- Home
-
News
-
Spazio cervello/psiche
>
- Perché anche il ‘cucciolo’ umano ha paura del predatore?
- La rabbia
- Dolore cronico e cervello
- Televisione e demenza
- Disturbi psichici e psicosomatici
- Esperienze che possono far diventare nocive la paura e l’ansia
- Figura materna
- Paura e ansia
- Vecchie e nuove idee sul cervello
- Quattro emozioni
- L'amigdala
- Corsi Training Autogeno
- Incontri culturali
- Efficacia del TA per cefalea e emicrania
- Corso di Creazione Teatrale
- Musiche di Ilaria Valent
- A.I.R.D.A. Brain
- lascia un commento
-
Spazio cervello/psiche
>
- Servizi
- Libri collana
- Attività culturali
- Formazione
- Articoli
- Contatti
-
Approfondimenti
- Nuova pagina
9.3) Iter 4 stadi italiano
Iter di Psicoterapia Autogena in quattro stadi:
Giovanni Gastaldo - Ottobre Miranda
A.I.R.D.A.
La strutturazione della psicoterapia autogena in quattro stadi è uno dei possibili modi per formare un iter completo e complesso, autonomo da altri sistemi psicoterapici, con il Training Autogeno Basale e il Training Autogeno Avanzato così come proposto da Schultz e dai suoi allievi.
Gastaldo/Ottobre nel dividere l’Iter in quattro stadi ben definiti hanno tenuto presente anche l’obiettivo di scaglionare una batteria di Test di controllo alla fine di ogni stadio in modo di poter valutare i risultati clinico statistici di ogni tappa della terapia.
A) Iter autogeno in quattro stadi; versione in lingua italiana
1st Congress for Psychotherapy WPC 30 June / 4 July 1996 - VIENNA
Giovanni Gastaldo Miranda Ottobre
Associazione A.I.R.D.A.[i]
Abstract
Gli autori considerano il loro ITER di Psicoterapia Autogena uno dei tanti potenzialmente costruibili con quel complesso, flessibile, completo sistema di psicoterapia e psicopromozionalità che è il Training Autogeno; il fissare l'iter in stadi definiti è anche una esigenza di validazione statistica. Verificano, stadio per stadio, l'efficacia del loro lavoro. Questa costruzione psicoterapeutica ha le proprie fondamenta nel Training Autogeno Inferiore (Primo Stadio). L'insegnamento presenta aspetti non usuali e punta al potenziamento delle capacità e possibilità delle persone nell'allenamento ad un incontro intimo con se stessi e alla scoperta ed accettazione di ciò che nasce spontaneamente in sè. (Autogonon).
Il Secondo Stadio consta di sedute individuali il cui nucleo è denominato Terapia Immaginativa Analitica Autogena. Il Terzo Stadio consta del Training Autogeno Avanzato(Superiore) Analitico (T.A.A.A.) di Schultz /Wallnöfer. Il Quarto Stadio viene denominato Terapia Autogena con Collaborazione di tipo Analitico del Terapeuta. Gli autori hanno elaborato un loro modello metapsicologico per poter chiarire alcuni meccanismi di guarigione del T.A.; in particolare individuano, come fondamentale meccanismo, la scomposizione di pacchetti sincretici di vissuti emozionali. Questo sarebbe il primo passo per un riordino successivo di pacchetti esperenziali, riferendosi ai quali, la persona può orientarsi emotivamente più correttamente nella vita.
Parole chiave training autogeno
iter autogeno
allenamento
analisi
catarsi
riordino
PREMESSA
I.H. Schultz (1951[ii] - 1968[iii]) e allievi W.Luthe (1965[iv]), Wallnöfer H.(1992[v]) G. Kraft.1977[vi]) K Thomas (1986[vii]) hanno elaborato un complesso , completo, duttile, coerente sistema psicoterapeutico e psicopromozionale. Tale sistema parte dall'idea dell'unità e del continuum fra psiche e soma, e, attraverso l'ALLENAMENTO all'accettazione profonda e al lasciar emergere ciò che nasce spontaneo -AUTOGONON-, arriva alla gestione, a fini terapeutici e psicopromozionali di tali preziosi momenti; usufruisce di meccanismi sia di tipo analitico che catartico.
a) Unità e continuum psiche/soma. L'idea originale di Schultz è di gettare un ponte, e trovare i collegamenti e i corrispettivi, fra psiche e soma; è uno dei pilastri della sua costruzione
L'insieme di stimolazioni, esperienze, immagazzinate nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi, sul completamento dell'albero dendritico e sulla mielinizzazione degli assoni.
La struttura che così si plasma sottende i meccanismi mentali di elaborazione delle esperienze. Dice E.R.Kandel (1998[viii]): "....Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell'efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera..... I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento."
b) Allenamento. I. H.Schultz introduce, fra i primi,nella storia della psicoterapia, l'allenamento come uno degli assi portanti della stessa.
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni" biologici non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute moltissime volte ed è ciò che è emerso con la prassi: Prior M.(1990)[ix], Gastaldo,Ottobre & Prior (1995)[x].
c) Autogonon. L'idea rivoluzionaria di Freud (1980[xi]) è stata quella di far emergere contenuti inconsci in piena coscienza attraverso le associazioni libere; in tali associazioni lo stato di coscienza è di "veglia passiva" e l'atteggiamento di fondo è "lascio che accada": non si seguono le direttive della razionalità, ma si lascia che accada una associazione data da collegamenti inconsci.
Schultz inventa una modalità e un allenamento per potenziare questa naturale possibilità e capacità dell'uomo.
Lo stato di coscienza che si verifica in momenti molto brevi nelle associazioni libere, può, mediante un apposito allenamento, mantenersi a lungo permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconsce o sub-consce, di emergere in perfetto stato di coscienza; è ciò che si ottiene con l'allenamento con il Training Autogeno; Gastaldo G. Ottobre M.(1988[xii]1994[xiii]) "Le immagini di cui parliamo non sono le "immagini visive", ma ogni forma di pseudo-allucinazione: visiva, auditiva, olfattiva, gustativa, cenestesica, ogni parola reale o metaforica, ogni sensazione, ogni gesto o movimento non casuali, ma tendenti ad essere "immagine" di un quid che ci appartiene ma non conosciamo".
L' iter di Psicoterapia Autogena in quattro stadi, da noi elaborato e sperimentato su circa tremila soggetti, si può considerare uno dei possibili percorsi psicoterapeutici potenzialmente costruibili rimanendo coerenti alle premesse, allo stile e alle tecniche elaborate da Schultz e allievi. La srutturazione in stadi così definiti è stata solo una esigenza di validazione statistica. Ogni paziente conclude il proprio Iter allo stadio in cui ritiene di aver raggiunto i risultati sperati e, in caso contrario, può decidere di accedere allo stadio successivo.
