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9.2) Efficacia psicoterapie
Efficacia delle psicoterapie;
Sondaggio FAIP* e Consumer Reports a confronto
*(Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia)
Uno dei maggiori studi fatti in Italia sull'efficacia della psicoterapia (Lo studio ha coinvolto 2 federazioni di psicoterapeuti, 40 psicoterapeuti, 410 pazienti) .
E’ stato pubblicato in Attualità in Psicologia Edizioni Universitarie Romane (EUR) Vol. 16 N° 1 - 2 Gennaio - giugno 2001; lo pubblichiamo ora in questo sito per gentile concessione dell’Editore
Iniziativa promossa dall'A.I.R.D.A., e dalla F.A.I.P.; centro raccolta ed elaborazione dati A.I.R.D.A.
Autori dello studio:
Gastaldo Giovanni , Ottobre Miranda (1) and Prior Massimo (2)
(1) Presidente e vicepresidenti A.I.R.D.A, (2) Direttore Scientifico area psicologica dell'A.I.R.D.A.
Abstract
La Commissione Ricerca F.A.I.P. (Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia) nel 1998 ha effettuato un sondaggio (Sondaggio F.A.I.P. = SF) per valutare gli eventuali cambiamenti che un lavoro psicoterapico può produrre sulle persone che lo attuano. In questo lavoro si studia se nel sondaggio F.A.I.P, comprendente 410 questionari, si confermano o meno tre delle conclusioni di un analogo sondaggio americano effettuato dal periodico Consumer Reports (CR) su 2900 pazienti; per un ulteriore confronto vengono riportati i dati ottenuti dalla somministrazione di tests a migliaia di pazienti di uno Studio di psicoterapia italiano. Emerge una sostanziale concordanza per quanto concerne le prime due conclusioni del CR e cioè: a) I pazienti traggono un gran beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale. b) Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine.
Per quanto riguarda una terza conclusione, e cioè: “la psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico”, i dati del SF e quelli dello Studio psicoterapico dimostrano che i due gruppi di pazienti che assumono o non assumono psicofarmaci, pur avendo risultati finali simili, tuttavia risultano essere gruppi non confrontabili.
Zusammenfassung
Die Kommission Forschung F.A.I.P. (Verband der italienischen Vereinigungen für Psychotherapie) hat im Jahr 1998 eine Umfrage veranstaltet (Sondaggio F.A.I.P. = SF), um die möglichen Änderungen zu bewerten, die eine psytchotherapeutische Arbeit bei Patienten, die Psychotherapie betreiben, ausüben kann. In dieser Arbeit wird untersucht, ob sich in der Umfrage F.A.I.P., die 410 Fragebögen umfasst, die drei Schlussfolgerungen einer vergleichbaren amerikanischen Umfrage an 2900 Patienten bestätigen lassen, Die Untersuchung wurde von der Zeitschrift Consumer Reports (CR) durchgeführt. Für einen weiteren Vergleich wurden die Daten herangezogen, die in einer italienischen psychotherapeutischen Praxis von Tausenden von Patienten über Tests erhalten worden sind. Es ergibt sich eine grundlegende Übereinstimmung was die ersten beiden Schlussfolgerungen des CR betrifft: d.h.: a) die Patienten ziehen großen Vorteil aus einer von Fachleuten der geistigen Gesundheit durchgeführten Psychotherapie. b) Bei Langzeitbehandlung erhält man bessere Ergebnisse als bei kurzzeitiger Therapie.
Was die dritte Schlussfolgerung betrifft, ergibt sich folgendes Resultat: “Es spielt bei der Psychotherapie keine Rolle, ob sie nun an eine Pharmakatherapie gekoppelt ist oder nicht”. Sowohl die Daten der SF als auch die der psychotherapeutischen Praxis beweisen, dass die beiden Vergleichsgruppen, ob sie nun Psychopharmaka einnehmen oder nicht, ähnliche Endergebnisse erzielen, aber nicht vergleichbar sind.
1 Introduzione
Consumer Reports (CR) - periodico dell’Unione Americana Consumatori - ha condotto nel 1995 un’indagine sulla psicoterapia e sui farmaci in relazione alla salute mentale. A questo scopo ha inviato a 180.000 lettori americani un questionario con domande su argomenti diversi. Circa 7.000 lettori hanno risposto alle domande attinenti alla salute mentale. E’ risultato che dei 7.000 lettori che hanno risposto al questionario, 2.900 si erano rivolti ad un professionista di tale specializzazione (Seligman 1997).
Fra le molte osservazioni e conclusioni emerse citiamo le seguenti:
A) I pazienti sembrano trarre un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale.
B)Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine.
C) La psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico.
La Commissione Ricerca della F.A.I.P., parallelamente all’indagine di CR, ha promosso un sondaggio (SF) per sentire il parere di persone, in trattamento psicoterapico, sulla loro esperienza in questo contesto. Abbiamo così potuto studiare i dati fornitici da 410 pazienti italiani ai quali era stato consegnato, da quaranta psicoterapeuti, un questionario con 24 domande e altrettante sottodomande.
In questo studio ci chiediamo se i dati emersi dal sondaggio promosso dalla F.A.I.P. confermino o meno le conclusioni prima citate dal CR.
A completamento di tale studio abbiamo visitato in parallelo anche alcuni dati fornitici dallo Studio di psicoterapia Gastaldo/Ottobre (Studio G/O). I dati riguardano tests e questionari di autovalutazione somministrati a più di 2.000 pazienti (Gastaldo 1994), allo scopo di indagare se anche questi dati confermino o meno i risultati dell’indagine eseguita dal CR.
2. Metodologia
2.1 Metodi e finalità
Il sondaggio è stato promosso dalla Commissione Ricerca della F.A.I.P. in collaborazione con il Centro di Ricerca I.C.S.A.T./A.I.R.D.A./E.C.A.A.T (European Committee for the Analitically oriented Advanced Autogenic Training.).
Tale Centro ha ideato ed elaborato il questionario e successivamente ha condotto l’analisi dei dati.
I questionari sono stati distribuiti ai pazienti da due gruppi diversi di terapeuti.
Un primo gruppo di ventiquattro psicoterapeuti, appartenente a venti associazioni di psicoterapia della F.A.I.P., ha accettato di distribuire il questionario ai loro pazienti. La modalità di consegna del questionario prevedeva che, in un prestabilito mese, ogni terapeuta consegnasse il questionario a tutti i pazienti che avevano almeno una seduta in quel mese; ciò indifferentemente dalla quantità di lavoro psicoterapico fino allora svolto.
Un secondo gruppo è composto da 17 psicoterapeuti che hanno aderito all’iniziativa rispondendo affermativamente ad una lettera inviata dal Mo.P.I.; in tale occasione il Movimento Psicologi Indipendenti ha spedito 1.000 lettere di partecipazione, ad indirizzi di psicoterapeuti scelti in modo casuale.
Questa seconda iniziativa è stata effettuata a circa un anno di distanza dalla prima scegliendo un preciso mese per tutti; la procedura, fino ai minimi particolari, è stata identica a quella precedente.
I questionari sono stati consegnati ai pazienti con buste già affrancate e indirizzate. Una lettera al compilatore chiedeva collaborazione per le finalità del sondaggio. Tali finalità erano chiaramente esposte; era poi raccomandato di non segnalare né il proprio nome né quello del terapeuta né il tipo di terapia e neppure notizie anagrafiche che lo potessero far identificare.
Sono stati consegnati 781 questionari di cui 410 sono pervenuti al Centro di Ricerca.
Nel presente studio ne sono rimasti inutilizzati 59 in quanto non riportavano la quantità di sedute; questo è un dato essenziale per questo particolare studio.
I due gruppi di questionari sono stati analizzati separatamente riscontrando una sostanziale omogeneità con differenze statistiche, alle 24 domande, oscillanti da più a meno 2 punti percentuali; sono stati pertanto conglobati in una unica analisi.
In sintesi le finalità del sondaggio SF sono state le seguenti :
valutare gli eventuali cambiamenti che un lavoro psicoterapico può produrre nelle persone che lo attuano
conoscere il loro parere su tali eventuali cambiamenti.
I criteri di conduzione sono stati :
Assicurare l’anonimato di: terapeuti, tipo di psicoterapia e clienti. L’anonimato di terapeuti e tipo di psicoterapia serve soprattutto per non creare l’interesse, da parte degli psicoterapeuti, a consegnare i questionari solo ai pazienti che hanno più risultati dal trattamento.
Non creare confronti e competitività fra i vari indirizzi psicoterapici.
Sondare gli eventuali vantaggi del «lavoro psicologico psicoterapico», e non di un particolare tipo di psicoterapia.
Sondare eventuali mutamenti, contemporaneamente in molte aree di disagio e in eventuali progressi nella crescita di possibilità e capacità.
2.2 Questionario F.A.I.P.
Nelle prime due domande si chiede al soggetto, che compila il questionario, la motivazione per la quale fa un «lavoro psicologico» e da chi gli sia venuto il consiglio.
Nella terza domanda si chiede quante sedute individuali, e quante di gruppo, ha fatto e di quante ore ciascuna erano quelle di gruppo; il tutto in quanti mesi.
Nella quarta domandasi chiede se prendeva psicofarmaci e se ora la quantità è invariata, diminuita oppure se ha smesso di prenderli.
Dalla domanda n° 5 alla n° 15 si chiede se ha o no: 5) ansia, 6) depressione, 7) difficoltà di socializzazione, 8) disturbi del sonno 9) disturbi psicosomatici - tipo cefalea da tensione, gastrite, asma, balbuzie, colon irritabile, tachicardia, vertigini etc.-, 10) disturbi dell’alimentazione - come mangiare troppo o troppo poco etc., 11) paure irrazionali, fobie, attacchi di panico, 12) senso di inferiorità, 13) incapacità a smettere abitudini dannose - tipo fumare, assumere alcool, droghe ecc., 14) tendenza a ripetere pensieri, parole, azioni come ad es. controllare più volte la chiusura del gas etc., 15) instabilità emotiva.
Nel caso in cui la risposta sia affermativa è poi chiesto, per ogni domanda, se il disturbo è ora: abolito, diminuito, invariato, o aumentato.
Dalla domanda n° 16 alla n° 19 si chiede se rispetto a prima del «lavoro psicologico», sia invariato, migliorato o peggiorato: 16) lo stato d’animo nell’ambiente di lavoro, 17) lo stato d’animo nell’ambiente familiare, 18) il modo di vivere le relazioni sentimentali, 19) il modo di vivere le relazioni sociali.
Nelle domande n° 20 e 21 si chiede se sia iniziata, abolita, diminuita, invariata o aumentata: 20) la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative gratificanti, 21) la disponibilità a dedicarsi ad attività utili ad altri o alla comunità.
Nelle domande n° 22 e 23 si chiede se ritengano il «lavoro psicologico»: molto utile, utile, poco utile, inutile o nocivo; (22) indipendentemente dai risultati raggiunti, (23) al di là della sua particolare esperienza.
