei continua a piangere. Dopo si calma un po' e si asciuga le lacrime; va a guardarsi allo specchio, si trucca. Arriva il papà e va verso di lei; la prende per le braccia e la solleva. Lei ha paura. Lei non vuole essere sollevata, ma lui la prende con forza e la porta di nuovo sul letto per fare l'amore, mentre io sono sulla sponda del letto e sono triste. Mi metto in un angolo a piangere; anzi, sul mio letto. Il papà se ne va di nuovo. La mamma si alza distrutta. Ha la pancia grossa, come se fosse incinta. E' triste, perchè sta tanto male. Non si regge neppure in piedi; si tiene sulla sponda del letto per riuscire a camminare; cade e si rialza ed esce.
Io la seguo, ma, prima che io riesca a raggiungerla, l'hanno portata via. Mia nonna l'ha presa per mano e l'ha accompagnata in macchina e mio papà l'ha portata via.
Io piango sulla porta; corro verso la macchina, che però è troppo lontana; la nonna mi prende e mi porta dentro.
Io seguito a piangere... mi asciugo gli occhi... Mio papà è tornato a casa senza la mamma ed io continuo a piangere. Vado ad accarezzare il cagnolino e piango, vado a letto e piango. Quando il papà viene a letto, io scendo le scale e lui mi segue ed io piango e chiamo la nonna che mi porta a dormire con lei. Ora non voglio più stare a letto con la nonna, perchè mi abbraccia, mi tocca ed io non voglio; allora scappo, urlo e chiamo la mamma che non c'è.
Sono disperata.
Cerco ovunque, ma la mamma non c'è. Esco; è buio, ma non ho paura. Trovo un uomo che mi prende in braccio e non piango più. Mi porta lontano da casa e mi violenta ed io non dico niente, non faccio niente. Mi sembra che niente sia importante, come se tutto fosse finito. Non potrei neanche chiamare nessuno, perchè non ho nessuno. L'uomo mi prende in braccio e mi riporta a casa. Entro e vedo una luce intensa".
In questa seconda metà del vissuto, ella passa a raccontare più direttamente i vissuti simbolici: la violenza la subisce direttamente lei ( che nella prima parte si era identificata nell'asino) e per mano di un maschio più ben definito: suo padre. Da questo, passa a fantasticare la scena primaria e la violenza del padre ora è diretta verso la madre.
Rilevante in questa descrizione del fantasma della scena primaria, è la relazione che la bambina fa tra violenza del padre e malattia grave della madre: la gravidanza, a causa della quale la madre, sempre nel vissuto fantasmatico, viene portata via lasciando lei senza protezione, in balia a sua volta della violenza dell'adulto.
Si tratta di violenza realmente accaduta e rimossa o violenza solo fantasmatica?
La paziente era rimasta sconcertata da ciò che aveva visto e raccontato e non ha mai saputo capire se l'episodio fosse realmente accaduto.
L'uomo, che vede, è un suo vicino di casa che ha sempre nutrito per lei un grande affetto fin dalla più tenera età, dimostrato spesso con regali; non lo ricorda mai volgare e/o violento.
La se stessa che vede in questo vissuto ha circa tre anni e il distacco dalla madre raccontato riguarda l'ospedalizzazione che la madre ha avuto per il parto della seconda figlia.
Tale distacco richiama e rafforza quello precedente avuto a otto/dieci mesi, a causa di una propria ospedalizzazione: prassi di alcuni reparti pediatrici, e fra questi anche quello della nostra città, era quello di vietare alle madri di rimanere con i figli ospedalizzati; vedi brano seguente.
Facciamo presente che le spinte aggressive, descritte sia nel brano sopra riportato che nel successivo N° 5, non necessariamente nascono da reali, concrete violenze subite poichè non sono meno reali le esperienze di violenze fantasmatiche.
· Così lei descrive la donna come "condensazione di violenza"
T.I.A.A. N° 5
-La signora che fa bollire una bambina-
".........Ora vedo una spiaggia di notte. C'è una vecchia molto brutta che cammina in riva al mare.
Abbandona poi la spiaggia e rapisce due bambini che stavano giocando nell'atrio di un albergo. Mette i due bambini in una sacca che ha sulle spalle e prosegue il suo cammino.
Arrivano ad un condominio ed entrano in un appartamento. La vecchia fa sedere i bambini sul divano. I bambini non si rendono conto della reale situazione e sembrano tranquilli. La vecchia mette nuovamente i bambini nella sacca e si dirige ancora verso la spiaggia. I bambini a questo punto hanno paura.