Con questa strutturazione l'Iter può definirsi una "Psicoterapia quanto basta". Chi segue solo l'insegnamento del I Stadio (9 incontri) ha fatto una terapia breve e ciò accade per i due terzi dei casi; chi fa anche il secondo e terzo stadio fa una terapia di media durata (50/70 sedute comprendenti quelle singole e quelle di gruppo). Circa il cinque per cento dei pazienti fanno una psicoterapia lunga che si prolunga per molti anni. I soggetti che abbandonano i vari stadi sono: 3,75% per il primo stadio e 3% per il secondo e per il terzo.
I STADIO
Il I STADIO consta del Training Autogeno Inferiore o meglio Somatico o basale (T.A.I.). E', insegnato a gruppi di otto/dodici persone in nove incontri , della durata di tre ore ciascuna. La frequenza è settimanale . L'insegnamento è inusuale rispetto a quello tradizionale mentre il contenuto si mantiene coerente ai canoni del metodo insegnato da Schultz.
Prima di iniziare l'insegnamento dei sei esercizi standard del Training Autogeno Inferiore: pesantezza, calore, cuore, respiro, plesso solare e fronte, si premettono tre incontri per introdurre l'allievo all'ascolto delle sensazioni corporee, in particolare, e all'ascolto di sé, in generale.
Nel primo incontro, uno degli stimoli di riflessione è dato dal seguente cartellone (figura n1).
Figura n 1: AUTOGENO significa "si genera da sé"
Gastaldo/Ottobre nel dividere l’Iter in quattro stadi ben definiti hanno tenuto presente anche l’obiettivo di scaglionare una batteria di Test di controllo alla fine di ogni stadio in modo di poter valutare i risultati clinico statistici di ogni tappa della terapia.
A) Iter autogeno in quattro stadi; versione in lingua italiana
1st Congress for Psychotherapy WPC 30 June / 4 July 1996 - VIENNA
Giovanni Gastaldo Miranda Ottobre
Associazione A.I.R.D.A.[i]
Abstract
Gli autori considerano il loro ITER di Psicoterapia Autogena uno dei tanti potenzialmente costruibili con quel complesso, flessibile, completo sistema di psicoterapia e psicopromozionalità che è il Training Autogeno; il fissare l'iter in stadi definiti è anche una esigenza di validazione statistica. Verificano, stadio per stadio, l'efficacia del loro lavoro. Questa costruzione psicoterapeutica ha le proprie fondamenta nel Training Autogeno Inferiore (Primo Stadio). L'insegnamento presenta aspetti non usuali e punta al potenziamento delle capacità e possibilità delle persone nell'allenamento ad un incontro intimo con se stessi e alla scoperta ed accettazione di ciò che nasce spontaneamente in sè. (Autogonon).
Il Secondo Stadio consta di sedute individuali il cui nucleo è denominato Terapia Immaginativa Analitica Autogena. Il Terzo Stadio consta del Training Autogeno Avanzato(Superiore) Analitico (T.A.A.A.) di Schultz /Wallnöfer. Il Quarto Stadio viene denominato Terapia Autogena con Collaborazione di tipo Analitico del Terapeuta. Gli autori hanno elaborato un loro modello metapsicologico per poter chiarire alcuni meccanismi di guarigione del T.A.; in particolare individuano, come fondamentale meccanismo, la scomposizione di pacchetti sincretici di vissuti emozionali. Questo sarebbe il primo passo per un riordino successivo di pacchetti esperenziali, riferendosi ai quali, la persona può orientarsi emotivamente più correttamente nella vita.
Parole chiave training autogeno
iter autogeno
allenamento
analisi
catarsi
riordino
PREMESSA
I.H. Schultz (1951[ii] - 1968[iii]) e allievi W.Luthe (1965[iv]), Wallnöfer H.(1992[v]) G. Kraft.1977[vi]) K Thomas (1986[vii]) hanno elaborato un complesso , completo, duttile, coerente sistema psicoterapeutico e psicopromozionale. Tale sistema parte dall'idea dell'unità e del continuum fra psiche e soma, e, attraverso l'ALLENAMENTO all'accettazione profonda e al lasciar emergere ciò che nasce spontaneo -AUTOGONON-, arriva alla gestione, a fini terapeutici e psicopromozionali di tali preziosi momenti; usufruisce di meccanismi sia di tipo analitico che catartico.
a) Unità e continuum psiche/soma. L'idea originale di Schultz è di gettare un ponte, e trovare i collegamenti e i corrispettivi, fra psiche e soma; è uno dei pilastri della sua costruzione
L'insieme di stimolazioni, esperienze, immagazzinate nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi, sul completamento dell'albero dendritico e sulla mielinizzazione degli assoni.
La struttura che così si plasma sottende i meccanismi mentali di elaborazione delle esperienze. Dice E.R.Kandel (1998[viii]): "....Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell'efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera..... I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento."
b) Allenamento. I. H.Schultz introduce, fra i primi,nella storia della psicoterapia, l'allenamento come uno degli assi portanti della stessa.
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni" biologici non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute moltissime volte ed è ciò che è emerso con la prassi: Prior M.(1990)[ix], Gastaldo,Ottobre & Prior (1995)[x].
c) Autogonon. L'idea rivoluzionaria di Freud (1980[xi]) è stata quella di far emergere contenuti inconsci in piena coscienza attraverso le associazioni libere; in tali associazioni lo stato di coscienza è di "veglia passiva" e l'atteggiamento di fondo è "lascio che accada": non si seguono le direttive della razionalità, ma si lascia che accada una associazione data da collegamenti inconsci.
Schultz inventa una modalità e un allenamento per potenziare questa naturale possibilità e capacità dell'uomo.
Lo stato di coscienza che si verifica in momenti molto brevi nelle associazioni libere, può, mediante un apposito allenamento, mantenersi a lungo permettendo così , a lunghissime sequenze di "immagini" e di associazioni inconsce o sub-consce, di emergere in perfetto stato di coscienza; è ciò che si ottiene con l'allenamento con il Training Autogeno; Gastaldo G. Ottobre M.(1988[xii]1994[xiii]) "Le immagini di cui parliamo non sono le "immagini visive", ma ogni forma di pseudo-allucinazione: visiva, auditiva, olfattiva, gustativa, cenestesica, ogni parola reale o metaforica, ogni sensazione, ogni gesto o movimento non casuali, ma tendenti ad essere "immagine" di un quid che ci appartiene ma non conosciamo".
L' iter di Psicoterapia Autogena in quattro stadi, da noi elaborato e sperimentato su circa tremila soggetti, si può considerare uno dei possibili percorsi psicoterapeutici potenzialmente costruibili rimanendo coerenti alle premesse, allo stile e alle tecniche elaborate da Schultz e allievi. La srutturazione in stadi così definiti è stata solo una esigenza di validazione statistica. Ogni paziente conclude il proprio Iter allo stadio in cui ritiene di aver raggiunto i risultati sperati e, in caso contrario, può decidere di accedere allo stadio successivo.