La domanda n° 24 chiede all’intervistato se ha avuto altre esperienze di «lavoro psicologico» prima dell’attuale e nel caso affermativo quante sedute erano state.
Nel questionario dato ai pazienti è specificato che si usa il termine «lavoro psicologico» per indicare un cammino sia di tipo psicoterapico che psicopromozionale; si è specificato ancora che per brevità a volte si usa il termine “terapia” per indicare entrambe le evenienze. Si è voluto così dare ad ogni soggetto la possibilità di identificare il lavoro che sta facendo, con il termine che non attiva in lui fantasmi di “cose che riguardano i pazzi”; ciò data la particolare mentalità che ancora esiste in Italia. In realtà nessun questionario è privo di segnalazione di almeno un problema di salute. Notifichiamo ancora che nel questionario non ci sono domande di tipo anagrafico –età, sesso, professione, scolarità ecc.. Siamo consapevoli che in questo modo perdiamo notizie e possibilità di elaborazione preziose; pur tuttavia questa è stata una scelta voluta per non attivare sospetti di identificazione che potrebbe farci perdere una fascia precisa di pazienti.
2.3 Dati Studio Gastaldo-Ottobre.
In questo Studio si effettua un iter psicoterapico in quattro stadi.(Gastaldo, Ottobre 1987,1988, 1990, 1993, 1994, 1995, 1996, 1999). Ogni stadio ha una sua completezza; per questo ogni paziente può fermarsi ad ogni stadio qualora abbia raggiunto i risultati sperati. Se tali risultati non sono stati raggiunti lo stadio, o gli stadi effettuati, servono come necessaria preparazione al successivo. L’organizzazione in stadi è stata fatta anche per facilitare il lavoro statistico.
Sono scaglionate lungo l’iter sette batterie di test contenenti questionari di autovalutazione, tests psicometrici e proiettivi.
Abbiamo scelto, per questo raffronto, solo i tests delle batterie 1°, 2°, 4° e 6°, che sono effettuate alla fine di cicli, il cui cumulo di ore di psicoterapia corrisponde a quello dei gruppi A, B, C, del SF (descriveremo tali gruppi in seguito).
Abbiamo diviso tutti i pazienti, che hanno effettuato terapia nel suddetto Studio nei seguenti gruppi (la lettera “g” è per distinguere questi gruppi dai corrispondenti A, B, C, del SF).
Gruppo Ag. I stadio; per un totale di 27 ore circa di psicoterapia.
Gruppo Bg. I stadio + II° stadio, per un monte ore di psicoterapia variabile da 50 a 80.
Gruppo Cg. I stadio + II stadio + III stadio + IV stadio, per più di 81 ore di psicoterapia.
3. Risultati
Come detto in precedenza, abbiamo focalizzato lo studio dei dati del SF su tre delle conclusioni dell’indagine di CR.
3.1 Prima conclusione del CR: “I pazienti traggono un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale”
3.1.1 Dati SF
Prendendo in esame i dati riassuntivi emersi dal gruppo totale dei pazienti (351) intervistati tramite il questionario abbiamo che :
- Dal 70 al 90 % dei soggetti hanno riscontrato diminuzione o abolizione dei seguenti disturbi e/o problemi: ansia, depressione, difficoltà di socializzazione, disturbi psicosomatici, disturbi dell’alimentazione, instabilità emotiva, senso di inferiorità.
- Dal 65 al 78% dei soggetti hanno riscontrato miglioramenti nello stato d’animo nell’ambiente di lavoro e nell’ambiente familiare nonché nel modo di vivere le relazioni sentimentali e le relazioni sociali.
- Per quanto riguarda gli psicofarmaci il 30% del nostro campione ne faceva uso; il 77% di questi dichiara di averli aboliti o diminuiti.
- Dal 30 al 50% dei soggetti hanno riscontrato diminuzione o abolizione dei seguenti disturbi e/o problemi: abitudini dannose, sindromi ossessive.
- Il 54% ha iniziato o aumentato la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative gratificanti;
- Il 29% ha iniziato o aumentato la disponibilità a dedicarsi alle attività extralavorative utili agli altri o alle comunità.
- Il 97% dei sogg. ha notificato di considerare il «lavoro psicologico» su se stessi, indipendentemente dai risultati raggiunti, molto utile o utile.
- Il 99% dei sogg. notifica che ritiene il «lavoro psicologico», al di là della propria particolare esperienza, molto utile o utile.
- La media delle ore di terapia individuali sommate alle ore di terapia di gruppo è di 110 in 25,2 mesi (ricordiamo che questa è la media delle ore già fatte al momento di compilare il questionario).
3.1.2 Dati dello Studio G/O.
In tabella I vengono riportati i dati relativi alle risposte (migliorato, peggiorato, invariato) fornite dai soggetti suddivisi nei gruppi Ag., Bg. Cg. ad un semplice questionario di autovalutazione (aggiornamento settembre 1999).
Dalla tabella risulta chiaramente presente una alta percentuale di miglioramenti, in tutti e tre i gruppi di pazienti, simile a quella emersa dal SF.
[1] * F.A.I.P. (Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia) ** A.I.R.D.A. (Associazione Interdisciplinare di Ricerca e Didattica sull’Autogenicità) *** I.C.S.A.T. (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training)
*(Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia)
Uno dei maggiori studi fatti in Italia sull'efficacia della psicoterapia (Lo studio ha coinvolto 2 federazioni di psicoterapeuti, 40 psicoterapeuti, 410 pazienti) .
E’ stato pubblicato in Attualità in Psicologia Edizioni Universitarie Romane (EUR) Vol. 16 N° 1 - 2 Gennaio - giugno 2001; lo pubblichiamo ora in questo sito per gentile concessione dell’Editore
Iniziativa promossa dall'A.I.R.D.A., e dalla F.A.I.P.; centro raccolta ed elaborazione dati A.I.R.D.A.
Autori dello studio:
Gastaldo Giovanni , Ottobre Miranda (1) and Prior Massimo (2)
(1) Presidente e vicepresidenti A.I.R.D.A, (2) Direttore Scientifico area psicologica dell'A.I.R.D.A.
Abstract
La Commissione Ricerca F.A.I.P. (Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia) nel 1998 ha effettuato un sondaggio (Sondaggio F.A.I.P. = SF) per valutare gli eventuali cambiamenti che un lavoro psicoterapico può produrre sulle persone che lo attuano. In questo lavoro si studia se nel sondaggio F.A.I.P, comprendente 410 questionari, si confermano o meno tre delle conclusioni di un analogo sondaggio americano effettuato dal periodico Consumer Reports (CR) su 2900 pazienti; per un ulteriore confronto vengono riportati i dati ottenuti dalla somministrazione di tests a migliaia di pazienti di uno Studio di psicoterapia italiano. Emerge una sostanziale concordanza per quanto concerne le prime due conclusioni del CR e cioè: a) I pazienti traggono un gran beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale. b) Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine.
Per quanto riguarda una terza conclusione, e cioè: “la psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico”, i dati del SF e quelli dello Studio psicoterapico dimostrano che i due gruppi di pazienti che assumono o non assumono psicofarmaci, pur avendo risultati finali simili, tuttavia risultano essere gruppi non confrontabili.
Zusammenfassung
Die Kommission Forschung F.A.I.P. (Verband der italienischen Vereinigungen für Psychotherapie) hat im Jahr 1998 eine Umfrage veranstaltet (Sondaggio F.A.I.P. = SF), um die möglichen Änderungen zu bewerten, die eine psytchotherapeutische Arbeit bei Patienten, die Psychotherapie betreiben, ausüben kann. In dieser Arbeit wird untersucht, ob sich in der Umfrage F.A.I.P., die 410 Fragebögen umfasst, die drei Schlussfolgerungen einer vergleichbaren amerikanischen Umfrage an 2900 Patienten bestätigen lassen, Die Untersuchung wurde von der Zeitschrift Consumer Reports (CR) durchgeführt. Für einen weiteren Vergleich wurden die Daten herangezogen, die in einer italienischen psychotherapeutischen Praxis von Tausenden von Patienten über Tests erhalten worden sind. Es ergibt sich eine grundlegende Übereinstimmung was die ersten beiden Schlussfolgerungen des CR betrifft: d.h.: a) die Patienten ziehen großen Vorteil aus einer von Fachleuten der geistigen Gesundheit durchgeführten Psychotherapie. b) Bei Langzeitbehandlung erhält man bessere Ergebnisse als bei kurzzeitiger Therapie.
Was die dritte Schlussfolgerung betrifft, ergibt sich folgendes Resultat: “Es spielt bei der Psychotherapie keine Rolle, ob sie nun an eine Pharmakatherapie gekoppelt ist oder nicht”. Sowohl die Daten der SF als auch die der psychotherapeutischen Praxis beweisen, dass die beiden Vergleichsgruppen, ob sie nun Psychopharmaka einnehmen oder nicht, ähnliche Endergebnisse erzielen, aber nicht vergleichbar sind.
1 Introduzione
Consumer Reports (CR) - periodico dell’Unione Americana Consumatori - ha condotto nel 1995 un’indagine sulla psicoterapia e sui farmaci in relazione alla salute mentale. A questo scopo ha inviato a 180.000 lettori americani un questionario con domande su argomenti diversi. Circa 7.000 lettori hanno risposto alle domande attinenti alla salute mentale. E’ risultato che dei 7.000 lettori che hanno risposto al questionario, 2.900 si erano rivolti ad un professionista di tale specializzazione (Seligman 1997).
Fra le molte osservazioni e conclusioni emerse citiamo le seguenti:
A) I pazienti sembrano trarre un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale.
B)Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine.
C) La psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico.
La Commissione Ricerca della F.A.I.P., parallelamente all’indagine di CR, ha promosso un sondaggio (SF) per sentire il parere di persone, in trattamento psicoterapico, sulla loro esperienza in questo contesto. Abbiamo così potuto studiare i dati fornitici da 410 pazienti italiani ai quali era stato consegnato, da quaranta psicoterapeuti, un questionario con 24 domande e altrettante sottodomande.
In questo studio ci chiediamo se i dati emersi dal sondaggio promosso dalla F.A.I.P. confermino o meno le conclusioni prima citate dal CR.
A completamento di tale studio abbiamo visitato in parallelo anche alcuni dati fornitici dallo Studio di psicoterapia Gastaldo/Ottobre (Studio G/O). I dati riguardano tests e questionari di autovalutazione somministrati a più di 2.000 pazienti (Gastaldo 1994), allo scopo di indagare se anche questi dati confermino o meno i risultati dell’indagine eseguita dal CR.
2. Metodologia
2.1 Metodi e finalità
Il sondaggio è stato promosso dalla Commissione Ricerca della F.A.I.P. in collaborazione con il Centro di Ricerca I.C.S.A.T./A.I.R.D.A./E.C.A.A.T (European Committee for the Analitically oriented Advanced Autogenic Training.).
Tale Centro ha ideato ed elaborato il questionario e successivamente ha condotto l’analisi dei dati.
I questionari sono stati distribuiti ai pazienti da due gruppi diversi di terapeuti.