La vecchia, arrivata in riva al mare, getta in acqua i bambini che, non sapendo nuotare, annegano.
La vecchia torna in strada ed ha in mano un'accetta.
Entra in una casa dove ci sono tre bambini con la mamma, in procinto di cenare. La vecchia uccide con l'accetta prima i bambini e poi la mamma.
Esce e si dirige nella casa successiva. Entra in questa casa, dove ci sono tanti bambini. In mezzo a questi bambini, la vecchia nota una culla bianca, bianchissima, dove riposa una bambina, anche lei tutta vestita di bianco, splendente. La vecchia alza l'accetta con l'intenzione di uccidere la bambina, ma poi ripone l'accetta, perchè non trova il coraggio di farlo.
I bambini che sono nella stanza, accortisi del gesto che la vecchia stava per compiere, la uccidono.
Entra poi nella stanza una donna vestita di nero. Prende in braccio la bambina vestita di bianco e la porta giù in cucina e la spoglia. La bambina vede che sopra al fuoco c'è una grande pentola nella quale cuoce una bambina che urla. Spaventata sale le scale e scappa di sopra nella stanza dei bambini. La bambina tenta disperatamente di nascondersi tra gli altri bambini, ma non ci riesce, perchè, sia la sua pelle, che i suoi vestiti, sono talmente bianchi che la fanno splendere. La signora vestita di nero entra nella stanza. La bambina si aggrappa ad un bambino, ma i bambini si riuniscono in gruppo e, con un bastone e una scopa, la scacciano. La bambina vestita di bianco ora gioca felice in mezzo agli altri bambini".
Commentando la seduta la paziente aveva affermato che la bambina splendente nella culla aveva un'età inferiore all'anno: otto o dieci mesi e lei vi si identificava:
All'età di otto mesi subisce un distacco doloroso dalla madre, per ospedalizzazione.
Un bambino ospedalizzato nella prima infanzia, e in particolare nel secondo semestre di vita ( vedi Spitz [ix] ), può percepire come tradimento e quindi come violenza mortale, il distacco dalla figura materna. Può pertanto interpretare e quindi catalogare, come autentica strega, colei alla quale attribuisce la causa di tutto il proprio dolore.
E' forse questo il rivissuto d'angoscia persecutoria di quell'epoca? L'immagine della donna vestita di nero che la paziente, nel colloquio successivo alla seduta, identifica con la madre, possiamo supporre sia la rappresentazione del fantasma cattivo della madre che abbandona (Klein M. [x],[xi]). Per i traumi di abbandono vedi, oltre al già citato, R.Spitz anche a pag 73 del libro citato in (7)
· Attenuazione della paura della violenza; evoluzione della sessualità
Il T.A.S. qui riportato è di una straordinaria limpidezza e, oltre a fornirci nuovi ragguagli sulle disavventure della paziente ci informa anche delle sue conquiste
T.A.S. Frase stimolo: "Davanti al mio occhio interiore lascio apparire un colore"
-Mi sento una donna normale-
"Vedo una bella cucina componibile, bianca con le finiture rosse. Io ho la faccia appiccicata alla vetrina dove è esposta la cucina per guardarla. Preferisco guardare i mobili bianchi e rossi rispetto agli altri perchè spiccano e danno allegria molto più degli altri che sono di colore marrone-beige. Adesso vedo un furgoncino pieno di crackers giganti e l'uomo del furgone mi porta il cracker più piccolo che ha. Mangiandolo penso ai motivi per cui l'uomo mi abbia dato il cracker più piccolo, mentre io avevo voglia di mangiare quello più grande. Allora divento triste, piango e getto via il cracker che stavo mangiando. Vado in negozio e mi compero il cracker più grande, come gli altri che erano nel furgone.
Adesso vedo qualcuno che viene fuori da sotto l'asfalto con un tubo che ha alla fine una lente d'ingrandimento, per vedere ciò che succede fuori: i movimenti, la gente che passa. Adesso vedo una gattina nera che vaga alla ricerca di cibo. Ora vedo un cane ed il gattino nero salta sopra al cane e gli si accomoda sopra, poi il cane cammina ed il pratica i due fanno il tragitto insieme.
Vedo un uomo ed una donna che mangiano biscotti a letto. a forza di mangiare, cresce ad entrambi una pancia grande e si gonfia loro pure il viso e mentre prima erano allegri, ora sono tristi perchè sono grassi, gonfi e brutti. Eppure, anche se tristi della situazione, continuano a mangiare ancora più avidamente, perchè sono nervosi perchè sono grassi. Seguitano a mandar giù biscotti. Si alzano dal letto e vanno a tavola perchè è ora di pranzo. Mangiano piatti colmi di cibo.. Più mangiano, più diventano tristi e meno comunicano tra loro. Poi si vestono entrambi per recarsi al loro posto di lavoro. Hanno dei vestiti molto larghi perchè vogliono nascondere i chili di troppo.