Con questa strutturazione l'Iter può definirsi una "Psicoterapia quanto basta". Chi segue solo l'insegnamento del I Stadio (9 incontri) ha fatto una terapia breve e ciò accade per i due terzi dei casi; chi fa anche il secondo e terzo stadio fa una terapia di media durata (50/70 sedute comprendenti quelle singole e quelle di gruppo). Circa il cinque per cento dei pazienti fanno una psicoterapia lunga che si prolunga per molti anni. I soggetti che abbandonano i vari stadi sono: 3,75% per il primo stadio e 3% per il secondo e per il terzo.
I STADIO
Il I STADIO consta del Training Autogeno Inferiore o meglio Somatico o basale (T.A.I.). E', insegnato a gruppi di otto/dodici persone in nove incontri , della durata di tre ore ciascuna. La frequenza è settimanale . L'insegnamento è inusuale rispetto a quello tradizionale mentre il contenuto si mantiene coerente ai canoni del metodo insegnato da Schultz.
Prima di iniziare l'insegnamento dei sei esercizi standard del Training Autogeno Inferiore: pesantezza, calore, cuore, respiro, plesso solare e fronte, si premettono tre incontri per introdurre l'allievo all'ascolto delle sensazioni corporee, in particolare, e all'ascolto di sé, in generale.
Nel primo incontro, uno degli stimoli di riflessione è dato dal seguente cartellone (figura n1).
Figura n 1: AUTOGENO significa "si genera da sé"
(Scritte nella figura: -Training significa allenamento.
-Autogeno: cosa significa autogeno? Perchè inventare una parola difficile?
-Ciò che nasce nel soggetto è indotto dall'esterno da un comando o da un influenzamento: questo non è autogeno
-Il soggetto ricerca attentamente ciò che nasce spontaneamente nel suo essere psicofisico: questo è autogeno
AUTOGENO = SI GENERA DA SE')
Commentiamo il cartellone dicendo: "ottime tecniche psicoterapiche e psicopromozionali si possono rifare all'auto o etero suggestione. La suggestione in sé non è né negativa né positiva; è un substrato nel quale, in ogni momento della giornata, siamo immmersi. Nel T.A. ci si esercita a non essere nell'auto o etero-suggestione; ciò non per evitare una cosa negativa, ma per fare una esperienza alternativa, per cogliere ciò che nasce in di sé per autogenerazione interna.
Nel T. A. accade, in uno stato di coscienza diverso, ciò che si ha nel sogno R.E.M.. In questo stadio del sonno il cervello provvede ad escludere la percezione del mondo esterno e si autoinibisce la capacità di agire in esso; questo per mettere in scena un suo proprio mondo creato in un'incessante elaborazione ed integrazione di pacchetti di esperienze avute in ogni età. Potremmo forse parlare di un autoreset interno.
Nel T. A. abbiamo una situazione analoga. Il portare in primo piano l'incontro con se stessi ci induce ad uno spontaneo accantonare ogni apporto del mondo esterno. Il fenomeno della deconnessione muscolare, con i rarissimi treni di impulsi che dal cervello arrivano alle placche neuromuscolari, riproduce, in tono minore, il fenomeno di deconnessione cervello/ muscoli durante il sonno R.E.M.. In questa situazione il cervello è pronto per partire in una sua autoctona produzione. Questa possibilità costituisce il fulcro dell'attività psicoterapeutica degli stadi successivi.
Nel primo incontro i pazienti espongono le loro aspettative rispetto al corso di T.A.: guarire o migliorare rispetto alla loro ansia, depressione, fobie, compulsività, insonnia, disturbi psicosomatici ecc. Dalla conversazione emerge l'inizio della consapevolezza di come siano interconnessi gli aspetti psichici con quelli somatici; si informa che possiamo "entrare" in quella realtà, che noi siamo, da entrambe le due facciate: psichica e fisica. La scelta di Schultz è stata quella di scegliere come porta d'entrata quest'ultima, che va pertanto sperimentata e conosciuta.
Le esperienze nella vita intrauterina e dei primi anni di vita, attraverso le sensazioni, hanno modulato i circuiti neuronali di relazione con il mondo; attraverso la stessa strada li ritroveremo per rimodularli. Proponiamo quindi la seguente consegna:
Per alcune volte al giorno:
ASCOLTO DELLE SENSAZIONI F I S I C H E
· quando cammino verso una precisa meta
· quando cammino senza una precisa meta (es. passeggiare)
· quando eseguo una azione abituale del mio lavoro
Alla fine del secondo incontro variamo le consegne nel modo seguente:
Per alcune volte al giorno:
ASCOLTO DELLE SENSAZIONI F I S I C H E
quando, in una sosta dalla attività, posso dedicarmi
all'ascolto di me stesso
Il secondo e il terzo incontro sono dedicati all'analisi di ciò che è emerso dall'ascolto.
Emergono vissuti molto interessanti, come l'incapacità, e talvolta il rifiuto intimo, diascoltare in senso generale e, più in particolare, di ascoltare le sensazioni del proprio corpo e se stessi.
Emerge ancora la propensione a considerare il proprio corpo come "corpo robot" e come strumento di produzione, anzichè come "corpo proprio"; emergono ancora atteggiamenti profondi quali: l'efficientismo, l'autoritarismo verso se stessi e verso gli altri, la mentalità dogmatica, la competitività portata al parossismo. Si scopre la stretta dipendenza dell'ansia da tali atteggiamenti.
Raramente nel secondo incontro , ma sicuramente nel terzo, vengono riportate sensazioni quali: pesantezza e calore piacevoli, respiro e cuore calmi e regolari, pancia calda; tipiche sensazioni autogene. Facciamo notare che tali sensazioni si generano spontaneamente e che non possono essere dovute ad una suggestione in quanto non conoscono le frasi tipiche del T.A. come: "braccio pesante o caldo". Altri riportano sensazioni come ad es.: leggerezza, piacevole gonfiore; anch'esse con le caratteristiche delle sensazioni autogene cioè: globali, interne, piacevoli o neutre,. Quasi sempre qualcuno si accorge che le sensazioni autogene, spontaneamente comparse mentre stavano ad ascoltarsi, non riappaiono più, negli esercizi successivi; scoprono che questo era accaduto quando si aspettavano la riapparizione della sensazione.
si delinea così una contrapposizione fra due precisi atteggiamenti mentali:
L A S C I O C H E A C C A D A e ascolto ciò che accade
desidero, voglio,cerco di, mi sforzo che accada una sensazione
Questa contrapposizione si fa più netta quando qualcuno esordisce: Ho cercato di rilassarmi ma, pur essendomi sforzato, non ci sono riuscito.