Un primo gruppo di ventiquattro psicoterapeuti, appartenente a venti associazioni di psicoterapia della F.A.I.P., ha accettato di distribuire il questionario ai loro pazienti. La modalità di consegna del questionario prevedeva che, in un prestabilito mese, ogni terapeuta consegnasse il questionario a tutti i pazienti che avevano almeno una seduta in quel mese; ciò indifferentemente dalla quantità di lavoro psicoterapico fino allora svolto.
Un secondo gruppo è composto da 17 psicoterapeuti che hanno aderito all’iniziativa rispondendo affermativamente ad una lettera inviata dal Mo.P.I.; in tale occasione il Movimento Psicologi Indipendenti ha spedito 1.000 lettere di partecipazione, ad indirizzi di psicoterapeuti scelti in modo casuale.
Questa seconda iniziativa è stata effettuata a circa un anno di distanza dalla prima scegliendo un preciso mese per tutti; la procedura, fino ai minimi particolari, è stata identica a quella precedente.
I questionari sono stati consegnati ai pazienti con buste già affrancate e indirizzate. Una lettera al compilatore chiedeva collaborazione per le finalità del sondaggio. Tali finalità erano chiaramente esposte; era poi raccomandato di non segnalare né il proprio nome né quello del terapeuta né il tipo di terapia e neppure notizie anagrafiche che lo potessero far identificare.
Sono stati consegnati 781 questionari di cui 410 sono pervenuti al Centro di Ricerca.
Nel presente studio ne sono rimasti inutilizzati 59 in quanto non riportavano la quantità di sedute; questo è un dato essenziale per questo particolare studio.
I due gruppi di questionari sono stati analizzati separatamente riscontrando una sostanziale omogeneità con differenze statistiche, alle 24 domande, oscillanti da più a meno 2 punti percentuali; sono stati pertanto conglobati in una unica analisi.
In sintesi le finalità del sondaggio SF sono state le seguenti :
valutare gli eventuali cambiamenti che un lavoro psicoterapico può produrre nelle persone che lo attuano
conoscere il loro parere su tali eventuali cambiamenti.
I criteri di conduzione sono stati :
Assicurare l’anonimato di: terapeuti, tipo di psicoterapia e clienti. L’anonimato di terapeuti e tipo di psicoterapia serve soprattutto per non creare l’interesse, da parte degli psicoterapeuti, a consegnare i questionari solo ai pazienti che hanno più risultati dal trattamento.
Non creare confronti e competitività fra i vari indirizzi psicoterapici.
Sondare gli eventuali vantaggi del «lavoro psicologico psicoterapico», e non di un particolare tipo di psicoterapia.
Sondare eventuali mutamenti, contemporaneamente in molte aree di disagio e in eventuali progressi nella crescita di possibilità e capacità.
2.2 Questionario F.A.I.P.
Nelle prime due domande si chiede al soggetto, che compila il questionario, la motivazione per la quale fa un «lavoro psicologico» e da chi gli sia venuto il consiglio.
Nella terza domanda si chiede quante sedute individuali, e quante di gruppo, ha fatto e di quante ore ciascuna erano quelle di gruppo; il tutto in quanti mesi.
Nella quarta domandasi chiede se prendeva psicofarmaci e se ora la quantità è invariata, diminuita oppure se ha smesso di prenderli.
Dalla domanda n° 5 alla n° 15 si chiede se ha o no: 5) ansia, 6) depressione, 7) difficoltà di socializzazione, 8) disturbi del sonno 9) disturbi psicosomatici - tipo cefalea da tensione, gastrite, asma, balbuzie, colon irritabile, tachicardia, vertigini etc.-, 10) disturbi dell’alimentazione - come mangiare troppo o troppo poco etc., 11) paure irrazionali, fobie, attacchi di panico, 12) senso di inferiorità, 13) incapacità a smettere abitudini dannose - tipo fumare, assumere alcool, droghe ecc., 14) tendenza a ripetere pensieri, parole, azioni come ad es. controllare più volte la chiusura del gas etc., 15) instabilità emotiva.
Nel caso in cui la risposta sia affermativa è poi chiesto, per ogni domanda, se il disturbo è ora: abolito, diminuito, invariato, o aumentato.
Dalla domanda n° 16 alla n° 19 si chiede se rispetto a prima del «lavoro psicologico», sia invariato, migliorato o peggiorato: 16) lo stato d’animo nell’ambiente di lavoro, 17) lo stato d’animo nell’ambiente familiare, 18) il modo di vivere le relazioni sentimentali, 19) il modo di vivere le relazioni sociali.
Nelle domande n° 20 e 21 si chiede se sia iniziata, abolita, diminuita, invariata o aumentata: 20) la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative gratificanti, 21) la disponibilità a dedicarsi ad attività utili ad altri o alla comunità.
Nelle domande n° 22 e 23 si chiede se ritengano il «lavoro psicologico»: molto utile, utile, poco utile, inutile o nocivo; (22) indipendentemente dai risultati raggiunti, (23) al di là della sua particolare esperienza.
La domanda n° 24 chiede all’intervistato se ha avuto altre esperienze di «lavoro psicologico» prima dell’attuale e nel caso affermativo quante sedute erano state.
Nel questionario dato ai pazienti è specificato che si usa il termine «lavoro psicologico» per indicare un cammino sia di tipo psicoterapico che psicopromozionale; si è specificato ancora che per brevità a volte si usa il termine “terapia” per indicare entrambe le evenienze. Si è voluto così dare ad ogni soggetto la possibilità di identificare il lavoro che sta facendo, con il termine che non attiva in lui fantasmi di “cose che riguardano i pazzi”; ciò data la particolare mentalità che ancora esiste in Italia. In realtà nessun questionario è privo di segnalazione di almeno un problema di salute. Notifichiamo ancora che nel questionario non ci sono domande di tipo anagrafico –età, sesso, professione, scolarità ecc.. Siamo consapevoli che in questo modo perdiamo notizie e possibilità di elaborazione preziose; pur tuttavia questa è stata una scelta voluta per non attivare sospetti di identificazione che potrebbe farci perdere una fascia precisa di pazienti.
2.3 Dati Studio Gastaldo-Ottobre.
In questo Studio si effettua un iter psicoterapico in quattro stadi.(Gastaldo, Ottobre 1987,1988, 1990, 1993, 1994, 1995, 1996, 1999). Ogni stadio ha una sua completezza; per questo ogni paziente può fermarsi ad ogni stadio qualora abbia raggiunto i risultati sperati. Se tali risultati non sono stati raggiunti lo stadio, o gli stadi effettuati, servono come necessaria preparazione al successivo. L’organizzazione in stadi è stata fatta anche per facilitare il lavoro statistico.
Sono scaglionate lungo l’iter sette batterie di test contenenti questionari di autovalutazione, tests psicometrici e proiettivi.
Abbiamo scelto, per questo raffronto, solo i tests delle batterie 1°, 2°, 4° e 6°, che sono effettuate alla fine di cicli, il cui cumulo di ore di psicoterapia corrisponde a quello dei gruppi A, B, C, del SF (descriveremo tali gruppi in seguito).
Abbiamo diviso tutti i pazienti, che hanno effettuato terapia nel suddetto Studio nei seguenti gruppi (la lettera “g” è per distinguere questi gruppi dai corrispondenti A, B, C, del SF).
Gruppo Ag. I stadio; per un totale di 27 ore circa di psicoterapia.
Gruppo Bg. I stadio + II° stadio, per un monte ore di psicoterapia variabile da 50 a 80.
Gruppo Cg. I stadio + II stadio + III stadio + IV stadio, per più di 81 ore di psicoterapia.
3. Risultati
Come detto in precedenza, abbiamo focalizzato lo studio dei dati del SF su tre delle conclusioni dell’indagine di CR.
3.1 Prima conclusione del CR: “I pazienti traggono un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale”
3.1.1 Dati SF
Prendendo in esame i dati riassuntivi emersi dal gruppo totale dei pazienti (351) intervistati tramite il questionario abbiamo che :
- Dal 70 al 90 % dei soggetti hanno riscontrato diminuzione o abolizione dei seguenti disturbi e/o problemi: ansia, depressione, difficoltà di socializzazione, disturbi psicosomatici, disturbi dell’alimentazione, instabilità emotiva, senso di inferiorità.
- Dal 65 al 78% dei soggetti hanno riscontrato miglioramenti nello stato d’animo nell’ambiente di lavoro e nell’ambiente familiare nonché nel modo di vivere le relazioni sentimentali e le relazioni sociali.
- Per quanto riguarda gli psicofarmaci il 30% del nostro campione ne faceva uso; il 77% di questi dichiara di averli aboliti o diminuiti.
- Dal 30 al 50% dei soggetti hanno riscontrato diminuzione o abolizione dei seguenti disturbi e/o problemi: abitudini dannose, sindromi ossessive.
- Il 54% ha iniziato o aumentato la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative gratificanti;
- Il 29% ha iniziato o aumentato la disponibilità a dedicarsi alle attività extralavorative utili agli altri o alle comunità.
- Il 97% dei sogg. ha notificato di considerare il «lavoro psicologico» su se stessi, indipendentemente dai risultati raggiunti, molto utile o utile.
- Il 99% dei sogg. notifica che ritiene il «lavoro psicologico», al di là della propria particolare esperienza, molto utile o utile.
- La media delle ore di terapia individuali sommate alle ore di terapia di gruppo è di 110 in 25,2 mesi (ricordiamo che questa è la media delle ore già fatte al momento di compilare il questionario).
3.1.2 Dati dello Studio G/O.
In tabella I vengono riportati i dati relativi alle risposte (migliorato, peggiorato, invariato) fornite dai soggetti suddivisi nei gruppi Ag., Bg. Cg. ad un semplice questionario di autovalutazione (aggiornamento settembre 1999).
Dalla tabella risulta chiaramente presente una alta percentuale di miglioramenti, in tutti e tre i gruppi di pazienti, simile a quella emersa dal SF.
[1] * F.A.I.P. (Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia) ** A.I.R.D.A. (Associazione Interdisciplinare di Ricerca e Didattica sull’Autogenicità) *** I.C.S.A.T. (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy and Autogenic Training)
Si nota un chiaro decremento dei livelli di ansia, depressione e sentimento di colpa per ogni gruppo di pazienti.
(Molti altri dati, che convalidano l’ipotesi, non sono qui citati ma sono reperibili nel quarto capitolo del libro di Gastaldo 1994 ed in altri lavori dello studio: Prior 1990, Ottobre 1993, Gastaldo 1995, 1999).
I dati rilevati con tests psicometrici, oltre ad indicare il miglioramento danno una quantificazione dei risultati : i dati così raccolti risultano statisticamente significativi al test Anova con Post hoc (Geller 1987, Pedon 1990, Corbetta 1992, Gastaldo 1994).