Per strada la signora si guarda allo specchio, guarda il suo viso e le piace, ma guardando poi il proprio corpo al completo ne rimane turbata, perplessa, ed inizia a camminare nervosamente. Va a comperare del pane e continua a camminare mangiando perchè è nervosa perchè si è vista grassa. Cammina sempre per la città continuando a mangiare il pane che ha nel sacchetto.
Poi però ha l'impressione che tutti la stiano guardando e allora si nasconde in un vicoletto per poter mangiare il suo pane in pace... Mangia e piange. Più mangia e più piange e più si rattrista. Non riesce a far nulla per non mangiare. Torna a casa dal lavoro e trova suo marito nella medesima situazione: è triste e piange. Si mettono a cena, Guardano la televisione e poi vanno a letto, uno girato da una parte ed uno dall'altra che piangono. Poi l'uomo si gira e propone alla moglie di fare l'amore con lui. La donna dice che non se la sente, è triste. inoltre si vergogna a farsi vedere nuda perchè è ingrassata, è brutta. Dato che l'uomo però insiste nel suo proposito, la donna accetta. L'indomani non pensano più al mangiare: si coccolano, si abbracciano, giocano insieme a letto. Poi si alzano, bevono un caffè e vanno al lavoro. Tornano a casa e pranzano normalmente, ripuliscono e fanno i lavori di casa insieme, poi ritornano al lavoro. Rientrano a casa la sera.
Mangiano guardando la televisione. Non mangiano più come prima nervosamente, bensì con calma, senza fretta ed ingordigia. Inoltre mangiano poco e passano più tempo a dialogare, a scambiarsi opinioni. Sono felici. Nuovamente fanno le pulizie in cucina, poi vanno a letto e fanno l'amore. Non hanno più il pancione, non sono grassi. Sono belli magri, asciutti. La donna va a specchiarsi, vede che si piace dalla testa ai piedi ed è felice di questo.
Ora mi vedo piccola mentre entro a casa di mia zia e le rubo dello zucchero. Mio cugino mi vede e mi sgrida, minaccia di dire tutto a mia zia. Lo prego di non farlo spiagandogli che avevo fame. Lui quindi mi fa vedere un pacco di pasticcini. Ne ho molta voglia, ne sono golosa mi dice che me li darà se prima però lo seguo per qualche momento, io accetto entusiasta lui mi porta in un luogo appartato, mi toglie le mutandine e mi accarezza, poi trenta di penetrarmi, ma, dato che è molto inesperto e siamo entrambi molto giovani, non ci riesce. Intanto io provo molto fastidio e ho schifo,, ma penso che non dovrò sopportarlo a lungo e che poi potrò mangiare in pace i miei pasticcini. Quindi sopporto anche perchè, se gli dico che non voglio, lui non mi dà i pasticcini ed io ci tengo troppo. Questa cosa continua ancora altri giorni: lui mi offre pasticcini e dolci vari ed io accetto di subire, sapendo che per la mia sopportazione sarò premiata con ciò che più mi piace. Adesso mi vedo spensierata che gioco nel cortile con mia cugina. Adesso vado a casa, mangio con avidità, come se fossi stata a digiuno per una settimana. Sono seduta a tavola e continuo a mangiare nervosamente e mi sto ingrassando. Mangio sempre con avidità, con ansia, con insoddisfazione, perchè ciò che mangio non riesce a riempire il mio stomaco, perchè ciò di cui ho bisogno non è il cibo, ma qualcos'altro.
Poi mi guardo allo specchio e piango perchè sono grassa, perchè non mi piaccio, perchè non mi posso vestire come desidero, perchè non riesco a fermare la mia fame. Tutto il giorno non penso ad altro, ho il terrore di diventare sempre più grassa e di rimanere sola. Adesso vedo B... che mi prende per mano, mi asciuga le lacrime, mi prende in braccio pure se con difficoltà. Mi dice di non pensare a queste brutte cose perchè un giorno non avrò più di questi problemi. Un giorno sarò anch'io come le altre persone. Adesso vedo che lui mi coccola, mi bacia e poi facciamo l'amore insieme. Io, per distrarmi, penso al cibo una prima volta, una seconda e poi comincio ad essere coinvolta, ad essere partecipe. Allora il mio pensiero va solo a noi due e basta. Finchè un giorno io arrivo a casa sua. il pranzo è pronto, ma invece di andare a mangiare vado da lui a fare l'amore. Sono felice perchè mi sento una donna normale, perchè posso guardarmi allo specchio senza piangere e posso vivere una vita più serena, senza tanti problemi".
