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3) Training Autogeno
Il Training Autogeno - 3.1) Brevi cenni sul Training Autogeno
TRAINING significa esercizio
AUTOGENO significa "che si genera da sé"; si riferisce a ciò che nasce e si sviluppa autonomamente dentro noi stessi.
IL T.A. E' un metodo scientifico con cui una persona può compiere su di sé un lavoro di armonizzazione. Serve pertanto sia a coloro che hanno "disturbi psichici", sia a coloro che desiderano raggiungere una migliore maturazione
SI INIZIA con l'imparare ad essere presenti a se stessi, a riconoscere le proprie esigenze più genuine e profonde, distinguendole dai falsi bisogni , imposti dall'esterno
SI IMPARA quindi a far crescere in noi quegli atteggiamenti interiori, rimasti bloccati, e a limarne altri che , per la loro eccessiva prevalenza, sono una delle cause dei nostri disturbi, del nostro "vivere male" e del nostro "doloroso stile di vita
"LO STATO AUTOGENO”. Questa maggiore armonizzazione della personalità è favorita e , a sua volta, favorisce gradatamente uno stato particolare che viene chiamato "Stato Autogeno"
Lo Stato Autogeno si raggiunge con un training , cioè con un allenamento giornaliero di semplici esercizi psicologici. Nello stato autogeno avvengono spontaneamente fenomeni di liberazione delle tensioni e dei blocchi profondi, e un riequilibrio delle varie componenti della nostra personalità
LAVORO AUTOGENO. Come si può capire da quanto detto esercitarsi con il T.A., non è un "lavoro" che "un altro" fa su di me, ma un "lavoro" che "io" faccio su me stesso, in me stesso e con me stesso, cioè "AUTOGENICAMENTE", per essere in maggiore armonia con me stesso e con gli altri
Sono io stesso che gestisco la mia ripresa e la mia crescita
Non si tratta, pertanto, né di una formula magica, né di una "pastiglia", che si prende quando si ha un dolore o una malattia, né di una formula miracolistica: miracoli non ne esistono in questo campo!
Può esistere invece la ferma determinazione a compiere un lungo e paziente lavoro su se stessi per migliorare la propria personalità, e , in questo senso, tanti traguardi importanti sono possibili.
Ruolo degli psicoterapeuti
Lo psicoterapeuta "insegna" la tecnica del Training Autogeno, rivolgendo una particolare e precisa attenzione affinché il lavoro, che ciascuno fa su se stesso, sia preciso secondo lo spirito di autentica autogenicità e sia indirizzato verso gli obiettivi più importanti. Fornisce inoltre supporto per l’analisi degli atteggiamenti interiori, i vissuti e le resistenze.
PROSPETTIVE Finora si è accennato al primo stadio della psicoterapia autogena: il "Training Autogeno Basale"; in effetti quest'ultimo, l'unico conosciuto dai più, è solo la parte iniziale della Psicoterapia Autogena. Per molte persone, questa prima tappa può essere sufficiente per raggiungere quegli obiettivi di salute psicofisica che si erano proposti; per altri può non essere sufficiente e, in questo caso può accedere al Training utogeno Avanzato.
Il Training Autogeno Avanzato
nello studio Gastaldo/Ottobre il T.A. Avanzato è stato strutturato in tre stadi che si possono effettuare dopo congruo allenamento con quello Basale.
Il secondo stadio, "Terapia immaginativa Analitica Autogena" (T.I.A.A.), consta di un ciclo di sedute individuali il cui obiettivo è di favorire lo "scioglimento" dei conflitti e delle "paure" profonde
Con una buona preparazione nell'autogenicità, attraverso il T.A. Basale, queste sedute acquistano una potenza ed una profondità veramente notevoli.
Si potrà poi, come terzo stadio, accedere ai corsi di "Training Autogeno Avanzato Analitico" (T.A.A.A.)
Gli scopi di questo terzo stadio sono molteplici ma l'obbiettivo principale è quello di potenziare ed espandere le capacità e le possibilità di una personalità, che ormai si è sufficientemente liberata da blocchi e dai freni che la condizionavano.
Un altro obiettivo è quello di offrire al soggetto un mezzo in più, oltre a quello del TA di base, per continuare da solo un lavoro di maturazione che mai può ritenersi concluso per chi voglia vivere intensamente una vita aperta , in ogni momento, ad ogni prospettiva. (disegno di Olimpia Biasi)
Questo è l'obiettivo che si attua maggiormente nel quarto stadio: T.A.C.T. cioè Terapia Autogena con Collaborazione di tipo analitico del Terapeuta).