3.2 Seconda conclusione del CR: “Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine”.
3.2.1 Dati SF
Il campione è stato suddiviso in tre gruppi di pazienti in base al numero di ore di «lavoro psicologico» effettuate al momento della compilazione del questionario:
Gruppo A; pazienti che avevano fatto meno di trenta ore di «lavoro psicologico». Media ore di terapia individuale + ore di terapia di gruppo 17,1 in 4,5 mesi. (le ore di terapia di gruppo sono state calcolate moltiplicando il numero di sedute per la media della quantità di ore per seduta)
Gruppo B; pazienti che hanno effettuato un «lavoro psicologico» che va da 30 a 80 ore. Media ore di terapia individuale più ore di terapia di gruppo 51,4 in 15,6 mesi.
Gruppo C; pazienti che hanno effettuato un «lavoro psicologico» oltre le 80 ore. Media ore di terapia individuale più quelle di terapia di gruppo 237,4 in 47,7 mesi.
Allo scopo di rendere più semplice l’esposizione dei risultati si è pensato di confrontare le variazioni in percentuali ottenute dalla differenza tra i risultati del primo e del terzo gruppo di pazienti (Gruppo A e Gruppo C). All’esame dei dati si riscontra che a seconda del disturbo o/e problema considerato, il numero in percentuale dei soggetti che dichiarano l’abolizione, la diminuzione o il miglioramento di questo, ha un incremento passando dal gruppo A al gruppo C. Tale incremento è di: 42% per lo stato d’animo nelle relazioni sociali, 26% per lo stato d’animo nelle relazioni sentimentali e disponibilità a dedicarsi ad attività extra lavorative gratificanti, 25% per gli psicofarmaci, disturbi di socializzazione e stato d’animo nell’ambiente di lavoro, 24% per i disturbi dell’alimentazione, 20% per la depressione, abitudini dannose e stato d’animo nell’ambiente familiare, 19% per i disturbi psicosomatici e senso di inferiorità, 16% per l’instabilità emotiva, 15% per l’ansia e la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative utili ad altri o alla comunità, 12% per le paure, fobie, attacchi di panico, 2% per i disturbi del sonno. (A questo orientamento generale fa eccezione il gruppo di chi soffre di coazioni a ripetere la cui diminuzione di numerosità, in punti percentuali, è del 36% per il gruppo A, del 22% per il gruppo B e del 36% per il gruppo C).
Tuttavia constatiamo che prima della terapia, nel gruppo A, ci sono meno soggetti che denunciano di avere un determinato sintomo o problema rispetto al gruppo B; lo stesso si può dire del gruppo B rispetto al gruppo C.. Dal gruppo A al gruppo C c’è il seguente aumento in percentuale di soggetti portatori di disturbi e/o problemi:
23%per la difficoltà di socializzazione, 22% per il senso di inferiorità, 16% per l’instabilità emotiva, 14% per la depressione, 11% per le abitudini dannose, 9% per i disturbi psicosomatici 3% per i disturbi dell’alimentazione, 2% per i disturbi del sonno, paure immotivate, fobie e attacchi di panico, assunzione di psicofarmaci. (Le sindromi ossessive hanno un andamento particolare; si nota che rispettivamente ai gruppi A, B, C, i sogg., portatori del disturbo, sono: 45%, 38%, 44%).
3.2.2 Dati dello Studio G/O
Sono presi in considerazione i gruppi già descritti: Ag, Bg, Cg.
Le tabelle sono le stesse riportate al paragrafo 3.1.2 e cioè le Tabelle II, III, IV;
Si nota che, dopo l’intervento terapeutico, c’è una diminuzione del livello dell’ansia, del sentimento di colpa e della depressione passando dal gruppo Ag, al Gruppo Bg ed al gruppo Cg.
La stessa cosa si può notare, passando dal gruppo Ag al gruppo Bg e al gruppo Cg, riprendendo in considerazione i dati forniti dal questionario di autovalutazione (vedi Tabella I).
Nel libro prima citato (Gastaldo, Ottobre 1994) è stato effettuato uno studio sulla batteria di tests somministrata prima di iniziare l’iter terapeutico allo scopo di rilevare il livello di gravità prima di qualsiasi intervento psicoterapico. I pazienti sono stati divisi in base all’impegno terapeutico effettuato successivamente (troppo complesso in questa sede illustrare e discutere i criteri di divisione dei gruppi; pertanto si rimanda al libro citato). La divisione comunque è stata effettuata in modo che non ci siano inquinamenti fra i gruppi
(Molti altri dati, che convalidano l’ipotesi, non sono qui citati ma sono reperibili nel quarto capitolo del libro di Gastaldo 1994 ed in altri lavori dello studio: Prior 1990, Ottobre 1993, Gastaldo 1995, 1999).
I dati rilevati con tests psicometrici, oltre ad indicare il miglioramento danno una quantificazione dei risultati : i dati così raccolti risultano statisticamente significativi al test Anova con Post hoc (Geller 1987, Pedon 1990, Corbetta 1992, Gastaldo 1994).
3.2 Seconda conclusione del CR: “Trattamenti a lungo termine ottengono risultati migliori rispetto a quelli a breve termine”.
3.2.1 Dati SF
Il campione è stato suddiviso in tre gruppi di pazienti in base al numero di ore di «lavoro psicologico» effettuate al momento della compilazione del questionario:
Gruppo A; pazienti che avevano fatto meno di trenta ore di «lavoro psicologico». Media ore di terapia individuale + ore di terapia di gruppo 17,1 in 4,5 mesi. (le ore di terapia di gruppo sono state calcolate moltiplicando il numero di sedute per la media della quantità di ore per seduta)
Gruppo B; pazienti che hanno effettuato un «lavoro psicologico» che va da 30 a 80 ore. Media ore di terapia individuale più ore di terapia di gruppo 51,4 in 15,6 mesi.
Gruppo C; pazienti che hanno effettuato un «lavoro psicologico» oltre le 80 ore. Media ore di terapia individuale più quelle di terapia di gruppo 237,4 in 47,7 mesi.
Allo scopo di rendere più semplice l’esposizione dei risultati si è pensato di confrontare le variazioni in percentuali ottenute dalla differenza tra i risultati del primo e del terzo gruppo di pazienti (Gruppo A e Gruppo C). All’esame dei dati si riscontra che a seconda del disturbo o/e problema considerato, il numero in percentuale dei soggetti che dichiarano l’abolizione, la diminuzione o il miglioramento di questo, ha un incremento passando dal gruppo A al gruppo C. Tale incremento è di: 42% per lo stato d’animo nelle relazioni sociali, 26% per lo stato d’animo nelle relazioni sentimentali e disponibilità a dedicarsi ad attività extra lavorative gratificanti, 25% per gli psicofarmaci, disturbi di socializzazione e stato d’animo nell’ambiente di lavoro, 24% per i disturbi dell’alimentazione, 20% per la depressione, abitudini dannose e stato d’animo nell’ambiente familiare, 19% per i disturbi psicosomatici e senso di inferiorità, 16% per l’instabilità emotiva, 15% per l’ansia e la disponibilità a dedicarsi ad attività extralavorative utili ad altri o alla comunità, 12% per le paure, fobie, attacchi di panico, 2% per i disturbi del sonno. (A questo orientamento generale fa eccezione il gruppo di chi soffre di coazioni a ripetere la cui diminuzione di numerosità, in punti percentuali, è del 36% per il gruppo A, del 22% per il gruppo B e del 36% per il gruppo C).
Tuttavia constatiamo che prima della terapia, nel gruppo A, ci sono meno soggetti che denunciano di avere un determinato sintomo o problema rispetto al gruppo B; lo stesso si può dire del gruppo B rispetto al gruppo C.. Dal gruppo A al gruppo C c’è il seguente aumento in percentuale di soggetti portatori di disturbi e/o problemi:
23%per la difficoltà di socializzazione, 22% per il senso di inferiorità, 16% per l’instabilità emotiva, 14% per la depressione, 11% per le abitudini dannose, 9% per i disturbi psicosomatici 3% per i disturbi dell’alimentazione, 2% per i disturbi del sonno, paure immotivate, fobie e attacchi di panico, assunzione di psicofarmaci. (Le sindromi ossessive hanno un andamento particolare; si nota che rispettivamente ai gruppi A, B, C, i sogg., portatori del disturbo, sono: 45%, 38%, 44%).
3.2.2 Dati dello Studio G/O
Sono presi in considerazione i gruppi già descritti: Ag, Bg, Cg.
Le tabelle sono le stesse riportate al paragrafo 3.1.2 e cioè le Tabelle II, III, IV;
Si nota che, dopo l’intervento terapeutico, c’è una diminuzione del livello dell’ansia, del sentimento di colpa e della depressione passando dal gruppo Ag, al Gruppo Bg ed al gruppo Cg.
La stessa cosa si può notare, passando dal gruppo Ag al gruppo Bg e al gruppo Cg, riprendendo in considerazione i dati forniti dal questionario di autovalutazione (vedi Tabella I).
Nel libro prima citato (Gastaldo, Ottobre 1994) è stato effettuato uno studio sulla batteria di tests somministrata prima di iniziare l’iter terapeutico allo scopo di rilevare il livello di gravità prima di qualsiasi intervento psicoterapico. I pazienti sono stati divisi in base all’impegno terapeutico effettuato successivamente (troppo complesso in questa sede illustrare e discutere i criteri di divisione dei gruppi; pertanto si rimanda al libro citato). La divisione comunque è stata effettuata in modo che non ci siano inquinamenti fra i gruppi
Come si vede passando dal primo al quinto gruppo c’è un incremento di ansia e depressione che ai test di validazione (Anova con Post hoc), ha dimostrato di essere statisticamente significativo. Anche in questo caso pertanto si conferma che il gruppo costituito da coloro che fanno più psicoterapia ha, prima della stessa, una situazione di maggior disagio psichico.
3.3 Terza affermazione del CR: “La psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico”.
3.3.1 Dati SF
In questa fase dello studio abbiamo suddiviso il gruppo dei 341 questionari, in cui veniva fornita la risposta a questo quesito, in due sottogruppi:
Psicofarmaci SI; soggetti che assumevano psicofarmaci, 30% del totale.
Psicofarmaci NO; soggetti che non assumevano psicofarmaci, 70% del totale.
Le tabelle VI, VII, VIII, IX, riportano i dati che si riferiscono al quesito esaminato.
Nella prima riga, indichiamo il numero della domanda a cui si riferiscono i dati riportati nella corrispettiva colonna; Nella seconda è indicato il n° dei soggetti che hanno risposto alle rispettive domande; "P.SI" e "P.NO". Nella terza e quarta riga è indicato, rispettivamente per i gruppi “P.SI” e “P.NO”, se il sintomo, o il problema, indicato nella domanda, è: abolito, diminuito (tab.VI, VII), migliorato (tab. VIII); nelle tabelle IXa e IXb è indicato se le caratteristiche o le capacità sono iniziate o aumentate.
Nelle due ultime righe è indicato in quale gruppo (P.SI o P.NO) siano maggiormente aumentati i soggetti che hanno tratto “vantaggio” dalla terapia per quel particolare sintomo, problema, capacità.
3.3 Terza affermazione del CR: “La psicoterapia non ha efficacia diversa quando sia abbinata o meno a trattamento psicofarmacologico”.