Alla fine del terzo incontro diamo le consegne tipiche del T.A.: "braccio pesante"
La reazione di qualcuno del gruppo è: "Ho già sentita la pesantezza! perchè ora dovrei comandarmela?"; la nostra risposta è una domanda retorica: "Abbiamo forse parlato di comando? Il fulcro rimane sempre l'ASCOLTO; ascoltate ciò che nasce spontaneamente nel vostro braccio e in tutto il vostro essere psicofisico precisamente come avete fatto queste due settimane. Imparerete con l'allenamento a non dare alcuna importanza alla frase che mentalmente ripetete; a non considerarla un' autosuggestione o un comando, ma uno stimolo"
Mostriamo due cartelloni illustrativi di situazioni di comando e di stimolo:
Nel primo un giovane chiama i propri cani con l'apposito fischio; tale fischio è quindi un segnale di comando. Nella sua mente c'è una tensione a far accadere e l' aspettativa che accada ciò che vuole; ci sarà pure presente l'atteggiamento del "giudizio di valore" pronto a scattare appena i fatti si siano realizzati; sarà un giudizio positivo se i cani obbediscono oppure negativo quando succede il contrario.
-Autogeno: cosa significa autogeno? Perchè inventare una parola difficile?
-Ciò che nasce nel soggetto è indotto dall'esterno da un comando o da un influenzamento: questo non è autogeno
-Il soggetto ricerca attentamente ciò che nasce spontaneamente nel suo essere psicofisico: questo è autogeno
AUTOGENO = SI GENERA DA SE')
Commentiamo il cartellone dicendo: "ottime tecniche psicoterapiche e psicopromozionali si possono rifare all'auto o etero suggestione. La suggestione in sé non è né negativa né positiva; è un substrato nel quale, in ogni momento della giornata, siamo immmersi. Nel T.A. ci si esercita a non essere nell'auto o etero-suggestione; ciò non per evitare una cosa negativa, ma per fare una esperienza alternativa, per cogliere ciò che nasce in di sé per autogenerazione interna.
Nel T. A. accade, in uno stato di coscienza diverso, ciò che si ha nel sogno R.E.M.. In questo stadio del sonno il cervello provvede ad escludere la percezione del mondo esterno e si autoinibisce la capacità di agire in esso; questo per mettere in scena un suo proprio mondo creato in un'incessante elaborazione ed integrazione di pacchetti di esperienze avute in ogni età. Potremmo forse parlare di un autoreset interno.
Nel T. A. abbiamo una situazione analoga. Il portare in primo piano l'incontro con se stessi ci induce ad uno spontaneo accantonare ogni apporto del mondo esterno. Il fenomeno della deconnessione muscolare, con i rarissimi treni di impulsi che dal cervello arrivano alle placche neuromuscolari, riproduce, in tono minore, il fenomeno di deconnessione cervello/ muscoli durante il sonno R.E.M.. In questa situazione il cervello è pronto per partire in una sua autoctona produzione. Questa possibilità costituisce il fulcro dell'attività psicoterapeutica degli stadi successivi.
Nel primo incontro i pazienti espongono le loro aspettative rispetto al corso di T.A.: guarire o migliorare rispetto alla loro ansia, depressione, fobie, compulsività, insonnia, disturbi psicosomatici ecc. Dalla conversazione emerge l'inizio della consapevolezza di come siano interconnessi gli aspetti psichici con quelli somatici; si informa che possiamo "entrare" in quella realtà, che noi siamo, da entrambe le due facciate: psichica e fisica. La scelta di Schultz è stata quella di scegliere come porta d'entrata quest'ultima, che va pertanto sperimentata e conosciuta.
Le esperienze nella vita intrauterina e dei primi anni di vita, attraverso le sensazioni, hanno modulato i circuiti neuronali di relazione con il mondo; attraverso la stessa strada li ritroveremo per rimodularli. Proponiamo quindi la seguente consegna:
Per alcune volte al giorno:
ASCOLTO DELLE SENSAZIONI F I S I C H E
· quando cammino verso una precisa meta
· quando cammino senza una precisa meta (es. passeggiare)
· quando eseguo una azione abituale del mio lavoro
Alla fine del secondo incontro variamo le consegne nel modo seguente:
Per alcune volte al giorno:
ASCOLTO DELLE SENSAZIONI F I S I C H E
quando, in una sosta dalla attività, posso dedicarmi
all'ascolto di me stesso
Il secondo e il terzo incontro sono dedicati all'analisi di ciò che è emerso dall'ascolto.
Emergono vissuti molto interessanti, come l'incapacità, e talvolta il rifiuto intimo, diascoltare in senso generale e, più in particolare, di ascoltare le sensazioni del proprio corpo e se stessi.
Emerge ancora la propensione a considerare il proprio corpo come "corpo robot" e come strumento di produzione, anzichè come "corpo proprio"; emergono ancora atteggiamenti profondi quali: l'efficientismo, l'autoritarismo verso se stessi e verso gli altri, la mentalità dogmatica, la competitività portata al parossismo. Si scopre la stretta dipendenza dell'ansia da tali atteggiamenti.
Raramente nel secondo incontro , ma sicuramente nel terzo, vengono riportate sensazioni quali: pesantezza e calore piacevoli, respiro e cuore calmi e regolari, pancia calda; tipiche sensazioni autogene. Facciamo notare che tali sensazioni si generano spontaneamente e che non possono essere dovute ad una suggestione in quanto non conoscono le frasi tipiche del T.A. come: "braccio pesante o caldo". Altri riportano sensazioni come ad es.: leggerezza, piacevole gonfiore; anch'esse con le caratteristiche delle sensazioni autogene cioè: globali, interne, piacevoli o neutre,. Quasi sempre qualcuno si accorge che le sensazioni autogene, spontaneamente comparse mentre stavano ad ascoltarsi, non riappaiono più, negli esercizi successivi; scoprono che questo era accaduto quando si aspettavano la riapparizione della sensazione.
si delinea così una contrapposizione fra due precisi atteggiamenti mentali:
L A S C I O C H E A C C A D A e ascolto ciò che accade
desidero, voglio,cerco di, mi sforzo che accada una sensazione
Questa contrapposizione si fa più netta quando qualcuno esordisce: Ho cercato di rilassarmi ma, pur essendomi sforzato, non ci sono riuscito.