3.2 Iohannes (1) heinrich Schultz inventa il Training Autogeno
I. H. Schultz (a Sx disegno di Herwig Sausgruber) è nato a Göttingen nel 1884. Ha studiato medicina nella città natale e successivamente a Breslavia e a Losanna. E' stato docente di neurologia e psichiatria e poi, dal 1919, di psicologia medica a Dresda. Nel 1936 diventa Presidente dell'Istituto Germanico per le ricerche psicologiche e per la psicoterapia di Berlino; mantiene tale incarico fino al 1945.
Si noti come egli abbia il merito di aver sviluppato e diffuso un metodo di così grande rispetto della persona e dell'individuo anche se il periodo storico, il luogo, e ancor più il ruolo da lui ricoperto, comportavano pesanti condizionamenti da parte di un regime fortemente autoritaristico/repressivo e distruttivo di ogni libertà.(2)
Prosegue poi la propria attività di docente e di psicoterapeuta in ambito privato.
Nel secondo e terzo decennio del nostro secolo sviluppa le ricerche che lo porteranno alla formazione del Training Autogeno. Pubblica nel 1932 la prima edizione dell'opera "Il Training Autogeno", 1925, 1926, 1951, 1968, 1991 dove descrive compiutamente il suo metodo. Alla sua morte, avvenuta il 19 settembre del 1970, tale opera è alla 13° edizione; attualmente alla diciannovesima in lingua tedesca e alla traduzione della dodicesima in lingua italiana.
Nel 1951 pubblica l’altra sua opera fondamentale: "La Psicoterapia Bionomica" 1951 dove espone il concetto di Bionomia. Applicato alle psicoterapie (Tale opera è edita, in lingua italiana, dalla Editrice Masson – vedi bobliografia).
E’ importante precisare che nel modello Schultziano per: "TRAINING AUTOGENO" s’intende non solo il livello basale della tecnica - Training Autogeno Inferiore o meglio Basale - ma l’intero modello: "concezione della vita e delle sue leggi, concezione della personalità e dei disturbi psichici e psicosomatici che possono colpire l'uomo, Comprende inoltre l’insieme dei procedimenti sia indirizzati alla psicopromozionalità e alla psicoprofilassi sia alla psicoterapia".
Con Psicoterapia Autogena, s’intende porre ancora l’accento sull’intero modello però maggiormente focalizzato sul versante che mira a ricondurre da una situazione antibionomica a quella bionomica. cioè sul versante più specificatamente psicoterapico.
Per quanto riguarda il Modello psicoterapico Schultziano troviamo alla base della costruzioine Il Training Autogeno Basale che viene anche denominato Somatico in quanto si parte dall’ascolto delle sensazioni fisiche. Esso è l’A.B.C. di tutta la costruzione; ci si allena all’ascolto e all’accettazione profonda di tutto ciò che accade in sé quando s’impara a lasciare che accada.
Ci sono sei esercizi standard ognuno dei quali è contrassegnato da una "frase stimolo" che indirizza l’attenzione verso precise realtà corporee che sottendono simbolicamente realtà psichiche stante l’unità Psiche /Soma.
La Psicoterapia Autogena comprende, oltre al T. A. Basale, anche le diverse modalità del Training Autogeno Superiore Avanzato, che su questa base si sviluppano.
Caratterizzano il modello schultziano seguenti principi:
L’Autogonon, l’Unità Psiche/Soma, lo Stato Autogeno, l’Allenamento e la Bionomia,.
(1)In una lettera al Dr. H.Wallnöfer, Schultz ha precisato che il suo nome è Iohannes e non Johannes come si trova scritto anche in alcuni importanti libri.
(2)Mittag O. Schwierigkeiten beim Schreiben der Wahrheit. Report Psychologie 03/1994 n. 19 pag 12-26.
Si noti come egli abbia il merito di aver sviluppato e diffuso un metodo di così grande rispetto della persona e dell'individuo anche se il periodo storico, il luogo, e ancor più il ruolo da lui ricoperto, comportavano pesanti condizionamenti da parte di un regime fortemente autoritaristico/repressivo e distruttivo di ogni libertà.(2)
Prosegue poi la propria attività di docente e di psicoterapeuta in ambito privato.
Nel secondo e terzo decennio del nostro secolo sviluppa le ricerche che lo porteranno alla formazione del Training Autogeno. Pubblica nel 1932 la prima edizione dell'opera "Il Training Autogeno", 1925, 1926, 1951, 1968, 1991 dove descrive compiutamente il suo metodo. Alla sua morte, avvenuta il 19 settembre del 1970, tale opera è alla 13° edizione; attualmente alla diciannovesima in lingua tedesca e alla traduzione della dodicesima in lingua italiana.