3.3.1 Dati SF
In questa fase dello studio abbiamo suddiviso il gruppo dei 341 questionari, in cui veniva fornita la risposta a questo quesito, in due sottogruppi:
Psicofarmaci SI; soggetti che assumevano psicofarmaci, 30% del totale.
Psicofarmaci NO; soggetti che non assumevano psicofarmaci, 70% del totale.
Le tabelle VI, VII, VIII, IX, riportano i dati che si riferiscono al quesito esaminato.
Nella prima riga, indichiamo il numero della domanda a cui si riferiscono i dati riportati nella corrispettiva colonna; Nella seconda è indicato il n° dei soggetti che hanno risposto alle rispettive domande; "P.SI" e "P.NO". Nella terza e quarta riga è indicato, rispettivamente per i gruppi “P.SI” e “P.NO”, se il sintomo, o il problema, indicato nella domanda, è: abolito, diminuito (tab.VI, VII), migliorato (tab. VIII); nelle tabelle IXa e IXb è indicato se le caratteristiche o le capacità sono iniziate o aumentate.
Nelle due ultime righe è indicato in quale gruppo (P.SI o P.NO) siano maggiormente aumentati i soggetti che hanno tratto “vantaggio” dalla terapia per quel particolare sintomo, problema, capacità.
Prendiamo ad esempio, la domanda n° 8 nella tabella VI; essa riguarda i disturbi del sonno.
Nella terza riga possiamo vedere che nel gruppo “P.SI” il 32% dei soggetti non accusa più tale disturbo; nella quarta riga possiamo vedere che nel gruppo “P.NO” la percentuale è del 24. Deduciamo pertanto che nel gruppo “P:SI” una percentuale maggiore di soggetti – precisamente l’8% (32 – 24) - ha avuto vantaggio dalla psicoterapia; la percentuale si legge nella quinta riga. Se viceversa ad essere in vantaggio è il gruppo “P.NO” la percentuale è riportata nell’ultima riga.
Nella tabella VII, sempre prendendo ad esempio i disturbi del sonno – domanda n° 8 -, possiamo leggere allo stesso modo la percentuale di pazienti che hanno un miglioramento in tale sintomo; ciò rispettivamente per i due gruppi P.SI e P. NO. Possiamo inoltre vedere , nelle ultime due righe, quale dei due gruppi ha realizzato una maggior percentuale di miglioramenti e in quale percentuale; in questo caso la percentuale del 3% a favore del gruppo P.SI.
Da una rapida scorsa alle tabelle si potrebbe dedurre che i vantaggi di un gruppo in alcuni parametri, sono compensati dai vantaggi dell’altro in altri parametri; altre volte, nello stesso parametro, i sintomi aboliti a favore del gruppo “P.SI” potrebbero essere considerati compensati dai sintomi migliorati del gruppo “P.NO” o viceversa. E’ tuttavia difficile o impossibile fare una valutazione oggettiva. Per avere qualche elemento in più nella valutazione pensiamo sia utile dare un valore numerico ad ogni punto % a seconda se si tratta della categoria: “comparsa o scomparsa” ex novo, oppure della categoria: “variazione” di qualche cosa di esistente. Abbiamo scelto:
- valore 1 per indicare una unità percentuale di “variazione” in qualsiasi parametro si verifichi.
- valore 2 per indicare una unità percentuale di “scomparsa” di un sintomo o “comparsa” di una capacità; ciò in qualsiasi parametro si verifichi.
(Ovviamente sarebbe giusto attribuire valori diversi a sintomi o problemi diversi; così anche a capacità diverse. Ciò tuttavia è concettualmente inammissibile stante anche il fatto che, per ogni soggetto, il valore può essere diverso). Siamo pertanto consapevoli della arbitrarietà delle nostre scelte e che pertanto i dati che emergono possono essere solo indicativi.
Calcoliamo, seguendo i criteri scelti, tutti i punti che ognuno dei due gruppi ha totalizzato con l’intervento terapeutico.
Psicofarmaci SI = 1329; Psicofarmaci NO = 1297
Calcolando ora la percentuale della differenza fra i due punteggi (32), rispetto alla somma di tutti i punti 2626 si ottiene una differenza in percentuale pari al 1,21. Come si vede il vantaggio del primo gruppo sul secondo è minimo per cui può essere anche considerato una variazione casuale.
(In altro contesto sarà interessante analizzare ogni singolo parametro in quanto ce ne sono alcuni - come i nn° 8, 10, 11 - in cui le differenze possono essere senz’altro significative; in altri invece le differenze sono insignificanti o nulle come si può vedere nella tabella n° 10. (vedi quarta riga in cui sono scritte le differenze fra i punti totalizzati dai due gruppi ai vari parametri).
Nella terza riga possiamo vedere che nel gruppo “P.SI” il 32% dei soggetti non accusa più tale disturbo; nella quarta riga possiamo vedere che nel gruppo “P.NO” la percentuale è del 24. Deduciamo pertanto che nel gruppo “P:SI” una percentuale maggiore di soggetti – precisamente l’8% (32 – 24) - ha avuto vantaggio dalla psicoterapia; la percentuale si legge nella quinta riga. Se viceversa ad essere in vantaggio è il gruppo “P.NO” la percentuale è riportata nell’ultima riga.
Nella tabella VII, sempre prendendo ad esempio i disturbi del sonno – domanda n° 8 -, possiamo leggere allo stesso modo la percentuale di pazienti che hanno un miglioramento in tale sintomo; ciò rispettivamente per i due gruppi P.SI e P. NO. Possiamo inoltre vedere , nelle ultime due righe, quale dei due gruppi ha realizzato una maggior percentuale di miglioramenti e in quale percentuale; in questo caso la percentuale del 3% a favore del gruppo P.SI.
Da una rapida scorsa alle tabelle si potrebbe dedurre che i vantaggi di un gruppo in alcuni parametri, sono compensati dai vantaggi dell’altro in altri parametri; altre volte, nello stesso parametro, i sintomi aboliti a favore del gruppo “P.SI” potrebbero essere considerati compensati dai sintomi migliorati del gruppo “P.NO” o viceversa. E’ tuttavia difficile o impossibile fare una valutazione oggettiva. Per avere qualche elemento in più nella valutazione pensiamo sia utile dare un valore numerico ad ogni punto % a seconda se si tratta della categoria: “comparsa o scomparsa” ex novo, oppure della categoria: “variazione” di qualche cosa di esistente. Abbiamo scelto:
- valore 1 per indicare una unità percentuale di “variazione” in qualsiasi parametro si verifichi.
- valore 2 per indicare una unità percentuale di “scomparsa” di un sintomo o “comparsa” di una capacità; ciò in qualsiasi parametro si verifichi.
(Ovviamente sarebbe giusto attribuire valori diversi a sintomi o problemi diversi; così anche a capacità diverse. Ciò tuttavia è concettualmente inammissibile stante anche il fatto che, per ogni soggetto, il valore può essere diverso). Siamo pertanto consapevoli della arbitrarietà delle nostre scelte e che pertanto i dati che emergono possono essere solo indicativi.
Calcoliamo, seguendo i criteri scelti, tutti i punti che ognuno dei due gruppi ha totalizzato con l’intervento terapeutico.
Psicofarmaci SI = 1329; Psicofarmaci NO = 1297
Calcolando ora la percentuale della differenza fra i due punteggi (32), rispetto alla somma di tutti i punti 2626 si ottiene una differenza in percentuale pari al 1,21. Come si vede il vantaggio del primo gruppo sul secondo è minimo per cui può essere anche considerato una variazione casuale.
(In altro contesto sarà interessante analizzare ogni singolo parametro in quanto ce ne sono alcuni - come i nn° 8, 10, 11 - in cui le differenze possono essere senz’altro significative; in altri invece le differenze sono insignificanti o nulle come si può vedere nella tabella n° 10. (vedi quarta riga in cui sono scritte le differenze fra i punti totalizzati dai due gruppi ai vari parametri).
Se non avessimo altri dati, che portano contributo, potremmo concludere, con qualche riserva, che i dati confermano la conclusione del CR e cioè che: “ La psicoterapia da sola non ha efficacia diversa da quando è abbinata a trattamento psicofarmacologico.
Abbiamo tuttavia a disposizione altri elementi di riflessione che portano contributo alla discussione.
1) Si constata una notevole differenza, nei due gruppi, nella percentuale dei soggetti portatori di disturbi o/e problemi psichici prima del trattamento psicoterapico.
Nel gruppo “psicofarmaci SI” la percentuale dei sogg. portatori di disturbi e/o problemi è maggiore che nell’altro gruppo nelle seguenti percentuali:
37% per: paure, fobie, attacchi di panico. 31% per: ansia e disturbi del sonno. 20% per le sindromi ossessive. 19% per la depressione. 16% per i disturbi psicosomatici. 12% instabilità emotiva. 7% disturbi dell’alimentazione. 6% abitudini dannose. 3% senso di inferiorità. 1% difficoltà di socializzazione. È evidente che nel gruppo “Psicofarmaci SI” c’è una consistente maggior quantità di soggetti che accusano problemi o sintomi. A rafforzare tale constatazione notiamo ancora che, alla domanda n° 1, il 55% dei soggetti del gruppo ”P:SI” dichiarano di aver intrapreso il «lavoro psicologico» perché accusavano disturbi psichici o fisici (il 45% per motivi culturali). Nel gruppo “P:NO” invece, solo il 25% hanno intrapreso il «lavoro psicologico» per disturbi psichici o fisici mentre gli altri 75% per motivi culturali. E’ anche interessante notare che alla domanda n° 2 per il gruppo “P.SI” risulta che il 37% dei soggetti ha iniziata psicoterapia perché consigliati da personale sanitario (63% autonomamente, da amici, da parenti ecc.) mentre nell’altro gruppo solo il 12%.
2) Il gruppo “P.NO” totalizza una quantità di ore, pro capite, di «lavoro psicologico» nettamente superiore all’altro gruppo (116 ore rispetto a 87) in un numero di mesi superiore (26 mesi contro 22).
3.3.2 Dati dello Studio G/O
Prima della psicoterapia i soggetti: del gruppo Ag (2220), del gruppo Bg (184), e del Gruppo Cg (82), per l’ansia e i sogg. del gruppo Ag (2.084), del gruppo Bg (182), del gruppo Cg (80) per la depressione, sono stati divisi ognuno nei due gruppi: “Farmaci SI” e “Farmaci NO”. Nelle tabelle per l’ansia e per la depressione (n° 6 e n° 7) possiamo vedere come i livelli dell’ansia e della depressione, in tutti i gruppi considerati – Ag, Bg, Cg –, siano maggiori nel gruppo “Farmaci SI” rispetto al gruppo “Farmaci NO” (dati settembre 1999).
Abbiamo tuttavia a disposizione altri elementi di riflessione che portano contributo alla discussione.
1) Si constata una notevole differenza, nei due gruppi, nella percentuale dei soggetti portatori di disturbi o/e problemi psichici prima del trattamento psicoterapico.