Alla fine del terzo incontro diamo le consegne tipiche del T.A.: "braccio pesante"
La reazione di qualcuno del gruppo è: "Ho già sentita la pesantezza! perchè ora dovrei comandarmela?"; la nostra risposta è una domanda retorica: "Abbiamo forse parlato di comando? Il fulcro rimane sempre l'ASCOLTO; ascoltate ciò che nasce spontaneamente nel vostro braccio e in tutto il vostro essere psicofisico precisamente come avete fatto queste due settimane. Imparerete con l'allenamento a non dare alcuna importanza alla frase che mentalmente ripetete; a non considerarla un' autosuggestione o un comando, ma uno stimolo"
Mostriamo due cartelloni illustrativi di situazioni di comando e di stimolo:
Nel primo un giovane chiama i propri cani con l'apposito fischio; tale fischio è quindi un segnale di comando. Nella sua mente c'è una tensione a far accadere e l' aspettativa che accada ciò che vuole; ci sarà pure presente l'atteggiamento del "giudizio di valore" pronto a scattare appena i fatti si siano realizzati; sarà un giudizio positivo se i cani obbediscono oppure negativo quando succede il contrario.
figura n° 2 I° situazione: segnale = comando
(Scritte nella figura: -1° situazione; segnale = comando: voglio che accada...mi aspetto che...giudico....
-Faccio in modo che...mi sforzo a...sono teso a far accadere...TENSIONE. ...
-A quali stati d'animo può portare questa situazione?)
Possiamo così elencare tre aspetti che compaiono quando il segnale è un comando: tensione, aspettativa, giudizio di valore; tale triade costituisce un coerente e preciso modo di essere psichico al quale certamente corrisponde un altrettanto modo di essere del sistema neurovegetativo ( prevalenza del sistema simpatico), e del corpo. A questi a sua volta, per ognuno di noi, corrispondono precise sensazioni.
(Scritte nella figura: -1° situazione; segnale = comando: voglio che accada...mi aspetto che...giudico....
-Faccio in modo che...mi sforzo a...sono teso a far accadere...TENSIONE. ...
-A quali stati d'animo può portare questa situazione?)
Possiamo così elencare tre aspetti che compaiono quando il segnale è un comando: tensione, aspettativa, giudizio di valore; tale triade costituisce un coerente e preciso modo di essere psichico al quale certamente corrisponde un altrettanto modo di essere del sistema neurovegetativo ( prevalenza del sistema simpatico), e del corpo. A questi a sua volta, per ognuno di noi, corrispondono precise sensazioni.
figura n° 3 II° situazione: segnale = stimolo
(Scritte nella figura: - situazione sperimentale; lascio che accada:osservo, registro, accetto, conosco)
Quest'altro cartellone illustra una situazione del tutto diversa e complementare; purtroppo non conosciamo questa situazione bene come la precededente, perché è raro che si verifichi nella nostra vita quotidiana. E' un segno della nostra cultura.
Anche qui c'è un segnale che è un fischio; questa volta tuttavia questo segnale non è un comando ma uno stimolo. (Il comando è un segnale che "spinge" a fare qualche cosa di preciso; lo stimolo invece lascia libero chi è stimolato a dare .la risposta che desidera).
Il giovanotto vuole fare un esperimento per conoscere le modalità di reazione del proprio cane; ha una cinepresa puntata a registrarne la reazione quando emetterà un fischio. Il fischio non è quello del richiamo, ma un fischio inventato al momento, che ha una modulazione particolare, casuale.
Possiamo ragionevolmente pensare che la situazione psicologica iniziale sarà caratterizzata dalle seguenti tre caratteristiche: curiosità, interesse, amore per la conoscenza;
Dopo la risposta al segnale lo stato d'animo del giovane sarà di curiosità e interesse; qualsiasi sarà la risposta, il giovanotto penserà:"Guarda che interessante! ciò mi permette di formulare delle ipotesi di lavoro per successivi esperimenti al fine di raggiungere una maggior conoscenza.
Questa è la situazione nel Training A.: diamo uno stimolo al nostro essere psicofisico e , come una cinepresa puntata su di noi, registriamo ciò che accade. La cinepresa non ha volontà, non ha aspettative, non da giudizi ma semplicemente registra. Un po' alla volta ci alleniamo al:
"lascio che accada in me in questo momento ; accetto qualsiasi cosa accada"
I pazienti si allenano così a non dare comandi al proprio essere psicofisico, a non avere aspettative, a non dare giudizi di valore alle risposte, ad accogliere con curiosità ogni risposta, compresa la non risposta, ad accettare qualsiasi cosa accada quando lascio che accada.
Acquisiscono ,man mano, la capacità di rimanere in un stato in cui conscio e inconscio, ciò che è attribuito all'emisfero destro e ciò che è attribuito al sinistro, coesistano in un continuo passaggio fluido e dinamico dall'uno all'altro
II, III IV STADIO G.Gastaldo, M. Ottobre (1987 [i]1994[ii])
Nel II stadio le sedute sono individuali, la frequenza settimanale; s'inizia dopo otto mesi, uno o due anni di allenamento con il T.A.I.. Nelle sedute il paziente, dopo aver fatto il T.A.I., assiste e racconta ciò che "allucina", immagina o percepisce come sensazioni fisiche o psichiche. Ciò che emerge spontaneamente, durante lo stato autogeno, a volte anche in sequenze di un'ora e più, è molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc.. Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto dà a se stesso uno o più messaggi.
Alle volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C.G. Jung, o di E. Erikson, di M. Klein, O. Rank, W. Reich, E. Berne ecc. La registrazione della seduta sarà trascritta dal paziente a domicilio. Egli è invitato anche a riflettere sul messaggio che ha voluto darsi attraverso quel vissuto immaginativo. Tale messaggio sarà discusso con il terapeuta all'incontro successivo, prima della successiva seduta immaginativa.
Nel III stadio gli incontri sono di gruppo, della durata di tre ore, a frequenza quindicinale; i partecipanti sono 5 / 6. In ogni incontro si analizza ciò che è emerso nelle sedute fatte a domicilio le quali sono simili a quelle del secondo stadio; la differenza fondamentale consiste nel fatto che non è presente il terapeuta e che fra il T.A.I e la parte di seduta immaginativa, il paziente mentalmente elabora lo "stimolo" che ha avuto come consegna in quella quindicina. Gli stimoli sono quelli proposti nel T.A.S di Schultz / Wallnöfer (1978[iii]) con aggiunta di alcuni altri da noi introdotti ( questi ultimi quì in corsivo). Si premette sempre "davanti al mio occhio interiore lascio apparire....": - un colore - quel colore - un blu profondo e su questo (con formula propria) un limone - un cubo - un cerchio - un triangolo - il mare, mi distendo sulla sua superficie mi lascio scendere lentamente sul fondo - una montagna e vi salgo - il mare e la montagna - vedo(nomina un concetto astratto che viene in mente in quel momento) - una persona - quella persona - un vaso - una spada - un vaso e una spada nel bosco - me stesso - Chiedo al mio inconscio la risposta a questa domanda...
A questo punto dell'iter il paziente ha imparato a lavorare su di sé con il T.A.I. e a fare sedute a casa tipo II stadio, cioè atematiche, e tipo III stadio cioè con uno stimolo; ha imparato inoltre ad ascoltare e far tesoro di tanti messaggi che gli vengono dalla parte più profonda di sé. Possiamo dire che ha raggiunto una certa autonomia per cui sarà lui stesso a indicare al terapeuta se vorrà essere ancora seguito o no, e se sì in quali termini; inizia così il IV stadio, che è pertanto differente per ogni persona..