Nel 1951 pubblica l’altra sua opera fondamentale: "La Psicoterapia Bionomica" 1951 dove espone il concetto di Bionomia. Applicato alle psicoterapie (Tale opera è edita, in lingua italiana, dalla Editrice Masson – vedi bobliografia).
E’ importante precisare che nel modello Schultziano per: "TRAINING AUTOGENO" s’intende non solo il livello basale della tecnica - Training Autogeno Inferiore o meglio Basale - ma l’intero modello: "concezione della vita e delle sue leggi, concezione della personalità e dei disturbi psichici e psicosomatici che possono colpire l'uomo, Comprende inoltre l’insieme dei procedimenti sia indirizzati alla psicopromozionalità e alla psicoprofilassi sia alla psicoterapia".
Con Psicoterapia Autogena, s’intende porre ancora l’accento sull’intero modello però maggiormente focalizzato sul versante che mira a ricondurre da una situazione antibionomica a quella bionomica. cioè sul versante più specificatamente psicoterapico.
Per quanto riguarda il Modello psicoterapico Schultziano troviamo alla base della costruzioine Il Training Autogeno Basale che viene anche denominato Somatico in quanto si parte dall’ascolto delle sensazioni fisiche. Esso è l’A.B.C. di tutta la costruzione; ci si allena all’ascolto e all’accettazione profonda di tutto ciò che accade in sé quando s’impara a lasciare che accada.
Ci sono sei esercizi standard ognuno dei quali è contrassegnato da una "frase stimolo" che indirizza l’attenzione verso precise realtà corporee che sottendono simbolicamente realtà psichiche stante l’unità Psiche /Soma.
La Psicoterapia Autogena comprende, oltre al T. A. Basale, anche le diverse modalità del Training Autogeno Superiore Avanzato, che su questa base si sviluppano.
Caratterizzano il modello schultziano seguenti principi:
L’Autogonon, l’Unità Psiche/Soma, lo Stato Autogeno, l’Allenamento e la Bionomia,.
(1)In una lettera al Dr. H.Wallnöfer, Schultz ha precisato che il suo nome è Iohannes e non Johannes come si trova scritto anche in alcuni importanti libri.
(2)Mittag O. Schwierigkeiten beim Schreiben der Wahrheit. Report Psychologie 03/1994 n. 19 pag 12-26.
3.3 Autogonon
Il concetto di Autogonon viene così definito nello statuto dell’A.i.r.D.A.: "un -momento- della nostra unità psicofisica in cui, avendo assunto consciamente o inconsapevolmente l'atteggiamento interiore di lascio che accada in me si generano spontaneamente vissuti psicofisici non recepiti usualmente dalla parte cosciente di noi stessi". Attraverso l’Autogonon si riprende contatto con ciò che è secondo le leggi della vita, in altre parole con ciò che è Bionomico - Su tali concetti si basano sia Il Training Autogeno Basale sia la modalità analitica e quella catartica del T.A. Avanzato, nonché l'Iter Autogeno in Quattro Stadi e un connesso modello metapsicologico elaborati dallo Studio Gastaldo Ottobre.
La ricerca dell’ A.I.R.D.A.in questo ambito concerne:
· 1) l'approfondimento del concetto di Autogonon, come si presenta e come può essere utilizzato anche in tecniche psicoterapiche, psicoprofilattiche o psicopromozionali, diverse da quelle di Schultz e in altri settori della scienza e dell’attività umana
· 2) lo studio e l'utilizzo del materiale emerso nella condizione autogena in campi non psicoterapeutici, come ad esempio: nella psicologia dell'età evolutiva, nella psicopatologia, nella didattica, pedagogia, filosofia, arte ecc.;
Vediamo di approfondire ulteriormente il concetto di autogonon:
Il Training Autogeno di Schultz è Autogeno e non Eterogeno come viene ben specificato dall'autore del metodo (Schultz 1999; pag 100) "Soprattutto è indispensabile per l'allenamento autogeno rivolgersi verso l' interno in perfetto silenzio; un qualsiasi parlare accompagnatorio da parte dei conduttori dell'esperimento, oppure dischi, trasformano il procedimento in un eterogeno ipnoidizzare, in una lieve eteroipnosi di vecchio stile"; per ribadire la necessità di eliminare ogni influenzamento e autoinfluenzamento per accedere a ciò che si genera spontaneamente, a pag. 345 dell'edizione testé citata scrive: "...principalmente basta distanziare il Training Autogeno da tutti gli sforzi di autopersuasione...”