Nel gruppo “psicofarmaci SI” la percentuale dei sogg. portatori di disturbi e/o problemi è maggiore che nell’altro gruppo nelle seguenti percentuali:
37% per: paure, fobie, attacchi di panico. 31% per: ansia e disturbi del sonno. 20% per le sindromi ossessive. 19% per la depressione. 16% per i disturbi psicosomatici. 12% instabilità emotiva. 7% disturbi dell’alimentazione. 6% abitudini dannose. 3% senso di inferiorità. 1% difficoltà di socializzazione. È evidente che nel gruppo “Psicofarmaci SI” c’è una consistente maggior quantità di soggetti che accusano problemi o sintomi. A rafforzare tale constatazione notiamo ancora che, alla domanda n° 1, il 55% dei soggetti del gruppo ”P:SI” dichiarano di aver intrapreso il «lavoro psicologico» perché accusavano disturbi psichici o fisici (il 45% per motivi culturali). Nel gruppo “P:NO” invece, solo il 25% hanno intrapreso il «lavoro psicologico» per disturbi psichici o fisici mentre gli altri 75% per motivi culturali. E’ anche interessante notare che alla domanda n° 2 per il gruppo “P.SI” risulta che il 37% dei soggetti ha iniziata psicoterapia perché consigliati da personale sanitario (63% autonomamente, da amici, da parenti ecc.) mentre nell’altro gruppo solo il 12%.
2) Il gruppo “P.NO” totalizza una quantità di ore, pro capite, di «lavoro psicologico» nettamente superiore all’altro gruppo (116 ore rispetto a 87) in un numero di mesi superiore (26 mesi contro 22).
3.3.2 Dati dello Studio G/O
Prima della psicoterapia i soggetti: del gruppo Ag (2220), del gruppo Bg (184), e del Gruppo Cg (82), per l’ansia e i sogg. del gruppo Ag (2.084), del gruppo Bg (182), del gruppo Cg (80) per la depressione, sono stati divisi ognuno nei due gruppi: “Farmaci SI” e “Farmaci NO”. Nelle tabelle per l’ansia e per la depressione (n° 6 e n° 7) possiamo vedere come i livelli dell’ansia e della depressione, in tutti i gruppi considerati – Ag, Bg, Cg –, siano maggiori nel gruppo “Farmaci SI” rispetto al gruppo “Farmaci NO” (dati settembre 1999).
Ciò conferma che i pazienti che assumono psicofarmaci iniziano la psicoterapia con livelli medi di “disagio” maggiore.
4 Discussione dei dati e Conclusione
4.1 Ricerca sull’efficacia della psicoterapia
Un vecchio medico di campagna, commentando l’avvento delle ulteriori specializzazioni delle specializzazioni mediche, affermava che c’erano medici che arrivavano a sapere perfino tutto del niente.
Molte ricerche sull’efficienza delle psicoterapie tendono a prendere in considerazione pazienti con un solo disturbo - o voce diagnostica del DSM. IV - e trattarlo con un trattamento standard con un numero di sedute altrettanto standard (di solito dodici).
Esiste un paziente che abbia queste caratteristiche e un clinico che conduca in questo modo un trattamento? Con una precisione così “scientifica” non si arrischia, come l’ultra specialista, di essere scientifici sul nulla cioè su un paziente che non esiste nella vita reale?
Nel 1981, agli albori dello Studio G/O osservammo che pazienti in trattamento psicoterapico presentavano una remissione di una gastrite o di un’ulcera gastrica, o di una fobia, e contemporaneamente dichiaravano di essere diventati ansiosi o di accusare nuovi disturbi. C’erano pazienti che ai tests dell’ansia dimostravano di essere più ansiosi di prima del trattamento, ma che dichiaravano di essere notevolmente migliorati; e in effetti avevano una migliore qualità di vita. Altri pazienti raccontavano che da piccoli avevano smesso di essere enuretici “grazie” alla famosa sveglietta; ma che in seguito avevano sviluppato una nevrosi “folle”. Ad un’analisi profonda risultava che tali bambini si erano visti deprivare dell’unico mezzo che avevano per “protestare” di una situazione per loro insopportabile e che li avrebbe segnati per sempre.
Che lavoro scientifico avremmo fatto affermando che i pazienti enuretici, controllati per anni, non avevano più enuresi ?
L’uomo è una realtà in cui innumerevoli capacità, possibilità, blocchi, paure, conflitti, tendenze verso la vita e verso la morte, componenti psichiche e biologiche coesistono in un equilibrio dinamico; è scientifico monitorare un solo punto del sistema? E’ terapia scientifica agire su un solo elemento di tale realtà come si farebbe per un burattino cambiando un pezzo avariato?
Un altro importante problema da affrontare è quello dei gruppi di controllo.
Abbiamo studiato possibili gruppi di controllo, di altri Studi psicoterapici o centri di Igiene Mentale, omogenei per diagnosi, età, sesso, scolarità, condizione sociale, numerosità. Tali gruppi risultavano solo apparentemente simili. Ad un esame approfondito risultavano dissimili per parametri inaspettati. E’ scientifico fingere di non accorgersene?
Abbiamo considerato la possibilità di formare due gruppi dei nostri stessi pazienti attraverso una selezione casuale. I componenti di un gruppo effettuerebbero psicoterapia mentre quelli del secondo non farebbero alcuna terapia; ciò per mesi o per anni cioè per il periodo in cui i, sogg. del primo gruppo effettuano terapia. Tutto questo non è etico, non è possibile; non è neppure scientifico in quanto rimarrebbero disponibili alla nostra osservazione, senza ricorrere ad altri interventi, solo i meno gravi. Ci troveremmo così a comparare due gruppi completamente diversi.
Abbiamo pertanto escluso di ricorrere ad una metodologia valida per sistemi con variabili più controllabili. Abbiamo rinunciato ai gruppi di controllo e alle modalità standard della “metodologia scientifica”. Abbiamo fatto fiducia sulla possibilità di imboccare un po’ alla volta, attraverso prove ed errori, vie più scientifiche per la realtà uomo. Abbiamo preso in considerazione l’assunto di uno dei principali filosofi della scienza contemporanei. Feyerabend (1985) asserisce che quando una metodologia è “stretta” per un determinato momento della scienza, occorre andare “contro il metodo”. Ciò non pregiudica, ma anzi richiede una maggior severità e rigorosa vigilanza nei procedimenti scelti.
Abbiamo imboccato la strada di sondare contemporaneamente più aree di disagio. Questo l’abbiamo realizzato attraverso tre categorie di mezzi a) questionari di autovalutazione, questionari sui farmaci assunti, aumentati, diminuiti, sospesi, variati ecc., sui sintomi psicosomatici di ogni organo o apparato e su quelli psichici, sulla quantità e tipo di lavoro svolto ecc., b) test psicometrici e proiettivi classici, c) esami biologici.
Abbiamo inoltre confrontato moltissimi sottogruppi scelti con parametri diversi ad es. un gruppo con sogg. che si allenavano sufficientemente e un gruppo di sogg. con allenamento insufficiente (Prior 1990) per sondare l’effetto specifico del trattamento
La particolare procedura informatica da noi elaborata e perfezionata in quindici anni, ci permette di confrontare, in ogni momento, centinaia di gruppi diversi: I pazienti possono essere selezionati, per formare gruppi, attraverso venti parametri diversi: eventi storici, sintomi o gruppi sintomatologici, diagnosi, quantità di allenamento, tipo di attività lavorativa, sesso, età, livelli di ansia, di depressione, di sentimento di colpa, ecc. I parametri possono essere usati singolarmente o in varie combinazioni.
Abbiamo considerato indicativi i risultati solo se corrispondevano contemporaneamente a due condizioni a) presenza di miglioramenti statisticamente significativi contemporaneamente in tutte o quasi le aree di disagio b) presenza di miglioramenti come al punto a) in tutti i sottogruppi che erano diversi per quantità e/o durata del trattamento o per altri parametri come: professione, età sesso, ecc., monitorati con batterie di tests lungo l’iter terapeutico.
Il questionario della F.A.I.P. è stato realizzato tenendo presente quanto sopra.
Uno studioso della portata di Martin E. P. Seligman, nel fare l’analisi critica della ricerca del CR afferma che, grazie a tale sondaggio, ha capito i limiti della ricerca “in laboratorio” e apprezzato i pregi di quest’altra metodologia. Questo ci conforta nelle scelte che abbiamo fatto.
Il sondaggio del CR, il SF, l’insieme dei dati dello Studio G/O sono tre realtà molto diverse per vari aspetti che sarebbe qui fuori luogo analizzare. Essi sono però simili in due caratteristiche importanti e qualificanti:
sono ricerche sul campo; indagano su reali persone che fanno reali iter terapeutici.
sondano contemporaneamente diverse aree di disagio.
Certamente tali metodiche sono molto imperfette; non ci danno certezze. Ma quando mai ci sono certezze? Nella scienza ci sono certezze o crediamo di avere certezze?
Discutiamo ora il confronto dei nostri dati con le conclusione del CR:
4.2 Prima conclusione del CR
Rispetto alla prima conclusione del CR: “I pazienti sembrano trarre un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale” ci sembra che i dati del SF la confermino pienamente. Le percentuali di soggetti migliorati, o con il sintomo abolito, è altissima in molti parametri e molto buona in altri e comunque presente in tutti. Tali percentuali sono così mediamente alte da rendere superfluo ogni test di validazione statistica.
I dati dello Studio G/O confermano quanto sopra nel questionario di autovalutazione. Nei test psicometrici poi si ha una convalida, anche con una quantificazione del miglioramento in alcuni parametri, attraverso risultati validati statisticamente.
Dal punto di vista dell’analisi critica dei dati concordiamo anche con ciò che dice Seligman per la ricerca di CR: Non essendoci gruppi di confronto, non possiamo affermare che la psicoterapia funzioni meglio di qualcos’altro, ne che riporti le persone alla normalità visto che non abbiamo gruppi di “normali” di confronto (noi chiediamo: “che cosa è la normalità?”). Ciò che ci dice la nostra ricerca è ciò che deduce Seligman dal sondaggio americano: “si può dire, con un chiaro sì, che le persone hanno minori sintomi ed una vita migliore dopo la terapia rispetto a prima”. (Noi specifichiamo: E’ probabile).
4.3 Seconda conclusione del CR
Per rispondere ora alla domanda se i dati F.A.I.P. confermino o no Quelli del CR e cioè che le psicoterapie più lunghe sono più efficaci, possiamo dire ancora un “chiaro sì”.
Ciò si deduce: a) dal fatto che anche in questo caso c’è un incremento dei vantaggi così rilevante dal Gruppo A al gruppo C da rendere superfluo ogni test di validazione statistica b) dal fatto che i gruppi, i cui componenti hanno fatto più ore di terapia e risultano alla fine avere una maggior percentuale di persone migliorate, sono anche quelli che prima della terapia avevano più soggetti con disagi psichici.
Per quanto concerne quest’ultima affermazione è però doveroso fare delle precisazioni. I sogg. del gruppo C senz’altro hanno tutti più di 80 ore di «lavoro psicologico» e pertanto sono omogenei rispetto a questa caratteristica. Il gruppo B invece può contenere potenziali appartenenti al gruppo C ma non appartenenti al gruppo A; questi ultimi possono avere, nel loro interno, potenziali appartenenti sia al gruppo B sia al gruppo C.