Seguendo passo passo la paziente, attraverso i suoi vissuti possiamo partecipare al cammino di intuizione e dipanamento dell'intricata matassa in cui amore, struggimento, rabbia, sentimento di colpa si condensano in un unico confuso modo di essere , di percepire i pericoli e di reagire violentemente ad essi. Possiamo poi comprendere come, nella condotta aggressiva verso i familiari e se stessa, ella fa pagare quei "torti subiti".
Pian piano analisi [1] e catarsi [2] si instaurano mentre, nel lascio che accada, una parte di lei è spettatrice, al pari di noi ascoltatori, di quell'altra parte già diventata inconscia e giacente in un nucleo profondo da cui emana gli effetti angoscianti, inquietanti e distorcenti la realtà.
Come quando vedendo da lontano un antico castello ci sentiamo invadere da un senso di sconforto nel crederlo distrutto e poi guardandolo da vicino, scorgiamo le parti rimaste intatte o ricostruite (scomposizione di pacchetto di esperienze sincretico), così la paziente pur con dolore, integra, ripercorre, con lo sguardo interiore i sentieri spinosi per raggiungere la libertà di concedersi l'amore, di uscire dal circolo vizioso della incomprensione, per svolgere la vita in armonia con le sue possibilità e risorse.
Pensiamo che dalla mente di ognuno possa emergere tutto ciò che ogni psicologo e psicopatologo ha finora detto, o potrà dire in futuro, sulle dinamiche psichiche e psicopatologiche; i tre brani riportati, come i 152 del libro citato, come alcune migliaia che abbiamo raccolto, sono talmente intensi, talmente ricchi di simboli e di significati profondi che tanti commenti non servirebbero a dispiegare il loro contenuto ma potrebbero sciuparlo.
Abbiamo constatato che capire i vissuti, e quindi la storia della paziente in questo caso, ma, in generale, le storie dei nostri pazienti, è indispensabile l'ascolto aperto e umile; è per questo che abbiamo scelto di limitare al massimo i nostri commenti e lasciare alla protagonista stessa il compito di raccontarci la propria straordinaria avventura.
· Bibliografia
[1] Gastaldo G., Ottobre M., "Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie dell'energia nell'età evolutiva", Piovan Editore, Abano Terme (PD), 1987 (Ed esaurita; attualmente reperibile solo presso gli autori).
[1] Gastaldo G.: "Lo stato autogeno e il tiro con l'arco nello zen", Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi; Vol.15. n.3, Edizioni Minerva Medica, Torino 1988.
1] Gastaldo G. Ottobre M.: "Terapia Immaginativa Analitica Autogena", Rassegna di Psicoterapie - Ipnosi Vol. 15 N°1 Gennaio Aprile 1988.
[1] Gastaldo G. Ottobre M.: "Autogene Therapie in 4 Stufen", Springer- Verlag Berlin Heildelberg 1990, (International Kongress für Hypnose, Autogenes Training und Biofeedback Zürich 18/ 20 / marzo 1988).
[1] Gastaldo G., Ottobre M. & Prior M.: "La Psicoterapia Autogena in quattro stadi: analisi statistica su duemila casi", Imagination, Verlag: Facultas Universitätsverlag Wien Nr. 2/1995.
[1] Gastaldo G. Ottobre M.: "La Psicoterapia Autogena: attuale sistema psicoterapeutico" Attualità in Psicologia, anno XI-N°2, Aprile Maggio Giugno 1996.
[1] Gastaldo G.,Ottobre M.: "Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi", Armando editore, Roma, marzo 1994.
[1] Freud S.,Freud Opere, Ed. Boringhieri, Torino, 1980.
Vol. XI, pag. 614,
Vol. IV, "Tre saggi sulla teoria sessuale", pag.484
Vol. VIII, "Sviluppo della libido ed organizzazione della sessualità" pag. 478
Vol. VIII, "La vita sessuale umana", pag. 462
Vol. XI, "La sessualità femminile", pag: 80
[1] Spiz R.A.: "Il primo anno di vita del bambino",Editrice Universo, Firenze 1958.
[1] Klein M.: "Invidia e Gratitudine", Martinelli Ed., Firenze 1969.
[1] Klein M.: "La psicoanalisi dei bambini", Martinelli Ed., Firenze 1969.
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