Per precisare meglio il concetto di Autogeno l'autore del metodo ancora precisa a pag. 610 dell'edizione italiana, (Schultz 1968): "....In modo morbido e passivo il Training Autogeno porta inavvertitamente ad un processo di maturazione che si svolge sulla via della più libera autorealizzazione ......questa deve prendere forma solo e soltanto da ciò che è il patrimonio interiore dell'individuo, il mondo dei propri atteggiamenti interiori, il contenuto delle "immagini" che ognuno di noi porta in sé ".
Gastaldo, Ottobre maggio 2008 a pag. 84 precisano: "...immagine come forma esteriore di un quid interno; esteriore nel senso che è fuori, quindi può rendere visibile il quid, renderlo palese nel senso che ne è segno, linguaggio. Il quid è l'oggetto interno e, nel nostro caso, il vissuto rievocato o creato, i pacchetti di esperienze, i vissuti interiori come: la percezione interiore del sé, o di parte del sé, o di contenuti del sé, ecc.."
Ciò che emerge spontaneamente, durante lo stato autogeno, a volte in brevi manifestazioni somatiche (scariche autogene), altre volte anche in sequenze di un'ora e più, é molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc.. Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto invia a se stesso uno o più messaggi.
La terapia con il T.A. ha come base il lasciare che corpo e psiche palesino, attraverso il loro linguaggio, ciò che l'individuo è nel qui ed ora.
A volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C.G. Jung, o di E. Erikson, M. Klein, O. Rank, W. Reich, E. Berne ecc.; altre volte ancora, in un'unica sequenza, si mescolano vissuti a cui il paziente attribuisce un significato interpretabile secondo gli studi e le scoperte di numerosi autori, contemporaneamente.(1)
Si constata come le varie scoperte dei diversi studiosi non si escludano, ma anzi si integrino; si constatano le strette relazioni e interdipendenze fra ciò che si esplicita come somatico e quello che si esplicita come psichico; si constata ancora come si può arrivare, senza soluzione di continuità, dal soma alla psiche e viceversa. (Bibliografia: Gastaldo G. Ottobre M. 1996)
(1) Vedi "Nel labirinto con il filo di Arianna" 1987; antologia di 142 vissuti di quaranta pazienti in sedute di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (T.I.A.A.)
La ricerca dell’ A.I.R.D.A.in questo ambito concerne:
· 1) l'approfondimento del concetto di Autogonon, come si presenta e come può essere utilizzato anche in tecniche psicoterapiche, psicoprofilattiche o psicopromozionali, diverse da quelle di Schultz e in altri settori della scienza e dell’attività umana
· 2) lo studio e l'utilizzo del materiale emerso nella condizione autogena in campi non psicoterapeutici, come ad esempio: nella psicologia dell'età evolutiva, nella psicopatologia, nella didattica, pedagogia, filosofia, arte ecc.;
Vediamo di approfondire ulteriormente il concetto di autogonon:
Il Training Autogeno di Schultz è Autogeno e non Eterogeno come viene ben specificato dall'autore del metodo (Schultz 1999; pag 100) "Soprattutto è indispensabile per l'allenamento autogeno rivolgersi verso l' interno in perfetto silenzio; un qualsiasi parlare accompagnatorio da parte dei conduttori dell'esperimento, oppure dischi, trasformano il procedimento in un eterogeno ipnoidizzare, in una lieve eteroipnosi di vecchio stile"; per ribadire la necessità di eliminare ogni influenzamento e autoinfluenzamento per accedere a ciò che si genera spontaneamente, a pag. 345 dell'edizione testé citata scrive: "...principalmente basta distanziare il Training Autogeno da tutti gli sforzi di autopersuasione...”
Per precisare meglio il concetto di Autogeno l'autore del metodo ancora precisa a pag. 610 dell'edizione italiana, (Schultz 1968): "....In modo morbido e passivo il Training Autogeno porta inavvertitamente ad un processo di maturazione che si svolge sulla via della più libera autorealizzazione ......questa deve prendere forma solo e soltanto da ciò che è il patrimonio interiore dell'individuo, il mondo dei propri atteggiamenti interiori, il contenuto delle "immagini" che ognuno di noi porta in sé ".
Gastaldo, Ottobre maggio 2008 a pag. 84 precisano: "...immagine come forma esteriore di un quid interno; esteriore nel senso che è fuori, quindi può rendere visibile il quid, renderlo palese nel senso che ne è segno, linguaggio. Il quid è l'oggetto interno e, nel nostro caso, il vissuto rievocato o creato, i pacchetti di esperienze, i vissuti interiori come: la percezione interiore del sé, o di parte del sé, o di contenuti del sé, ecc.."