Per comprendere e interpretare meglio ciò che avviene nelle sedute, sia del secondo che del terzo e quarto stadio, abbiamo elaborato un modello metapsicologico (Gastaldo, Ottobre 1988 [iv], 1994 [v]).Una brevissima illustrazione di tale modello può essere questa.
A) "Pacchetti di esperienze", vissuti negli ultimi mesi di vita intrauterina e nei primi anni di vita, hanno plasmato, nell'apparato psichico, modalità di risposta agli avvenimenti della vita. Il cervello, per avere nel suo interno una "biblioteca" ordinata e celermente consultabile, per poter prendere tempestive, precise, coerenti decisioni nella vita, ha catalogato tutte le esperienze fatte e le ha unite in pacchetti omogenei dal punto di vista emozionale.
B) il cervello ha inoltre contrassegnato tali pacchetti con simboli dei quali ecco alcuni esempi. 1) Nell' apparato psichico di un paziente una piovra può contrassegnare il pacchetto di esperienze di madre iperprotettiva: come la piovra con i suoi tanti tentacoli, così la madre impedisce ogni manifestazione vitale producendo blocchi con innumerevoli divieti. 2) Una rocciosa montagna torreggiante può essere assunta come simbolo delle esperienze in cui il padre è poco affettuoso, duro e incombente ma anche stabile e forte. 3) Un'orsa calda e morbida, come un grande peluche, può contrassegnare il pacchetto di esperienze di quando la madre era affettuosa e tenera 4) Una voragine che si apre sotto i piedi può simboleggiare le sensazioni ed emozioni di quando la madre era assente e quindi mancava il terreno che regge in vita.
I simboli sono le parole con le quali costruiamo il nostro dialogo interno emotivo, dal quale dipende il nostro modo di porci nella vita.
C) Il nostro apparato psichico, nel costruire la propria "biblioteca", dove fare ricerche per interpretare il mondo e agire coerentemente in esso, può aver commessi errori. Questo può succedere perché le esperienze possono presentarsi in modo equivoco: l'esperienza di madre assente, perché in ospedale ammalata, può essere interpretata dall'apparato psichico del bambino a otto mesi di vita, come madre che abbandona, tradisce, rifiuta; da questo un'insicurezza di base e una paura perenne di essere abbandonati, rifiutati o traditi. Così l'assistere alla scena dei genitori che fanno all'amore può essere interpretato come una aggressione del padre verso la madre; da ciò una paura verso le figure maschili.
In questo modo si formano pacchetti esperenziali di riferimento, formati da esperienze non omogenee e marchiati da simboli non congrui. Da questo derivano paure, rabbie, invidie, insicurezze, incapacità a reagire in modo adeguato agli avvenimenti della vita.
Premesso questo, possiamo dire che il lavoro nel II e III e IV stadio del nostro iter, rappresenta l'intervenire in questa nostra biblioteca interna. Il bibliotecario, cioè lo stesso apparato psichico del paziente, procede a visionare volume per volume, scindendo gli insiemi di libri non omogenei (analisi = scissione), e colloca ogni libro nello scomparto adeguato (riordino). Questo "portar fuori" il libro dallo scaffale sbagliato lo chiamiamo (catarsi); questa emersione di vissuti per noi non è un semplice fatto di liberazione di un vissuto traumatico, ma è il frutto di un processo più complesso cioè di una scissione di un pacchetto di esperienze sincretico; questa scissione è il fatto fondamentale, mentre l'emergere del vissuto ne è una conseguenza
Durante lo stato autogeno c'è l'emersione di sequenze di simboli che interagiscono tra loro in un continuo e dinamico incontrarsi, scontrarsi, confrontarsi, anche con tutta l'esperienza e la consapevolezza attuale.
L'apparato psichico, in questi momenti, fa (zoom) sui simboli che contrassegnano i vari pacchetti di esperienze. Essendo presenti altri pacchetti di esperienze e tutta la consapevolezza attuale, quasi automaticamente esso si accorge che una parte del pacchetto non è congrua con l'insieme, e la scinde, (analisi). Ciò è simile a quando, con un cannocchiale, guardiamo una realtà lontana; subito ci accorgiamo che è composta da tante realtà anche distinte; ci accorgiamo che un antico castello, che sembrava da lontano solo un ammasso di rovine, ha invece delle parti ancora sane e abitate.
ZOOM, ANALISI, CATARSI, RIORDINO, sono alcune fra le più importanti parole chiave della Terapia Autogena, come da noi intesa e strutturata.
1. [1]A.I.R.D.A. Associazione Interdisciplinare Ricerca e Didattica sull'Autogenicità. (Interdisciplinary Autogenicity Research and Didactics Association)
2. ANDEL E. R.:" Principi di neuroscienze" ; Casa Editrice Ambrosiana, seconda edizione, Milano 1988 -pag 881.
3. FREUD S.: "Freud Opere" in 12 volumi; Vol. 7 pag 389, Boringhieri Ed. - Torino 1980.
4. GASTALDO G. OTTOBRE M. & PRIOR M.: "La psicoterapia autogena in quattro stadi: Analisi statistica su duemila casi" Imagination, Nr. 2/1995. pag. 92, Facultas - Universitäts verlag, Wien 1995.
5. GASTALDO G. OTTOBRE M. : "Il Training Autogeno in quattro stadi; l'appuntamento con se stessi"; pag. 85, Armando Editore, Roma 1994
6. GASTALDO G. OTTOBRE M.: "Nel labirinto con il filo di Arianna; lo strutturarsi delle vie dell'energia durante l'età evolutiva". Piovan Editore , Abano Terme Padova 1987. Vedi nota n° 13 pagg. 63 e seguenti.
7. GASTALDO G. OTTOBRE M.: T.I.A.A.: "Terapia Immaginativa Analitica Autogena" Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi, Vol !%, n. 1. Edizioni Minerva Medica, Torino 1988. See note n° 13 at page 63 and following, pages 98/102.
8. GASTALDO G.: "Lo stato autogeno e il tiro con l'arco nello Zen". Rassegna di psicoterapie, ipnosi;Vol. 15, n. 3, Edizioni Minerva Medica, Torino 1988
9. KRAPF G.: "Autogenes Training aus der praxsis" J.F. Lehmanns Verlag. München 1977
10. LUTHE W.: "Autogenic Therapy". Grume & Stratton, New York, London 1965
11. PRIOR M.: "A.T. Somatico: incidenza della variabile «regolarità dell'allenamento» nella diminuzione dell'ansia e della depressione", rivista di psicoterapie, ipnosi, vol. 1, n.1, edizioni EUR 1990.