Ciò deve indurci a valutare con prudenza i dati che indicano che il gruppo A ha una percentuale minore di sogg. con vari disagi psichici rispetto ai due gruppi successivi e il gruppo B rispetto al gruppo C (vedi paragrafo 3.3).Possiamo al più affermare che il gruppo che sicuramente ha tutti soggetti che superano le 80 ore (gruppo C) ha una maggior percentuale di sogg. con disturbi o problemi psichici del gruppo A che non ha tale omogeneità; infatti contiene anche soggetti che fanno terapie più lunghe. Questo, se si vuole, è un eccesso di prudenza. Infatti l’inquinamento del gruppi A con soggetti che, ad una ricognizione catamnestica, risulterebbero aver fatto psicoterapia prolungata oltre le 80 ore, dovrebbe diminuire le differenze e non accentuarle. Le significative differenze che abbiamo visto sarebbero pertanto ancora più accentuate se nei tre gruppi ci fossero realmente solo persone che effettuano terapie della quantità di ore negli intervalli indicati (<30, da 30 ad 80, >80 ore di psicoterapia). Comunque al fine della focalizzazione che interessa questo studio questo è un problema di secondaria importanza. in quanto è solo di rafforzamento e non essenziale alla veridicità dell’affermazione della maggior efficacia delle terapie più lunghe. In altre parole poiché i dati ci autorizzano a affermare che anche nel nostro sondaggio risulta quanto affermato dal CR allora possiamo dire che l’affermazione è ancora più valida; ciò in quanto il gruppo di soggetti che ha fatto più terapia, ed ha realizzato maggior quantità di miglioramenti, era anche alla partenza con maggior soggetti affetti da disturbi e/o problemi.
I dati dello Studio G/O confermano la conclusione di CR e del SF: a) nel questionario di autovalutazione i cui risultati sono paralleli a quelli emersi dalla ricerca F.A.I.P. (vedi tabella n° 1), b) nei valori emersi dai test psicometrici (vedi tabelle n° 2, 3, 4), c) dai dati della tabella n° 5, dai quali si evince che i gruppi che fanno meno terapia hanno alla partenza un livello di ansia e di depressione minore di quelli che faranno una terapia più protratta (si tratta in tal caso di risultati con validazione statistica tramite l’Anova con Post hoc).
4.4 Terza Conclusione del CR
Ad un primo esame si potrebbe concludere che il SF concorda con quello americano. Infatti la quantità dei migliorati o “guariti” del gruppo “P.SI” è solo leggermente superiore a quella del gruppo “P.NO”.
Come abbiamo visto però i gruppi prima della terapia sono formati da un numero disuguale di portatori di disagi; Il gruppo dei “psicofarmaci SI” è notevolmente svantaggiato ed inoltre esegue un numero di ore di terapia notevolmente inferiore. I dati dello Studio G/O, portano contributo da un’angolazione diversa; su gruppi di migliaia di persone, il livello sia di ansia sia di depressione risulta più alto, in modo statisticamente significativo, nel gruppo “P.SI”. (vedi tabelle n° 11, 12).
Possiamo concludere che i due gruppi – sia nella ricerca F.A.I.P. che in quella dello Studio G/O - sono troppo diversi nella posizione di partenza e che pertanto non è possibile confrontarne i risultati e confermare la conclusione del CR. La discussione è aperta per dare una conclusione diversa; forse possiamo porre l’ipotesi che chi prende psicofarmaci in genere abbia un maggior livello di sofferenza e che, quando gli psicofarmaci sono dati per reali necessità, lungi dall’interferire negativamente con la motivazione, permettano al soggetto di affrontare con maggior impegno l’iter terapeutico senza blocchi dati da una disumana sofferenza.
Per una conclusione generale possiamo dire che la vera specificità di questo studio è il parallelismo/raffronto fra tre ricerche simili/diverse.
Le loro conclusioni si rafforzano e avvalorano a vicenda in quanto convergono sui risultati percorrendo strade diverse.
Anche il raffronto nella terza conclusione paradossalmente opera un rafforzamento reciproco dei tre sistemi. Si ha un risultato che sembra identico ma in fondo non lo è. Se esistesse solo il sondaggio americano avremmo accetto una conclusione forse sbagliata. La presenza delle altre due ricerche costituisce un controllo; sono nati dei dubbi che, con ulteriori ricerche ad hoc forse possono essere chiariti.
Bibliografia
Corbetta, P. (1992). Metodi di analisi multivariata per le scienze sociali. Bologna: Il Mulino.
Feyerabend, P.K. (1985).Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza. Milano: Feltrinelli.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1987). Nel labirinto con il filo di Arianna - lo strutturarsi delle vie dell'energia nell'età evolutiva. Abano Terme (Pd): Piovan.
Gastaldo, G. Ottobre, M. (1988). Terapia Immaginativa Analitica Autogena, Rassegna di Psicoterapie – Ipnosi; 15,1:17-29
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1990). Autogene Therapie in 4 Stufen in Moderne suggestions-verfahren : Berlin Heildelberg, Springer- Verlag; 274-285.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1994). Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi. Roma: Armando editore.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1996). La psicoterapia Autogena: attuale sistema psicoterapeutico, Attualità in Psicologia; 2: 183-194
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1996) Autogenic psychotherpy iter organised in four steps, 1st Congress for Psychotherapy WCP Vienna 30 June - 4 July.
Gastaldo, G. Ottobre, M. (1999) Autogenic Psychotherapy and the Autogenic Psychotherapy passage by Gastaldo Ottobre – Statistical Notes; I.C.A.T. Meeting 8, July 1999.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. & Prior M. (1995). La Psicoterapia Autogena in quattro stadi: analisi statistica su duemila casi Imagination,2, Wien, Verlag:Facultas Universitätsverlag; 92-93.
Geller, S. (1987). Statistica. Milano: Masson Italia.
Ottobre, M. (1993). Il II stadio della Terapia Autogena secondo l'iter Gastaldo/Ottobre, risultati statistico clinici, Attualità in Psicologia; 8,2: 57-67
Pedon, A.( 1988). Statistica e ricerca psicologica, Padova: Cortina.
Prior, M. (1990). T.A. Somatico: incidenza della variabile "regolarità dell'allenamento" sulla diminuzione dell'ansia e della depressione. Rivista di Psicoterapie. Ipnosi; 1,1: 33-38.
Seligman, M.E.P. (1997). L’efficacia della psicoterapia, in Integrazione nelle Psicoterapie e nel Counseling, Edizioni Scientifiche A.S.P.I.C:.11-32
4 Discussione dei dati e Conclusione
4.1 Ricerca sull’efficacia della psicoterapia
Un vecchio medico di campagna, commentando l’avvento delle ulteriori specializzazioni delle specializzazioni mediche, affermava che c’erano medici che arrivavano a sapere perfino tutto del niente.
Molte ricerche sull’efficienza delle psicoterapie tendono a prendere in considerazione pazienti con un solo disturbo - o voce diagnostica del DSM. IV - e trattarlo con un trattamento standard con un numero di sedute altrettanto standard (di solito dodici).
Esiste un paziente che abbia queste caratteristiche e un clinico che conduca in questo modo un trattamento? Con una precisione così “scientifica” non si arrischia, come l’ultra specialista, di essere scientifici sul nulla cioè su un paziente che non esiste nella vita reale?
Nel 1981, agli albori dello Studio G/O osservammo che pazienti in trattamento psicoterapico presentavano una remissione di una gastrite o di un’ulcera gastrica, o di una fobia, e contemporaneamente dichiaravano di essere diventati ansiosi o di accusare nuovi disturbi. C’erano pazienti che ai tests dell’ansia dimostravano di essere più ansiosi di prima del trattamento, ma che dichiaravano di essere notevolmente migliorati; e in effetti avevano una migliore qualità di vita. Altri pazienti raccontavano che da piccoli avevano smesso di essere enuretici “grazie” alla famosa sveglietta; ma che in seguito avevano sviluppato una nevrosi “folle”. Ad un’analisi profonda risultava che tali bambini si erano visti deprivare dell’unico mezzo che avevano per “protestare” di una situazione per loro insopportabile e che li avrebbe segnati per sempre.
Che lavoro scientifico avremmo fatto affermando che i pazienti enuretici, controllati per anni, non avevano più enuresi ?
L’uomo è una realtà in cui innumerevoli capacità, possibilità, blocchi, paure, conflitti, tendenze verso la vita e verso la morte, componenti psichiche e biologiche coesistono in un equilibrio dinamico; è scientifico monitorare un solo punto del sistema? E’ terapia scientifica agire su un solo elemento di tale realtà come si farebbe per un burattino cambiando un pezzo avariato?
Un altro importante problema da affrontare è quello dei gruppi di controllo.
Abbiamo studiato possibili gruppi di controllo, di altri Studi psicoterapici o centri di Igiene Mentale, omogenei per diagnosi, età, sesso, scolarità, condizione sociale, numerosità. Tali gruppi risultavano solo apparentemente simili. Ad un esame approfondito risultavano dissimili per parametri inaspettati. E’ scientifico fingere di non accorgersene?
Abbiamo considerato la possibilità di formare due gruppi dei nostri stessi pazienti attraverso una selezione casuale. I componenti di un gruppo effettuerebbero psicoterapia mentre quelli del secondo non farebbero alcuna terapia; ciò per mesi o per anni cioè per il periodo in cui i, sogg. del primo gruppo effettuano terapia. Tutto questo non è etico, non è possibile; non è neppure scientifico in quanto rimarrebbero disponibili alla nostra osservazione, senza ricorrere ad altri interventi, solo i meno gravi. Ci troveremmo così a comparare due gruppi completamente diversi.
Abbiamo pertanto escluso di ricorrere ad una metodologia valida per sistemi con variabili più controllabili. Abbiamo rinunciato ai gruppi di controllo e alle modalità standard della “metodologia scientifica”. Abbiamo fatto fiducia sulla possibilità di imboccare un po’ alla volta, attraverso prove ed errori, vie più scientifiche per la realtà uomo. Abbiamo preso in considerazione l’assunto di uno dei principali filosofi della scienza contemporanei. Feyerabend (1985) asserisce che quando una metodologia è “stretta” per un determinato momento della scienza, occorre andare “contro il metodo”. Ciò non pregiudica, ma anzi richiede una maggior severità e rigorosa vigilanza nei procedimenti scelti.
Abbiamo imboccato la strada di sondare contemporaneamente più aree di disagio. Questo l’abbiamo realizzato attraverso tre categorie di mezzi a) questionari di autovalutazione, questionari sui farmaci assunti, aumentati, diminuiti, sospesi, variati ecc., sui sintomi psicosomatici di ogni organo o apparato e su quelli psichici, sulla quantità e tipo di lavoro svolto ecc., b) test psicometrici e proiettivi classici, c) esami biologici.