Ciò che emerge spontaneamente, durante lo stato autogeno, a volte in brevi manifestazioni somatiche (scariche autogene), altre volte anche in sequenze di un'ora e più, é molto complesso: sensazioni, immagini, convinzioni, modalità di azione e reazione, emozioni, movimenti, ricordi reali o simbolizzati ecc.. Il tutto si integra in sequenze attraverso le quali il soggetto invia a se stesso uno o più messaggi.
La terapia con il T.A. ha come base il lasciare che corpo e psiche palesino, attraverso il loro linguaggio, ciò che l'individuo è nel qui ed ora.
A volte sembrano emergere, pari pari, pagine in cui S. Freud racconta dinamiche, problemi, fantasmi inconsci; altre volte sembrano pagine di C.G. Jung, o di E. Erikson, M. Klein, O. Rank, W. Reich, E. Berne ecc.; altre volte ancora, in un'unica sequenza, si mescolano vissuti a cui il paziente attribuisce un significato interpretabile secondo gli studi e le scoperte di numerosi autori, contemporaneamente.(1)
Si constata come le varie scoperte dei diversi studiosi non si escludano, ma anzi si integrino; si constatano le strette relazioni e interdipendenze fra ciò che si esplicita come somatico e quello che si esplicita come psichico; si constata ancora come si può arrivare, senza soluzione di continuità, dal soma alla psiche e viceversa. (Bibliografia: Gastaldo G. Ottobre M. 1996)
(1) Vedi "Nel labirinto con il filo di Arianna" 1987; antologia di 142 vissuti di quaranta pazienti in sedute di Terapia Immaginativa Analitica Autogena (T.I.A.A.)
3.4 Unità e continuum psiche/soma.
L'idea originale di Schultz è di gettare un ponte, di trovare i collegamenti e i corrispettivi , fra psiche e soma considerandoli come due facciate di una stessa realtà.
Abbiamo adottato come simbolo di tale unità la bottiglia di Felix Klein. Bottiglia realizzata su iniziativa e disegno dello Studio Gastaldo/Ottobre dal Maestro Vetraio Massimo Lunardon.
Il grande matematico F. Klein (1849/1925) ha ideato questa bottiglia, come esempio di solido a superficie unilatera nell'ambito della geometria topica.
I solidi hanno solitamente due lati uno interno ed uno esterno; per passare dall'uno all'altro bisogna valicare un confine. Questa bottiglia viceversa è: "una superficie chiusa unilaterale"; c’è un continuum, fra interno ed esterno. Essa non è immergibile nell’ordinario spazio tridimensionale. Una formica partendo da un punto qualsiasi può arrivare sul punto contrapposto senza passare attraverso una linea di separazione.
Abbiamo assunto questo particolare solido come simbolo di quell’UNITA’, e di quel CONTINUUM nell'uomo, che costantemente riscontriamo nel lavoro con il Training Autogeno
Tale unità e continuum é fra:
a) Psiche e corpo
b) Conscio e inconscio.
Sempre più le acquisizioni neurobiologiche portano contributo a tale concezione; le stimolazioni e le esperienze, nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi. Le strutture neurobiologiche, che sono il risultato della forza plasmante dell'ambiente sull'architettura geneticamente determinata, sottendono le modalità biologico/emotive di azione e reazione al mondo e agli altri. Schultz, allievo e collaboratore del neurofisiopatologo e ipnologo Oscar Vogt e del famoso fisiologo Max Verworn, è studioso attento di ogni apporto scientifico, dall'ipnosi alle scoperte di Ivan Petrovic Pavlov.
Il suo metodo e i principi neurofisiologici, sui quali si fonda, hanno come punto di partenza un rigoroso studio dei cambiamenti neurofisiologici che si verificano durante stati di coscienza modificati. Contemporaneamente studia i correlati che avvengono nella facciata psichica dell'unità psicosomatica per cui, fin dall’inizio, si occupa anche del movimento psicoanalitico e già nel 1925 prende in considerazione l'aspetto psicodinamico; ciò è rilevabile nel suo lavoro: "L'ora del destino della psicoterapia" 1925 nel quale scrive di una ricerca psicoanalitica statistica; nel 1926 pubblica il saggio: "Stratificazioni nell'auto osservazione ipnotica" 1926. dove afferma l'utilità delle associazioni libere nelle sue ricerche. Nel 1929 parla dell'autopsicocatarsi e dell'autoanalisi.
Nelle teorie di Freud, Jung, ed altri che si rifanno e arricchiscono la psicologia e psicopatologia dinamica, si trovano le radici della parte psicologica del suo metodo.