12. SCHULTZ I.. H.: "Bionome Psychotherapie", Thiene, Stuttgart, 1951.
13. SCHULTZ I.H.: "Il Training Autogeno". Feltrinelli Editore , Milano -I - II Vol 1968.
14. THOMAS K.: "Autoipnosi e Training Autogeno" ; Ed. Mediterranee, Roma 1986
15. WALLNÖFER H.: "Anima senza ansia". Edizioni Universitarie Romane, Roma 1992
16. WALLNÖFER H.: "Tecniche analitiche nel ciclo superiore del Training Autogeno". Psicoterapie, pag 148, numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T., Padova
(Scritte nella figura: - situazione sperimentale; lascio che accada:osservo, registro, accetto, conosco)
Quest'altro cartellone illustra una situazione del tutto diversa e complementare; purtroppo non conosciamo questa situazione bene come la precededente, perché è raro che si verifichi nella nostra vita quotidiana. E' un segno della nostra cultura.
Anche qui c'è un segnale che è un fischio; questa volta tuttavia questo segnale non è un comando ma uno stimolo. (Il comando è un segnale che "spinge" a fare qualche cosa di preciso; lo stimolo invece lascia libero chi è stimolato a dare .la risposta che desidera).
Il giovanotto vuole fare un esperimento per conoscere le modalità di reazione del proprio cane; ha una cinepresa puntata a registrarne la reazione quando emetterà un fischio. Il fischio non è quello del richiamo, ma un fischio inventato al momento, che ha una modulazione particolare, casuale.
Possiamo ragionevolmente pensare che la situazione psicologica iniziale sarà caratterizzata dalle seguenti tre caratteristiche: curiosità, interesse, amore per la conoscenza;
Dopo la risposta al segnale lo stato d'animo del giovane sarà di curiosità e interesse; qualsiasi sarà la risposta, il giovanotto penserà:"Guarda che interessante! ciò mi permette di formulare delle ipotesi di lavoro per successivi esperimenti al fine di raggiungere una maggior conoscenza.
Questa è la situazione nel Training A.: diamo uno stimolo al nostro essere psicofisico e , come una cinepresa puntata su di noi, registriamo ciò che accade. La cinepresa non ha volontà, non ha aspettative, non da giudizi ma semplicemente registra. Un po' alla volta ci alleniamo al:
"lascio che accada in me in questo momento ; accetto qualsiasi cosa accada"
I pazienti si allenano così a non dare comandi al proprio essere psicofisico, a non avere aspettative, a non dare giudizi di valore alle risposte, ad accogliere con curiosità ogni risposta, compresa la non risposta, ad accettare qualsiasi cosa accada quando lascio che accada.
Acquisiscono ,man mano, la capacità di rimanere in un stato in cui conscio e inconscio, ciò che è attribuito all'emisfero destro e ciò che è attribuito al sinistro, coesistano in un continuo passaggio fluido e dinamico dall'uno all'altro
II, III IV STADIO G.Gastaldo, M. Ottobre (1987 [i]1994[ii])
Nel II stadio le sedute sono individuali, la frequenza settimanale; s'inizia dopo otto mesi, uno o due anni di allenamento con il T.A.I.. Nelle sedute il paziente, dopo aver fatto il T.A.I., assiste e racconta ciò che "allucina", immagina o percepisce come sensazioni fisiche o psichiche. Ciò che emerge spontaneamente, durante lo stato autogeno, a volte anche in sequenze di un'ora e più, è molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc.. Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto dà a se stesso uno o più messaggi.
Alle volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C.G. Jung, o di E. Erikson, di M. Klein, O. Rank, W. Reich, E. Berne ecc. La registrazione della seduta sarà trascritta dal paziente a domicilio. Egli è invitato anche a riflettere sul messaggio che ha voluto darsi attraverso quel vissuto immaginativo. Tale messaggio sarà discusso con il terapeuta all'incontro successivo, prima della successiva seduta immaginativa.
Nel III stadio gli incontri sono di gruppo, della durata di tre ore, a frequenza quindicinale; i partecipanti sono 5 / 6. In ogni incontro si analizza ciò che è emerso nelle sedute fatte a domicilio le quali sono simili a quelle del secondo stadio; la differenza fondamentale consiste nel fatto che non è presente il terapeuta e che fra il T.A.I e la parte di seduta immaginativa, il paziente mentalmente elabora lo "stimolo" che ha avuto come consegna in quella quindicina. Gli stimoli sono quelli proposti nel T.A.S di Schultz / Wallnöfer (1978[iii]) con aggiunta di alcuni altri da noi introdotti ( questi ultimi quì in corsivo). Si premette sempre "davanti al mio occhio interiore lascio apparire....": - un colore - quel colore - un blu profondo e su questo (con formula propria) un limone - un cubo - un cerchio - un triangolo - il mare, mi distendo sulla sua superficie mi lascio scendere lentamente sul fondo - una montagna e vi salgo - il mare e la montagna - vedo(nomina un concetto astratto che viene in mente in quel momento) - una persona - quella persona - un vaso - una spada - un vaso e una spada nel bosco - me stesso - Chiedo al mio inconscio la risposta a questa domanda...
A questo punto dell'iter il paziente ha imparato a lavorare su di sé con il T.A.I. e a fare sedute a casa tipo II stadio, cioè atematiche, e tipo III stadio cioè con uno stimolo; ha imparato inoltre ad ascoltare e far tesoro di tanti messaggi che gli vengono dalla parte più profonda di sé. Possiamo dire che ha raggiunto una certa autonomia per cui sarà lui stesso a indicare al terapeuta se vorrà essere ancora seguito o no, e se sì in quali termini; inizia così il IV stadio, che è pertanto differente per ogni persona..
Per comprendere e interpretare meglio ciò che avviene nelle sedute, sia del secondo che del terzo e quarto stadio, abbiamo elaborato un modello metapsicologico (Gastaldo, Ottobre 1988 [iv], 1994 [v]).Una brevissima illustrazione di tale modello può essere questa.
A) "Pacchetti di esperienze", vissuti negli ultimi mesi di vita intrauterina e nei primi anni di vita, hanno plasmato, nell'apparato psichico, modalità di risposta agli avvenimenti della vita. Il cervello, per avere nel suo interno una "biblioteca" ordinata e celermente consultabile, per poter prendere tempestive, precise, coerenti decisioni nella vita, ha catalogato tutte le esperienze fatte e le ha unite in pacchetti omogenei dal punto di vista emozionale.