Abbiamo inoltre confrontato moltissimi sottogruppi scelti con parametri diversi ad es. un gruppo con sogg. che si allenavano sufficientemente e un gruppo di sogg. con allenamento insufficiente (Prior 1990) per sondare l’effetto specifico del trattamento
La particolare procedura informatica da noi elaborata e perfezionata in quindici anni, ci permette di confrontare, in ogni momento, centinaia di gruppi diversi: I pazienti possono essere selezionati, per formare gruppi, attraverso venti parametri diversi: eventi storici, sintomi o gruppi sintomatologici, diagnosi, quantità di allenamento, tipo di attività lavorativa, sesso, età, livelli di ansia, di depressione, di sentimento di colpa, ecc. I parametri possono essere usati singolarmente o in varie combinazioni.
Abbiamo considerato indicativi i risultati solo se corrispondevano contemporaneamente a due condizioni a) presenza di miglioramenti statisticamente significativi contemporaneamente in tutte o quasi le aree di disagio b) presenza di miglioramenti come al punto a) in tutti i sottogruppi che erano diversi per quantità e/o durata del trattamento o per altri parametri come: professione, età sesso, ecc., monitorati con batterie di tests lungo l’iter terapeutico.
Il questionario della F.A.I.P. è stato realizzato tenendo presente quanto sopra.
Uno studioso della portata di Martin E. P. Seligman, nel fare l’analisi critica della ricerca del CR afferma che, grazie a tale sondaggio, ha capito i limiti della ricerca “in laboratorio” e apprezzato i pregi di quest’altra metodologia. Questo ci conforta nelle scelte che abbiamo fatto.
Il sondaggio del CR, il SF, l’insieme dei dati dello Studio G/O sono tre realtà molto diverse per vari aspetti che sarebbe qui fuori luogo analizzare. Essi sono però simili in due caratteristiche importanti e qualificanti:
sono ricerche sul campo; indagano su reali persone che fanno reali iter terapeutici.
sondano contemporaneamente diverse aree di disagio.
Certamente tali metodiche sono molto imperfette; non ci danno certezze. Ma quando mai ci sono certezze? Nella scienza ci sono certezze o crediamo di avere certezze?
Discutiamo ora il confronto dei nostri dati con le conclusione del CR:
4.2 Prima conclusione del CR
Rispetto alla prima conclusione del CR: “I pazienti sembrano trarre un grande beneficio dalla psicoterapia condotta da professionisti della salute mentale” ci sembra che i dati del SF la confermino pienamente. Le percentuali di soggetti migliorati, o con il sintomo abolito, è altissima in molti parametri e molto buona in altri e comunque presente in tutti. Tali percentuali sono così mediamente alte da rendere superfluo ogni test di validazione statistica.
I dati dello Studio G/O confermano quanto sopra nel questionario di autovalutazione. Nei test psicometrici poi si ha una convalida, anche con una quantificazione del miglioramento in alcuni parametri, attraverso risultati validati statisticamente.
Dal punto di vista dell’analisi critica dei dati concordiamo anche con ciò che dice Seligman per la ricerca di CR: Non essendoci gruppi di confronto, non possiamo affermare che la psicoterapia funzioni meglio di qualcos’altro, ne che riporti le persone alla normalità visto che non abbiamo gruppi di “normali” di confronto (noi chiediamo: “che cosa è la normalità?”). Ciò che ci dice la nostra ricerca è ciò che deduce Seligman dal sondaggio americano: “si può dire, con un chiaro sì, che le persone hanno minori sintomi ed una vita migliore dopo la terapia rispetto a prima”. (Noi specifichiamo: E’ probabile).
4.3 Seconda conclusione del CR
Per rispondere ora alla domanda se i dati F.A.I.P. confermino o no Quelli del CR e cioè che le psicoterapie più lunghe sono più efficaci, possiamo dire ancora un “chiaro sì”.
Ciò si deduce: a) dal fatto che anche in questo caso c’è un incremento dei vantaggi così rilevante dal Gruppo A al gruppo C da rendere superfluo ogni test di validazione statistica b) dal fatto che i gruppi, i cui componenti hanno fatto più ore di terapia e risultano alla fine avere una maggior percentuale di persone migliorate, sono anche quelli che prima della terapia avevano più soggetti con disagi psichici.
Per quanto concerne quest’ultima affermazione è però doveroso fare delle precisazioni. I sogg. del gruppo C senz’altro hanno tutti più di 80 ore di «lavoro psicologico» e pertanto sono omogenei rispetto a questa caratteristica. Il gruppo B invece può contenere potenziali appartenenti al gruppo C ma non appartenenti al gruppo A; questi ultimi possono avere, nel loro interno, potenziali appartenenti sia al gruppo B sia al gruppo C.
Ciò deve indurci a valutare con prudenza i dati che indicano che il gruppo A ha una percentuale minore di sogg. con vari disagi psichici rispetto ai due gruppi successivi e il gruppo B rispetto al gruppo C (vedi paragrafo 3.3).Possiamo al più affermare che il gruppo che sicuramente ha tutti soggetti che superano le 80 ore (gruppo C) ha una maggior percentuale di sogg. con disturbi o problemi psichici del gruppo A che non ha tale omogeneità; infatti contiene anche soggetti che fanno terapie più lunghe. Questo, se si vuole, è un eccesso di prudenza. Infatti l’inquinamento del gruppi A con soggetti che, ad una ricognizione catamnestica, risulterebbero aver fatto psicoterapia prolungata oltre le 80 ore, dovrebbe diminuire le differenze e non accentuarle. Le significative differenze che abbiamo visto sarebbero pertanto ancora più accentuate se nei tre gruppi ci fossero realmente solo persone che effettuano terapie della quantità di ore negli intervalli indicati (<30, da 30 ad 80, >80 ore di psicoterapia). Comunque al fine della focalizzazione che interessa questo studio questo è un problema di secondaria importanza. in quanto è solo di rafforzamento e non essenziale alla veridicità dell’affermazione della maggior efficacia delle terapie più lunghe. In altre parole poiché i dati ci autorizzano a affermare che anche nel nostro sondaggio risulta quanto affermato dal CR allora possiamo dire che l’affermazione è ancora più valida; ciò in quanto il gruppo di soggetti che ha fatto più terapia, ed ha realizzato maggior quantità di miglioramenti, era anche alla partenza con maggior soggetti affetti da disturbi e/o problemi.
I dati dello Studio G/O confermano la conclusione di CR e del SF: a) nel questionario di autovalutazione i cui risultati sono paralleli a quelli emersi dalla ricerca F.A.I.P. (vedi tabella n° 1), b) nei valori emersi dai test psicometrici (vedi tabelle n° 2, 3, 4), c) dai dati della tabella n° 5, dai quali si evince che i gruppi che fanno meno terapia hanno alla partenza un livello di ansia e di depressione minore di quelli che faranno una terapia più protratta (si tratta in tal caso di risultati con validazione statistica tramite l’Anova con Post hoc).
4.4 Terza Conclusione del CR
Ad un primo esame si potrebbe concludere che il SF concorda con quello americano. Infatti la quantità dei migliorati o “guariti” del gruppo “P.SI” è solo leggermente superiore a quella del gruppo “P.NO”.
Come abbiamo visto però i gruppi prima della terapia sono formati da un numero disuguale di portatori di disagi; Il gruppo dei “psicofarmaci SI” è notevolmente svantaggiato ed inoltre esegue un numero di ore di terapia notevolmente inferiore. I dati dello Studio G/O, portano contributo da un’angolazione diversa; su gruppi di migliaia di persone, il livello sia di ansia sia di depressione risulta più alto, in modo statisticamente significativo, nel gruppo “P.SI”. (vedi tabelle n° 11, 12).
Possiamo concludere che i due gruppi – sia nella ricerca F.A.I.P. che in quella dello Studio G/O - sono troppo diversi nella posizione di partenza e che pertanto non è possibile confrontarne i risultati e confermare la conclusione del CR. La discussione è aperta per dare una conclusione diversa; forse possiamo porre l’ipotesi che chi prende psicofarmaci in genere abbia un maggior livello di sofferenza e che, quando gli psicofarmaci sono dati per reali necessità, lungi dall’interferire negativamente con la motivazione, permettano al soggetto di affrontare con maggior impegno l’iter terapeutico senza blocchi dati da una disumana sofferenza.
Per una conclusione generale possiamo dire che la vera specificità di questo studio è il parallelismo/raffronto fra tre ricerche simili/diverse.
Le loro conclusioni si rafforzano e avvalorano a vicenda in quanto convergono sui risultati percorrendo strade diverse.
Anche il raffronto nella terza conclusione paradossalmente opera un rafforzamento reciproco dei tre sistemi. Si ha un risultato che sembra identico ma in fondo non lo è. Se esistesse solo il sondaggio americano avremmo accetto una conclusione forse sbagliata. La presenza delle altre due ricerche costituisce un controllo; sono nati dei dubbi che, con ulteriori ricerche ad hoc forse possono essere chiariti.
Bibliografia
Corbetta, P. (1992). Metodi di analisi multivariata per le scienze sociali. Bologna: Il Mulino.
Feyerabend, P.K. (1985).Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza. Milano: Feltrinelli.
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Gastaldo, G. Ottobre, M. (1988). Terapia Immaginativa Analitica Autogena, Rassegna di Psicoterapie – Ipnosi; 15,1:17-29
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1990). Autogene Therapie in 4 Stufen in Moderne suggestions-verfahren : Berlin Heildelberg, Springer- Verlag; 274-285.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1994). Il Training Autogeno in quattro stadi - l'appuntamento con se stessi. Roma: Armando editore.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1996). La psicoterapia Autogena: attuale sistema psicoterapeutico, Attualità in Psicologia; 2: 183-194
Gastaldo, G. & Ottobre, M. (1996) Autogenic psychotherpy iter organised in four steps, 1st Congress for Psychotherapy WCP Vienna 30 June - 4 July.
Gastaldo, G. Ottobre, M. (1999) Autogenic Psychotherapy and the Autogenic Psychotherapy passage by Gastaldo Ottobre – Statistical Notes; I.C.A.T. Meeting 8, July 1999.
Gastaldo, G. & Ottobre, M. & Prior M. (1995). La Psicoterapia Autogena in quattro stadi: analisi statistica su duemila casi Imagination,2, Wien, Verlag:Facultas Universitätsverlag; 92-93.
Geller, S. (1987). Statistica. Milano: Masson Italia.
Ottobre, M. (1993). Il II stadio della Terapia Autogena secondo l'iter Gastaldo/Ottobre, risultati statistico clinici, Attualità in Psicologia; 8,2: 57-67
Pedon, A.( 1988). Statistica e ricerca psicologica, Padova: Cortina.
Prior, M. (1990). T.A. Somatico: incidenza della variabile "regolarità dell'allenamento" sulla diminuzione dell'ansia e della depressione. Rivista di Psicoterapie. Ipnosi; 1,1: 33-38.
Seligman, M.E.P. (1997). L’efficacia della psicoterapia, in Integrazione nelle Psicoterapie e nel Counseling, Edizioni Scientifiche A.S.P.I.C:.11-32
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