Nel 1914 Freud abbandona l'ipnosi e imbocca la via delle associazioni libere: egli vuole far emergere contenuti inconsci in piena coscienza; così scrive(1): " ...subito dopo, con la rinuncia all'ipnosi, ci si impose il compito di scoprire, attraverso le associazioni libere dell'analizzato, ciò che egli non riusciva a ricordare". I. H. Schultz trova il modo di collegare ciò alla componente biologica della realtà uomo.(1) Freud S.: Per la storia del movimento psicoanalitico. Freud Opere,- Ed. Boringhieri Torino 1980; vol. 7° - pag. 389. .
Abbiamo adottato come simbolo di tale unità la bottiglia di Felix Klein. Bottiglia realizzata su iniziativa e disegno dello Studio Gastaldo/Ottobre dal Maestro Vetraio Massimo Lunardon.
Il grande matematico F. Klein (1849/1925) ha ideato questa bottiglia, come esempio di solido a superficie unilatera nell'ambito della geometria topica.
I solidi hanno solitamente due lati uno interno ed uno esterno; per passare dall'uno all'altro bisogna valicare un confine. Questa bottiglia viceversa è: "una superficie chiusa unilaterale"; c’è un continuum, fra interno ed esterno. Essa non è immergibile nell’ordinario spazio tridimensionale. Una formica partendo da un punto qualsiasi può arrivare sul punto contrapposto senza passare attraverso una linea di separazione.
Abbiamo assunto questo particolare solido come simbolo di quell’UNITA’, e di quel CONTINUUM nell'uomo, che costantemente riscontriamo nel lavoro con il Training Autogeno
Tale unità e continuum é fra:
a) Psiche e corpo
b) Conscio e inconscio.
Sempre più le acquisizioni neurobiologiche portano contributo a tale concezione; le stimolazioni e le esperienze, nei momenti cruciali della maturazione del nostro sistema nervoso, influiscono sulla formazione e sulla modulazione delle sinapsi. Le strutture neurobiologiche, che sono il risultato della forza plasmante dell'ambiente sull'architettura geneticamente determinata, sottendono le modalità biologico/emotive di azione e reazione al mondo e agli altri. Schultz, allievo e collaboratore del neurofisiopatologo e ipnologo Oscar Vogt e del famoso fisiologo Max Verworn, è studioso attento di ogni apporto scientifico, dall'ipnosi alle scoperte di Ivan Petrovic Pavlov.
Il suo metodo e i principi neurofisiologici, sui quali si fonda, hanno come punto di partenza un rigoroso studio dei cambiamenti neurofisiologici che si verificano durante stati di coscienza modificati. Contemporaneamente studia i correlati che avvengono nella facciata psichica dell'unità psicosomatica per cui, fin dall’inizio, si occupa anche del movimento psicoanalitico e già nel 1925 prende in considerazione l'aspetto psicodinamico; ciò è rilevabile nel suo lavoro: "L'ora del destino della psicoterapia" 1925 nel quale scrive di una ricerca psicoanalitica statistica; nel 1926 pubblica il saggio: "Stratificazioni nell'auto osservazione ipnotica" 1926. dove afferma l'utilità delle associazioni libere nelle sue ricerche. Nel 1929 parla dell'autopsicocatarsi e dell'autoanalisi.
Nelle teorie di Freud, Jung, ed altri che si rifanno e arricchiscono la psicologia e psicopatologia dinamica, si trovano le radici della parte psicologica del suo metodo.
Nel 1914 Freud abbandona l'ipnosi e imbocca la via delle associazioni libere: egli vuole far emergere contenuti inconsci in piena coscienza; così scrive(1): " ...subito dopo, con la rinuncia all'ipnosi, ci si impose il compito di scoprire, attraverso le associazioni libere dell'analizzato, ciò che egli non riusciva a ricordare". I. H. Schultz trova il modo di collegare ciò alla componente biologica della realtà uomo.(1) Freud S.: Per la storia del movimento psicoanalitico. Freud Opere,- Ed. Boringhieri Torino 1980; vol. 7° - pag. 389. .
3.5 Allenamento
Schultz è fra i primi a introdurre nella storia della psicoterapia tale concetto che attualmente, con le nuove acquisizioni neurobiologiche, diventa di grande attualità.
Dice Kandel E.R., uno dei maggiori neurobiologi del mondo (Kandel 1988 pag. 866/883)(1) ".. Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell' efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera... I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento... invece di distinguere le diverse forme mentali secondo criteri biologici o non biologici è più esatto porci i seguenti problemi per ogni tipo di malattia mentale: in che misura l'alterazione biologica è determinata da fattori genetici ed evolutivi e in che misura invece è determinata da fattori ambientali e sociali?Anche nelle alterazioni mentali che hanno una radice sociale più profonda il risultato finale è di tipo biologico, in quanto è l'attività mentale stessa che viene modificata. Perciò se gli interventi di tipo sociale, come la psicoterapia o i consultori, sono utili, lo sono in quanto agiscono, anzi devono agire sul cervello e con ogni probabilità sulle connessioni fra le cellule nervose".