B) il cervello ha inoltre contrassegnato tali pacchetti con simboli dei quali ecco alcuni esempi. 1) Nell' apparato psichico di un paziente una piovra può contrassegnare il pacchetto di esperienze di madre iperprotettiva: come la piovra con i suoi tanti tentacoli, così la madre impedisce ogni manifestazione vitale producendo blocchi con innumerevoli divieti. 2) Una rocciosa montagna torreggiante può essere assunta come simbolo delle esperienze in cui il padre è poco affettuoso, duro e incombente ma anche stabile e forte. 3) Un'orsa calda e morbida, come un grande peluche, può contrassegnare il pacchetto di esperienze di quando la madre era affettuosa e tenera 4) Una voragine che si apre sotto i piedi può simboleggiare le sensazioni ed emozioni di quando la madre era assente e quindi mancava il terreno che regge in vita.
I simboli sono le parole con le quali costruiamo il nostro dialogo interno emotivo, dal quale dipende il nostro modo di porci nella vita.
C) Il nostro apparato psichico, nel costruire la propria "biblioteca", dove fare ricerche per interpretare il mondo e agire coerentemente in esso, può aver commessi errori. Questo può succedere perché le esperienze possono presentarsi in modo equivoco: l'esperienza di madre assente, perché in ospedale ammalata, può essere interpretata dall'apparato psichico del bambino a otto mesi di vita, come madre che abbandona, tradisce, rifiuta; da questo un'insicurezza di base e una paura perenne di essere abbandonati, rifiutati o traditi. Così l'assistere alla scena dei genitori che fanno all'amore può essere interpretato come una aggressione del padre verso la madre; da ciò una paura verso le figure maschili.
In questo modo si formano pacchetti esperenziali di riferimento, formati da esperienze non omogenee e marchiati da simboli non congrui. Da questo derivano paure, rabbie, invidie, insicurezze, incapacità a reagire in modo adeguato agli avvenimenti della vita.
Premesso questo, possiamo dire che il lavoro nel II e III e IV stadio del nostro iter, rappresenta l'intervenire in questa nostra biblioteca interna. Il bibliotecario, cioè lo stesso apparato psichico del paziente, procede a visionare volume per volume, scindendo gli insiemi di libri non omogenei (analisi = scissione), e colloca ogni libro nello scomparto adeguato (riordino). Questo "portar fuori" il libro dallo scaffale sbagliato lo chiamiamo (catarsi); questa emersione di vissuti per noi non è un semplice fatto di liberazione di un vissuto traumatico, ma è il frutto di un processo più complesso cioè di una scissione di un pacchetto di esperienze sincretico; questa scissione è il fatto fondamentale, mentre l'emergere del vissuto ne è una conseguenza
Durante lo stato autogeno c'è l'emersione di sequenze di simboli che interagiscono tra loro in un continuo e dinamico incontrarsi, scontrarsi, confrontarsi, anche con tutta l'esperienza e la consapevolezza attuale.
L'apparato psichico, in questi momenti, fa (zoom) sui simboli che contrassegnano i vari pacchetti di esperienze. Essendo presenti altri pacchetti di esperienze e tutta la consapevolezza attuale, quasi automaticamente esso si accorge che una parte del pacchetto non è congrua con l'insieme, e la scinde, (analisi). Ciò è simile a quando, con un cannocchiale, guardiamo una realtà lontana; subito ci accorgiamo che è composta da tante realtà anche distinte; ci accorgiamo che un antico castello, che sembrava da lontano solo un ammasso di rovine, ha invece delle parti ancora sane e abitate.
ZOOM, ANALISI, CATARSI, RIORDINO, sono alcune fra le più importanti parole chiave della Terapia Autogena, come da noi intesa e strutturata.
1. [1]A.I.R.D.A. Associazione Interdisciplinare Ricerca e Didattica sull'Autogenicità. (Interdisciplinary Autogenicity Research and Didactics Association)
2. ANDEL E. R.:" Principi di neuroscienze" ; Casa Editrice Ambrosiana, seconda edizione, Milano 1988 -pag 881.
3. FREUD S.: "Freud Opere" in 12 volumi; Vol. 7 pag 389, Boringhieri Ed. - Torino 1980.
4. GASTALDO G. OTTOBRE M. & PRIOR M.: "La psicoterapia autogena in quattro stadi: Analisi statistica su duemila casi" Imagination, Nr. 2/1995. pag. 92, Facultas - Universitäts verlag, Wien 1995.
5. GASTALDO G. OTTOBRE M. : "Il Training Autogeno in quattro stadi; l'appuntamento con se stessi"; pag. 85, Armando Editore, Roma 1994
6. GASTALDO G. OTTOBRE M.: "Nel labirinto con il filo di Arianna; lo strutturarsi delle vie dell'energia durante l'età evolutiva". Piovan Editore , Abano Terme Padova 1987. Vedi nota n° 13 pagg. 63 e seguenti.
7. GASTALDO G. OTTOBRE M.: T.I.A.A.: "Terapia Immaginativa Analitica Autogena" Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi, Vol !%, n. 1. Edizioni Minerva Medica, Torino 1988. See note n° 13 at page 63 and following, pages 98/102.
8. GASTALDO G.: "Lo stato autogeno e il tiro con l'arco nello Zen". Rassegna di psicoterapie, ipnosi;Vol. 15, n. 3, Edizioni Minerva Medica, Torino 1988
9. KRAPF G.: "Autogenes Training aus der praxsis" J.F. Lehmanns Verlag. München 1977
10. LUTHE W.: "Autogenic Therapy". Grume & Stratton, New York, London 1965
11. PRIOR M.: "A.T. Somatico: incidenza della variabile «regolarità dell'allenamento» nella diminuzione dell'ansia e della depressione", rivista di psicoterapie, ipnosi, vol. 1, n.1, edizioni EUR 1990.
12. SCHULTZ I.. H.: "Bionome Psychotherapie", Thiene, Stuttgart, 1951.
13. SCHULTZ I.H.: "Il Training Autogeno". Feltrinelli Editore , Milano -I - II Vol 1968.
14. THOMAS K.: "Autoipnosi e Training Autogeno" ; Ed. Mediterranee, Roma 1986
15. WALLNÖFER H.: "Anima senza ansia". Edizioni Universitarie Romane, Roma 1992
16. WALLNÖFER H.: "Tecniche analitiche nel ciclo superiore del Training Autogeno". Psicoterapie, pag 148, numero unico 1978, Ed. C.I.S.S.P.A.T., Padova
Contatti:
AIRDA, Studio Gastaldo Ottobre, Centro di Ricerca - Via Chiesa di Ponzano 8 - 31050 Ponzano V.to - TREVISO -,
Tel/fax. 0422 969034, tel. 0422 440862, Cell. 3478214314, E- Mail: [email protected]
www.airda.it - www.psicoterapia-autogena.it - www.gastaldo-ottobre.it - www.trainingautogeno-bionomico.it
Tel/fax. 0422 969034, tel. 0422 440862, Cell. 3478214314, E- Mail: [email protected]
www.airda.it - www.psicoterapia-autogena.it - www.gastaldo-ottobre.it - www.trainingautogeno-bionomico.it