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni biologici" non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute moltissime volte: è quanto è emerso con la prassi ed è pure confermato da ricerche statistiche sull'incidenza dell'allenamento; (vedi bibliografia Prior 1990)
Questo attualizza l'originale impostazione di Schultz: fare dell'allenamento l'asse portante non solo del T.A. di Base, ma anche del T.A. Avanzato; in entrambi infatti il paziente si allena, a domicilio, nei vari esercizi. (vedi anche l’articolo: Gli archetipi del rito e la formazione di strutture psichiche nella bionomia e nel modello metapsicologico G./O. in: Il rito in psicologia, in patologia, in terapia, a cura di C. Widmann, Roma MaGi 2007.
Dice Kandel E.R., uno dei maggiori neurobiologi del mondo (Kandel 1988 pag. 866/883)(1) ".. Il secondo stadio, quello della efficacia funzionale e della fine modulazione delle sinapsi appena sviluppate, ha luogo durante periodi critici precoci dello sviluppo e richiede un tipo appropriato di stimolazione ambientale. Il terzo stadio, rappresentato dalla regolazione dell' efficacia sinaptica a breve e a lungo termine, avviene negli stadi successivi della vita ed è determinato dall'esperienza giornaliera... I fattori ambientali e l'apprendimento permettono l'espressione di queste capacità latenti modificando l'efficacia di vie preesistenti e determinando quindi la comparsa di nuovi tipi di comportamento... invece di distinguere le diverse forme mentali secondo criteri biologici o non biologici è più esatto porci i seguenti problemi per ogni tipo di malattia mentale: in che misura l'alterazione biologica è determinata da fattori genetici ed evolutivi e in che misura invece è determinata da fattori ambientali e sociali?Anche nelle alterazioni mentali che hanno una radice sociale più profonda il risultato finale è di tipo biologico, in quanto è l'attività mentale stessa che viene modificata. Perciò se gli interventi di tipo sociale, come la psicoterapia o i consultori, sono utili, lo sono in quanto agiscono, anzi devono agire sul cervello e con ogni probabilità sulle connessioni fra le cellule nervose".
Quando migliaia di esperienze, di un certo segno, hanno tracciato nel cervello "segni biologici" non possiamo pretendere che tali "segni" si modifichino miracolosamente con una sola, o poche, esperienze di segno contrario. Possiamo ragionevolmente presupporre che occorreranno stimolazioni ad hoc ripetute moltissime volte: è quanto è emerso con la prassi ed è pure confermato da ricerche statistiche sull'incidenza dell'allenamento; (vedi bibliografia Prior 1990)
Questo attualizza l'originale impostazione di Schultz: fare dell'allenamento l'asse portante non solo del T.A. di Base, ma anche del T.A. Avanzato; in entrambi infatti il paziente si allena, a domicilio, nei vari esercizi. (vedi anche l’articolo: Gli archetipi del rito e la formazione di strutture psichiche nella bionomia e nel modello metapsicologico G./O. in: Il rito in psicologia, in patologia, in terapia, a cura di C. Widmann, Roma MaGi 2007.
3.6 Bionomia
Il concetto di BIONOMIA (ovvero: "le leggi della vita") è il fondamento e l’asse portante del modello terapeutico di I. H. Schultz; in esso e per esso si struttura sia il concetto sia la prassi dell’AUTOGONON. Tale concetto, anche se maggiormente focalizzato e trattato nel suo libro "La Psicoterapia Bionomica" 1991, è tuttavia sotteso in tutta la sua opera. Ciò accade sia quando enuncia principi teorici generali riguardanti la vita, la personalità e la patologia dell'uomo, sia quando struttura metodiche per aiutare quest’ultimo a passare da una posizione antibionomica a quella bionomica.
L’universo è retto da precise leggi; così la vita nell’universo e la vita dell’uomo che ne è un’espressione: "Tutto ciò che vive ha un’architettura conforme al piano, una forma insistente nel cambio, …è sempre dinamico, ha una capacità di regolazione, adattamento e autoformazione, sta in una duratura coerenza ambientale e propriocettiva. L’ordine della materia vivente è determinato dalle origini…e libero per illimitate possibilità di variazione". (vediBibliografia: Wallnöfer 1999)
I. H. Schultz denuncia il fatto che abbiamo una conoscenza molto parziale di tali leggi; la conoscenza va progressivamente conquistata e il poter attingere ai contenuti e processi profondi dell’apparato psichico (attraverso ciò che emerge spontaneo da esso: "AUTOGONON" ne è un mezzo.
Psiche e soma sono aspetti di un’unità che si chiama uomo ed entrambi ubbidiscono alle stessi leggi della vita. Quando il singolo essere umano, assecondato da fattori favorevoli esterni, sviluppa la propria individualità secondo le leggi della vita, allora è "bionomico"; quando invece si produce una distorsione è "abionomico". Allora è importante riprendere contatto con la parte più profonda di sé; imparare attraverso un preciso e costante ALLENAMENTO l’ascolto di sé, l’accettazione profonda, il saper cogliere ciò che si genera autonomamente da sé quando abbiamo imparato a "lasciare che accada" (AUTOGONON).
Si ristabilisce così il contatto con le leggi della vita e il loro potere di autoregolazione secondo l’ordine della materia vivente; si riprende il potere delle illimitate possibilità di variazione entro limiti geneticamente determinati.
E. Fromm nel libro: "Anatomia della distruttività umana"(1) afferma che l’istinto di vita fa tendere alla vita (per Schultz è "bionomico") e che la distruttività, il sadismo, l’invidia ecc. non sono che distorsioni di tale istinto (per Schultz ciò corrisponde al concetto di "abionomia"). Nulla di più che la prassi del T. A., sia nel suo livello basale che in quello Avanzato ha dato la conferma sperimentale di tale teoria.
L’universo è retto da precise leggi; così la vita nell’universo e la vita dell’uomo che ne è un’espressione: "Tutto ciò che vive ha un’architettura conforme al piano, una forma insistente nel cambio, …è sempre dinamico, ha una capacità di regolazione, adattamento e autoformazione, sta in una duratura coerenza ambientale e propriocettiva. L’ordine della materia vivente è determinato dalle origini…e libero per illimitate possibilità di variazione". (vediBibliografia: Wallnöfer 1999)
I. H. Schultz denuncia il fatto che abbiamo una conoscenza molto parziale di tali leggi; la conoscenza va progressivamente conquistata e il poter attingere ai contenuti e processi profondi dell’apparato psichico (attraverso ciò che emerge spontaneo da esso: "AUTOGONON" ne è un mezzo.
Psiche e soma sono aspetti di un’unità che si chiama uomo ed entrambi ubbidiscono alle stessi leggi della vita. Quando il singolo essere umano, assecondato da fattori favorevoli esterni, sviluppa la propria individualità secondo le leggi della vita, allora è "bionomico"; quando invece si produce una distorsione è "abionomico". Allora è importante riprendere contatto con la parte più profonda di sé; imparare attraverso un preciso e costante ALLENAMENTO l’ascolto di sé, l’accettazione profonda, il saper cogliere ciò che si genera autonomamente da sé quando abbiamo imparato a "lasciare che accada" (AUTOGONON).
Si ristabilisce così il contatto con le leggi della vita e il loro potere di autoregolazione secondo l’ordine della materia vivente; si riprende il potere delle illimitate possibilità di variazione entro limiti geneticamente determinati.
E. Fromm nel libro: "Anatomia della distruttività umana"(1) afferma che l’istinto di vita fa tendere alla vita (per Schultz è "bionomico") e che la distruttività, il sadismo, l’invidia ecc. non sono che distorsioni di tale istinto (per Schultz ciò corrisponde al concetto di "abionomia"). Nulla di più che la prassi del T. A., sia nel suo livello basale che in quello Avanzato ha dato la conferma sperimentale di tale teoria.
Il dissolversi di vissuti distruttivi
Sequenze di vissuti in Stato Autogeno, dell’archivio Gastaldo/Ottobre, di molte migliaia di vissuti autogeni, registrati, trascritti e studiati, documentano il progressivo dissolversi di contenuti distruttivi e in genere abionomici, per far posto a vissuti sempre più bionomici; ciò senza che alcuna pressione, in questa direzione, sia fatta né dall’esterno - terapeuta - né dai soggetti stessi. Nel vero T.A. infatti, come dice I. H. Schultz stesso (Schultz 1968; pag. 345): "... principalmente basta distanziare il Training Autogeno da tutti gli sforzi di autopersuasione". (vedi a questo proposito la descrizione dei "meccanismi di guarigione" specialmente nei vissuti riportati nei lavori di Gastaldo/Ottobre 1997, 1994, 1996).. La trasformazione man mano si attualizza nella vita reale.
Contatti:
AIRDA, Studio Gastaldo Ottobre, Centro di Ricerca - Via Chiesa di Ponzano 8 - 31050 Ponzano V.to - TREVISO -,
Tel/fax. 0422 969034, tel. 0422 440862, Cell. 3478214314, E- Mail: [email protected]
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